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La gara è partita!!!

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Avventure nel mondo

A cura di: Maurizio Doro

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Marocco in MTB, ovvero la passione per l’avventura!

Dopo 80 ore dalla partenza dall’Hotel Du Lac - vicino al lago Barage Bin el Quidane, nella regione di Azilal - eccoci ad Agdz, dove si è concluso il 2° Naturaid Marocco, la più incredibile, la più difficile, la più dura, ma anche la più affascinante e misteriosa gara di MTB al mondo.

Al suo secondo anno di vita, ha offerto ai partecipanti i luoghi più pittoreschi del Marocco su un percorso lungo 604 km. Una gara unica nel suo genere che ha visto la partecipazione di 15 appassionati della mountain bike. Temerari amanti dell’avventura si sono conosciuti e confrontati. Queste persone fuori del comune hanno pedalato, con determinazione e impegno sulle difficili piste dell’Alto Atlante, superando il passo Tizi n-Quano (2900 m), scendendo nelle pittoresche Gole Du Dades, poi l’antico massiccio vulcanico del Sarhro, abitato da nomadi Berberi e superando il passo Tizi n-Tazazert di oltre 2200 m di altitudine. Poi ancora una spettacolare discesa tra aride montagne nere e gole dai colori forti, arrivando nella zona desertica al limite del villaggio di Zagorà per risalire, infine, la famosa Draa Vally, una valle che segue l’omonimo fiume immerso in un magnifico verde fatto di palme cariche di datteri e di pittoreschi villaggi abitati da contadini.

I 15 atleti - tra i quali anche il famoso biker tedesco Henri Lesewitz e l’esperto estremo ungherese László Kovács - hanno affrontato in completa autosufficienza e no stop i 604 km e quasi 8000 m di dislivello per mettersi alla prova e conoscere le proprie capacità, sia fisiche che psicologiche. Doti che sono assolutamente necessarie per portare a termine una gara così estrema, dove l’imprevisto e le difficoltà più impensabili sono un elemento sempre presente e costante.

Giunta a Marrakech, la carovana degli atleti si è subito trasferita a bordo delle Land Rover messe a disposizione dall’organizzazione; 5 erano i mezzi coordinati dall’esperto e infaticabile Mohamed che coprivano a turno giorno e notte gli 8 CP distribuiti lungo il percorso dove gli atleti potevano rifornirsi di 3 litri di acqua e riposare. La partenza era nella provincia di Azilal - a circa 200 km da Marrakech, verso le montagne dell’Alto Atlante - e alle 06:50 di martedì 15 novembre è stato dato il via. Il cielo era coperto e minacciava pioggia come da previsioni inaspettate, ma il grande entusiasmo dimostrato dal gruppo ha permesso di pedalare e arrivare al primo CP dopo 58 km. La jeep che precedeva il gruppo ha continuato verso la pista sterrata che portava sulle prime difficili montagne verso i 2000 m di altitudine.

Purtroppo il giorno prima aveva nevicato e dopo una decina di km sulla pista un fango fatto di neve e argilla rendeva difficile e pericolosissima la progressione della Land Rover che si è anche impantanata uscendo quasi di strada e mettendo in difficoltà gli organizzatori e il fotografo che seguivano la gara. L’organizzazione ha deciso immediatamente di bloccare la gara e seguire una variante che era stata studiata come via alternativa nel caso ci fosse stato qualche problema in grado di mettere in serio pericolo i concorrenti. La strada seguiva un anello che si allargava, ricongiungendosi al percorso di gara, ma di ben 47 km più lungo. La strada era stretta, con un buon asfalto, veloce, ma che ha ugualmente stremato gli atleti a causa della forte pioggia; perseguitati tutto il giorno dal clima avverso, sono arrivati in piena notte - veramente infreddoliti - al CP3 del villaggio di Agoudal, dopo 173 km a 2360 m di quota. Qui, nel piccolo alberghetto spartano, qualcuno si è fermato per dormire qualche ora e rifocillarsi con una zuppa calda di legumi. Un gruppetto di temerari, invece, sfidava la notte e il freddo pungente, che ha fatto scendere la temperatura fino a -8°.

La parte più impegnativa veniva quindi superata senza non poche difficoltà; il giorno dopo il tempo migliorava notevolmente e un sole splendente riscaldava il cuore, l’entusiasmo e bruciava la pelle. La zona desertica era un altro splendido scenario che questo magnifico paese regalava ai concorrenti: pietraie, gole, colline aride e grandi alberi di acacia solitari che di tanto in tanto offrivano ombra a pastori e greggi facevano compagnia agli atleti che passavano sulle polverose piste con le MTB cariche del materiale necessario all’autosufficienza per le 80 ore di tempo massimo consentito per portare a termine il 2° Naturaid Marocco 2005. Sacco a pelo e cibo costituivano la parte più ingombrante e pesante dell’equipaggiamento che comprendeva anche lampade e pile di riserva, bussola, coltello, accendino e succhia veleno. Eh sì, dal freddo più penetrante al caldo più torrido, questo un altro elemento che distingue questa straordinaria gara.

Anche Il fotografo e il biker tedesco ne sono rimasti entusiasti e hanno dichiarato di non aver mai visto una gara di questo tipo, così difficile e complessa, una vera avventura. E loro di gare se ne intendono visto che scrivono e fotografano eventi di MTB per BIKE MAGAZINE, la più qualificata rivista del settore in Europa. Lo spettacolo che offre questa gara non si limita ai paesaggi che si attraversano e si vedono di giorno; pure la notte ha il suo fascino. Il Naturaid si è svolto nella settimana di luna piena, gli organizzatori hanno voluto far vivere un’avventura romantica anche di notte. Pedalare in una zona desertica senza rumori, da soli o con l’amico di avventura conosciuto lungo il percorso affascina, ma farlo anche di notte accompagnati dai giochi di ombre e dai riflessi che fa la luna sulle colline, tra le rocce o su i sassi è una sensazione molto speciale. Qualche atleta ha raccontato di essersi fermato e in meditazione fissava quelle ombre che sembravano scivolare e danzare dolcemente.

Agli ultimi 100 km gli atleti si presentavano veramente esausti con gli occhi gonfi, ma un gran desiderio di arrivare.
Un’ultima sosta sdraiati su grandi tappeti di una immensa stanza nascosta tra le mura di un polveroso villaggio dava la possibilità di recuperare ancora energie e cucinare del cibo liofilizzato con un micro fornellino a gas. Poi via ancora su questa pista segnata con bombolette di spray blu e con l’aiuto di un prezioso road book, fornito dall’organizzazione, che segnalava incroci, dislivelli e punti difficili.

Era un trio ben affiatato che si dirigeva per primo verso il vecchio e discreto villaggio di Agdz, antico crocevia per carovane di mercanti che ancor oggi si possono incontrare nel suo caotico mercato. 53 ore e 09 minuti, più di 2 giorni per arrivare sotto l’arco della città. Vittorio Serra è il primo a tagliare il traguardo, seguito a ruota da Massimo Bina e Raffaele Verzella. Da ricordare sicuramente la bravissima Elena Marchi, l’unica donna presente, che ha concluso la sua avventura in 78 ore e 40 min. Alcuni gruppi che si sono formati hanno rafforzato un legame di solidarietà sia tra loro che con la natura e condiviso queste vibrazioni che vanno al di la della pura competizione o del risultato a tutti i costi. Questa è stata una avventura e il premio più importante è stato quello di aver partecipato e concluso la gara, con la consapevolezza di aver trascorso una parte della propria vita scoprendo nuove sensazioni e sentimenti sconosciuti. E’ stata un’occasione per scoprire nuovi orizzonti e limiti.

La vera essenza di questa gara estrema è l’amore per la vita e per il mondo: il premio più grosso.
Al prossimo viaggio-avventura!
 

Il Direttore di Gara
Maurizio Doro
info@naturaid.com
info@mauriziodoro.it
www.mauriziodoro.it
www.naturaid.com

 

 


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