Long - Il drago nella cultura cinese
Il drago è sempre stato importante per i cinesi come simbolo e come motivo
decorativo nell’arte e nelle feste popolari. Ma non sono molti coloro che
possono rispondere alla domanda chi è il drago o che conoscono i miti
relativi a questa misteriosa creatura.
La spiegazione degli antichi sul drago era la seguente: «Il drago era il re
di tutte le creature ricoperte da squame, più lungo rispetto a un pesce, e
poteva rendersi visibile o invisibile, sottile o grosso, corto o lungo; saliva
al cielo nell’equinozio di primavera e discendeva verso l’abisso profondo
nell’equinozio d’autunno». Secondo la leggenda riportata nel Libro dei monti e
dei mari « Ying Long, il Drago era il dio della siccità, e lo si pregava per
ottenere la pioggia. Chi You fece una battaglia con Huang Di – l’Imperatore
Giallo – e fu attaccato col diluvio e ucciso da Ying Long, mandato
dall’Imperatore Giallo, nei dintorni di Jizhou (Hubei)». Secondo gli antichi
libri, «Il drago era la cavalcatura dell’Imperatore del cielo, il dio e le genti
delle tribù di Yandi, Yao, Hu del Nord, Yue del Sud e Shan Miao erano adoratori
del drago e si chiamavano gli eredi del drago, loro progenitore e protettore ».
Insomma, dal punto di vista degli antichi, il drago aveva soltanto taluni
attributi divini di potere: poteva trasformarsi, era capace di chiamare il vento
e la pioggia, di controllare le forse naturali, era la divinità animale che li
aiutava in battaglia e il mezzo di trasporto degli abitanti del cielo. Vi sono
stretti rapporti tra il drago e il totem; tutti e due hanno i caratteri di
animali, considerati come antenati e protettori; la differenza è che il totem è
un animale naturale, esistente nella realtà; invece il drago concentra immagini
e attributi di vari animali, in una creatura mitica.

Carattere semplificato - Stile kai (regolare) |

Carattere tradizionale - Stile kai (regolare) |

Carattere semplificato - Stile xing (corsivo) |

Carattere tradizionale - Stile xing (corsivo) |
Sull’origine del drago, le opinioni sono diverse. Alcuni pensano che è un
misto di vari derivati per evoluzione dal culto del coccodrillo, della
lucertola, del cavallo, del maiale, del serpente o anche delle nuvole. Nei libri
cinesi antichi ci sono molte descrizioni delle caratteristiche del drago; gli
piace l’acqua, l’ibernazione, si spoglia delle sue scaglie, è oviparo, ha un
corpo lungo. All’inizio, era concepito simile a un serpente, ma con zampe,
unghia e corni e con un corpo scaglioso; i bambini nati nell’anno del serpente
si chiamano nella tradizione popolare figli del "drago piccolo". Per cui
all’origine del drago sarebbe stato il serpente e dal punto di vista degli
antichi, serpente e drago sarebbero stati la stessa cosa. Ma seguendo la
miticizzazione del totem del serpente, la sua immagine è cambiata gradualmente e
alla fine è divenuto il drago: durante la dinastia dei Song settentrionali (XI
sec.), è stata fissata definitivamente la figura del drago: corna come quelle
del cervo, testa come quella del cammello, occhi come quelli del gambero, collo
come quello del serpente, squame di pesce, artigli come del falco, zampe come di
tigre, orecchi come quelli di bue.
Il totem era un prodotto della società primitiva e il drago era associato a
eroi leggendari. Dire che si è figli del drago significa trasferire dalla
collettività del clan alla individualità gli antenati; è nato così il modo di
dire che Yang Di e Yao Di erano figli di Gan Long (il drago Gan) che la loro
madre aveva sognato , prima della loro nascita: costoro erano i capi dei clan
patriarcali del tempo antico. Poiché Yang Di e Yao Di vissero durante il periodo
di transizione dalla società matriarcale a quella patriarcale, e cioè nel
periodo tardo della cultura Yangshao (cultura neolitica del villaggio Yangshao)
e nel periodo della cultura Longshan (4-5000 anni da ) anche il simbolismo del
drago deve essersi formato nello stesso periodo. Il significato simbolico del
drago cambiò continuamente. Fu considerato simbolo di fortuna come la tigre
bianca, il cardellino rosso e la tartaruga nera; durante il periodo del regno
Liu Bang della dinastia Han Occidentale (III sec. A.C.), prese il significato di
antenato del clan dominante e di simbolo del potere imperiale.
Durante il periodo delle dinastie Yuan, Ming e Qing, si decretò che soltanto
la famiglia imperiale, dove si concentrava il potere, il drago era nei costumi
imperiali, nei recipienti comuni e nell’edilizia; dovunque vi era l’immagine del
drago, a dimostrare pienamente l’idea che il potere dell’imperatore era venuto
dal cielo.Per il popolo, il drago non solo era il rappresentante
dell’imperatore: sin dal tempo antico, la danza del drago, la corsa delle barche
a forma di drago erano attività ricreative popolari durante la festa di
Primavera. Le preghiere per la pioggia con la danza del drago cominciarono
durante la dinastia Han, le corse con le barche a forma di drago ancora prima.
Durante la dinastia Tang, re-draghi dominavano i laghi, i fiumi e i mari, erano
responsabili della pioggia e della sicurezza della navigazione, ed erano i nuovi
membri della famiglia del drago.
Nel sentimento della gente, il re-drago era motivo di paura. Nei miti
classici del Pellegrinaggio verso l’Ovest e de Ne Zha fa la battaglia con il
regno del mare, il Re Drago era il protagonista negativo. D’altra parte, la
gente gli costruiva templi dovunque e offriva sacrifici per ottenere la sua
protezione. In talune storie storia classiche come Liu Yi consegna la lettera,
Zhang Yu cuoce il mare, i protagonisti si sposano con le figlie dei re-drago e
hanno famiglie felici. La distanza tra la gente e il drago era diminuita a causa
della personificazione dei re-drago, benevoli e gentili, con teste di drago e
corpi umani.
Concludendo sulla evoluzione del drago, possiamo dire che la sua forma è
cominciata 4-5000 anni fa, si è sviluppata in sincronia con la nazione cinese e
si è unita alla storia, l’ideologia, le religioni, la mitologia, la letteratura
e l’arte, il folklore, con ricche motivazioni interne e forza suggestiva. Oggi,
scomparsa la superstizione, alla gente piace il drago come portafortuna della
nazione e la bella immagine e lo spirito di lotta del drago sono diventati un
simbolo della nazione cinese e dello stato. Padroni della Pioggia,
manifestazioni delle forze celesti, si credeva che i draghi lasciassero i propri
rifugi terrestri (come l’alligatore!) o le profondità degli oceani, in aprile,
per salire in cielo e da lì far cadere la pioggia tra i lampi e il fragore del
tuono. Così annunciavano il risveglio della natura e delle sue energie. Poi,
all’equinozio d’autunno, ridiscendevano sulla terra, sotto terra e negli abissi
oscuri dei mari. La denominazione "long" era riservata al drago residente nei
cieli, il più potente, quella "li" al drago (allora sprovvisto di corna) che si
nascondeva nell’oceano, e quella "jiao" al drago dalla corazza di scaglie che
aveva la tana nelle paludi o nelle grotte delle montagne. Si credeva che la
pioggia risultasse dal combattimento amoroso tra due draghi di sesso "opposto",
e alcuni cinesi sensibili, un tempo, rifiutavano di uscire sotto la pioggia, per
non essere testimoni indiscreti di questi trastulli fantastici.
Il combattimento amoroso è sopravissuto in forma di gare e di competizioni
tra imbarcazioni-drago, in occasione della festa del 5° giorno del 5° mese
lunare (Festa delle barche-drago, Duanwujie in cinese). In occasione della festa
delle Lanterne, il 15 della prima luna, grandi draghi a bruco, fatti di tela e
di cartone, sotto i quali si nascondono portatori burleschi, serpeggiano nelle
strade, in un grande tumulto di grida, risate, petardi, gong e ottoni. In questo
caso simboleggia le forze sotterranee della germinazione primaverile, e quindi
della fecondità.
Nelle superstizioni popolari il drago ha svolto in ogni tempo un ruolo
preponderante, come non si può fare a meno di constatare. Così, per molto tempo,
nel nord della Cina, i contadini sono stati incuriositi da strane ossa fossili
che capitava loro di dissotterrare spesso e che, con la massima naturalezza,
chiamavano "ossa di drago". Di fatto questi resti fossilizzati di dinosauri del
trias superiore, che hanno da 70 a 225 milioni di anni, richiamano decisamente
quelli degli attuali coccodrilli... Con l’unica differenza che il Phobosuchus
del cretaceo superiore, per esempio, probabilmente raggiungeva i dodici metri di
lunghezza! Si capisce la perplessità dei contadini davanti a ossa di tali
dimensioni, quando le dissotterravano. Le ammucchiavano coscienziosamente per
farne medicine e polveri magiche.
Nelle leggende della mitologia antica, i draghi fungono da veicoli o da
traino per le grandi divinità, per esempio il Padre d’Oriente e la Regina Madre
d’Occidente. Huangdi, l’Imperatore Giallo, sovrano leggendario, avrebbe, per
primo, realizzato un tamburo con la pelle di un drago. Questi tamburi dominavano
il fulmine, e Pangu, il nano cornuto, colui che metteva ordine nel caos, che è
rappresentato sulle mura di Dunhuang mentre è intento a fare il giocoliere in un
cerchio di tamburi. Dunque simboleggia anche il tuono!
Durante il periodo della "società primitiva", il drago fu il simbolo delle
forze soprannaturali. Con il passare dei secoli, il drago nel Medio Evo assume
una forma sempre più fantastica, e l’imperatore si impadronisce della sua
immagine, facendone un suo antenato. Nella società feudale, divenne simbolo
dell’autorità assoluta dell’imperatore. Lo si vedrà raffigurato su lingotti
d’argento che servivano da moneta, e sul trono imperiale, chiamato precisamente
"Trono del Drago". Dall’XI secolo, come si può osservare su alcuni affreschi di
Dunhuang, viene inserito nei grandi dischi e quadri posti sul petto delle vesti,
ricamato sugli abiti e sulle cappe di importantissimi personaggi, e sui flabelli
e parasoli portati dai loro fedeli servitori. Il drago a tre artigli era già
visibile sulle vesti Tang (618-907), e diventa un elemento costante durante la
dinastia Yuan (1279-1367). Alcune leggi suntuarie, severe, promulgate nel XIV
secolo, autorizzavano i nobili e gli alti funzionari a portare una veste
decorata di draghi ricamati, riservando ai sovrani e a certi principi i draghi
con cinque artigli. A partire dai Ming (1368-1644) e durante la dinastia Qing
(1644-1911) soprattutto, queste vesti semi ufficiali, di gala, dette esattamente
"vesti-drago", divennero sempre più frequenti.
Abbiamo accennato al tema dei Nove Draghi a proposito dei disegni a
inchiostro di Chen Rong. Lo si ritrova su una serie di grandi muri schermo, in
ceramica policroma smaltata, conservati a Pechino (nella città proibita e nel
Parco Beihai) e a Datong. Su una lunga fascia che si distende in larghezza, nove
draghi fantastici, disposti a fregio e di colori diversi, si contorcono in mezzo
a onde e nubi. Una credenza popolare in effetti distingueva nove specie diverse
di draghi (con nomi precisi). Pulao viene sempre raffigurato sulle campane e sui
gong; Qiuniu, ama la musica di tutti i generi; Bixi e Baxia sono raffigurati, il
primo in cima alle steli - poiché era appassionato di letteratura - e alle
mensole, il secondo alla base delle stesse, capace di sopportare grandi pesi. In
quest’ultimo caso accade che alla testa della tartaruga che porta sul dorso la
pesante stele, vengono conferiti i lineamenti di un drago; Chaofeng appare alle
estremità scolpite delle travi dei tempi per la sua inclinazione al pericolo;
Chiwen orna le balaustre dei ponti per la sua passione per l’acqua; Suanmi
scolpito sull trono di Buddha per la sua propensione al riposo; Yazi è
raffigurato sull’elsa delle spade; e infine Bi’an si allunga sull’architrave e
sulle porte delle prigioni.
In breve, questo essere mitico e fantastico, tuttavia familiare, e che a suo
piacimento poteva ridursi alle dimensioni di un lombrico o, viceversa, assumere
dimensioni gigantesche, in Cina ha finito per acquistare una autenticità
sorprendente, fino al punto di convincere ognuno della sua "reale" esistenza.
All’inizio del secolo, serissimi insegnanti dell’Università di Shanghai
giuravano di averne visti con i propri occhi! Ma lungi dall’essere una creatura
inquietante e apocalittica, il drago in Cina ha sempre suscitato la simpatia di
tutti e, al tempo della dinastia Mancese, ognuno fremeva per poter essere
ammesso nell’ordine del Doppio Drago, e portare sul petto una medaglia su cui
erano raffigurate due di queste creature benefiche affrontate. I drago, essendo
di buon augurio, poteva portare soltanto felicità, ricchezza e prosperità. Si
capisce perciò l’enorme e duraturo successo di questo tema che si mantiene vivo
da più di trenta secoli, un tema che agli occhi degli occidentali potrà
risultare leggermente inquietante, ma che al contrario è benefico e gradevole
per gli abitanti dell’Impero celeste. Molti cinesi continuano a battezzare i
propri figli con il nome "Long", drago, e ai candidati chc hanno superato
brillantemente esami e concorsi, nonché agli accademici viene a loro volta
conferito l’ambito titolo di "drago".
Per approfondire
- Watson L.: Gli ultimi draghi. Viaggi ai confini della scienza, Ed.
Mediterranee, Roma, 1992.
- Weis M., Hickman T.: I draghi dell’estate di fuoco, Ed. Armenia, Milano, 1997.
- Wickramasinghe C.: I Draghi dell’Universo, Ed. Geo, Milano, 2002.
- Wolf T., Holeinone P.: Draghi, Ed. Dami, Milano, 2002.
Indirizzo per chiarimenti
C.S. SIA
E-mail: s.i.a.@tin.it
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