L’agopuntura nella menopausa
A cura di: Carlo Di Stanislao & Tiziana D’Onofrio
Menopausa contiene il suffisso greco pauein, che
significa terminare, proprio ad indicare la fine della funzione riproduttiva e,
in alcuni casi, purtroppo, anche la fine del buonumore.
Con lultima mestruazione
(che, per definizione, segna il principio della menopausa) la donna, infatti,
avverte numerosi cambiamenti fisici e psicologici che possono minacciare la sua
stabilità emotiva aumentando il rischio di depressione. Tra le alterazioni
fisiche, quella di maggior incidenza sullumore è sicuramente il calo del
livello di estrogeni (gli ormoni femminili necessari per la maturazione
delluovo), dando luogo al “climaterio”, cioè la modificazione del “clima”
ormonale e, quindi, ad una serie di sintomi fisici e psichici variabili da donna
a donna secondo letà, le modalità di insorgenza, la vita sociale, ecc. In
particolare, è stato dimostrato che il deficit estrogenico è in grado di ridurre
i livelli di triptofano: il precursore della serotonina, neuro-trasmettitore che
interferisce positivamente sul tono dellumore. Inoltre, il calo di estrogeni
provoca la riduzione di altri neurotrasmettitori ad azione centrale, come i
peptidi oppioidi, anchessi responsabili di un calo di umore.

Tutto questo può
dare origine alla sintomatologia psichica della donna in post-menopausa,
provocando ansia, facile irritabilità, timore di affrontare il futuro, senso di
stanchezza, insonnia e, infine, depressione. Oltre alle cause ormonali, però,
esistono anche dei fattori sociali che, con lavanzare delletà, possono indurre
al “malumore”: i figli diventano grandi e indipendenti, escono di casa, si
sposano, nascono i primi nipotini, i genitori ormai vecchi muoiono, ecc.
Linterazione di entrambi i mutamenti (fisici e psicologici) rendono, quindi, la
menopausa e il post-menopausa un periodo della vita difficile da affrontare.(1)
E necessario precisare cosa si debba interdere per climaterio e per sindrome climaterica.
Il climaterio femminile rappresenta il lento e graduale esaurirsi dellattività
riproduttiva.
Si distinguono un climaterio pre- e postmenopausale. La causa
viene identificata nell’esaurirsi del patrimonio follicolare ovarico. Il
climaterio pre - menopausale è caratterizzato frequentemente da disordini
funzionali ovarici (cicli anovulatori, fasi luteali brevi, insufficienza del
corpo luteo), con iperestrogenismo assoluto o relativo e conseguente patologia
endometriale, prevalentemente iperplastica. L’obesità ed una corticale ovarica
spessa determinano, nella post - menopausa, un iperestrogenismo per l’accentuato
metabolismo adipocitico degli androgeni ovarici.
Il termine climaterio deriva
dalla parola greca klimakter (gradino; klimax scala) e sta ad indicare il lento
e graduale esaurirsi dellattività riproduttiva della donna. Purtroppo, questo
termine viene usato raramente ed è erroneamente sostituito da quello di
menopausa (dal greco menopausis: cessazione del flusso mestruale), con cui,
invece, si indica lultima mestruazione.
Ciò genera una gran confusione alla
quale concorrono anche Società Scientifiche nazionali ed internazionali che
usano, impropriamente, il termine "menopausa" invece che quello di "climaterio".
Proprio al I Congresso Internazionale sulla Menopausa, il climaterio è stato
definito come "quella fase della vita che segna il passaggio tra letà
riproduttiva e quella non riproduttiva".
Come conseguenza di questa impropria
denominazione, si è coniato il termine di andropausa, come sinonimo maschile di
menopausa, senza considerare il significato etimologico della parola andropausa
(dal greco andros-pausis: cessazione delluomo). Il termine climaterio invece
può essere utilizzato per ambedue i sessi, nel sopradetto significato di
involuzione graduale delle attività riproduttive.
Daltra parte, la Società
Internazionale della Menopausa ha, come compito istituzionale, lo studio del
climaterio maschile e femminile. Ancora più incredibile è la terminologia usata
dagli Autori anglosassoni: Varin e Bachelot, dividono in 3 le tappe della
menopausa :(2)
a) premenopausa: dalla pubertà (sic!) alla perimenopausa;
b) perimenopausa: dallinizio delle irregolarità mestruali ad un anno dopo la
menopausa;
c) postmenopausa: dalla amenorrea definitiva in poi, senza limite.
Purtroppo ancora vi è molta confusione. Non si vuol dar retta a Giustiniano:
"Nomina sunt conseguentia rerum". Critodemo, astrologo del periodo ellenistico (II
sec. a.C.), nellopera "Orasis" (Visione), espone una teoria, secondo la quale,
nella vita umana, si alternano fasi, dette climateriche, che si realizzano ad
intervalli di 7 anni e che sono caratterizzate da brusche variazioni biologiche.
Possiamo distinguere un climaterio premenopausale ed uno postmenopausale.
Il climaterio premenopausale ha inizio intorno ai 40 anni ed è caratterizzato
frequentemente da periodi di amenorrea, alternati a menometrorragie, dovuti a
cicli anovulari, a fasi luteali brevi, ad insufficienza del corpo luteo. Può
durare da 1 a 10 anni e finisce al momento dellultimo flusso mestruale che, nei
Paesi sviluppati, si colloca intorno al cinquantesimo anno di età. Il dosaggio
delle gonadotropine, che aumentano dopo la menopausa, ci consente di porre
facilmente diagnosi differenziale con le amenorree transitorie del climaterio
premenopausale.
Ovviamente, il momento della menopausa si può determinare solo con metodo
retroattivo. Molto più difficile è stabilirne un limite temporale finale, che,
da alcuni, è stato fissato alletà di 65 anni. A parte deve essere considerata
la menopausa che si instaura prima dei 40 anni (0,9%), che viene definita
precoce e di cui spesso letiologia sfugge.
Di recente, in molti di questi
soggetti, è stato dimostrato un Mosaicismo X0, con ovaie piccole. In ovaie di
forma e dimensioni normali, alla biopsia si osserva una spiccata povertà
follicolare. Ciò può essere dovuto o ad un congenito scarso patrimonio
follicolare o ad una distruzione ad etiologia virale (parotite). A volte,
possono essere chiamate in causa resezioni ovariche che, eseguite come
trattamento di lesioni ovariche benigne, depauperano sensibilmente il patrimonio
ovulare. Rari sono i casi di menopausa precoce dipendente da ovaio resistente su
base autoimmune.
Il
climaterio premenopausale presenta almeno due quadri clinici ben definiti. Il
primo nel quale lazione gonadotropinica cronicamente elevata causa la
maturazione di numerosi follicoli senza che avvenga la deiscenza, con
conseguente formazione di cisti follicolari e produzione di una quantità elevata
di estrogeni, non controbilanciata da unadeguata produzione progestinica (cicli
anovulatori), e quindi comparsa di menometrorragie sottese da patologie
endometriali (iperplasia ghiandolare semplice, polipoide e adenomatosa, sino
alladenocarcinoma). In questo periodo inoltre liperestrogenismo, assoluto o
relativo, favorisce laccrescimento dei fibromiomi uterini. Anche la mammella
risponde a questo iperestrogenismo con patologie che variano dalla mastopatia
fibroso-cistica al carcinoma. Nel secondo quadro clinico riscontriamo, invece,
un rapido passaggio alla menopausa, senza alcuna particolare sintomatologia
emorragica.
Vi è poi il climaterio postmenopausale chirurgico, chimico,
attinico. Si è discusso a lungo su quali possano essere le cause prime che
determinano il climaterio e quindi la menopausa e, a tale proposito, sono state
formulate varie ipotesi. Per alcuni il primum movens della sindrome climaterica
è da identificare con lipotalamo, analogamente a quanto accade per la pubertà.
La maturazione ipotalamica, infatti, determina la pubertà così come non ben
definite alterazioni ipotalamiche dovrebbero essere responsabili del climaterio
e della menopausa. Una delle cause sarebbe da ricercare in una diminuita
sensibilità dellasse ipotalamo-ipofisario allazione dellinibina, con
conseguente liberazione incontrollata della secrezione gonadotropinica.
La
maggior parte degli studiosi, suffragati dai dati morfologici, convengono che è
lesaurirsi progressivo del patrimonio ovulare la vera causa dellistituirsi
della sindrome climaterica. La donna, al contrario delluomo, ha un patrimonio
ovulare che si concretizza alla nascita, con una notevole variabilità fra i vari
soggetti. Una spiccata riduzione dei follicoli è sufficiente perché si
determinino alterazioni autocrine e paracrine con diminuzione di un fattore
ovarico inibino-simile, ipersecrezione di FSH e LH e conseguente insensibilità
dei residui follicoli primordiali alla stimolazione gonadotropinica. Già abbiamo detto come sia difficile definire nel tempo il
climaterio postmenopausale. Alcuni ne limitano la durata ad un anno dallultima
mestruazione, altri a 6 mesi ed altri ancora, ne prolungano la durata sino
alletà di 65 anni. Si tratta comunque di delimitazioni arbitrarie. Il quadro
clinico della postmenopausa, riguardo lapparato genitale, è rappresentato da
unatrofia che colpisce specialmente vulva e vagina. In particolare, è
lepitelio vaginale a risentire maggiormente di questa situazione. Esso è
costituito da poche assise cellulari che, sfaldandosi, lasciano a nudo il derma
sottostante; ne consegue una frequente flogosi: la cosiddetta vaginite
distrofica. In alcuni casi, peraltro, tali lesioni regressive sono meno spiccate
o, addirittura, assenti. Lutero riacquista i rapporti che aveva prima della
pubertà, con prevalenza del collo sul corpo. Per quanto riguarda lendometrio,
si osservano più frequentemente quadri di atrofia semplice o cistica, ma possono
presentarsi quadri di iperplasia ghiandolare di gravità variabile sino alladenocarcinoma.
La grande prevalenza delladenocarcinoma dellendometrio in postmenopausa, ci ha
indotto, da molti anni, ad indagare sui rapporti ovaro-endometriali di questo
periodo della vita della donna. Le ovaie, dopo la menopausa, non sempre perdono
completamente la loro funzione steroidogenetica, ma, con una certa frequenza, la
corticale continua a produrre androstenedione (A) e deidroepiandrosterone (DHEAS).
Alcuni Autori, nei casi di adenocarcinoma dellendometrio, hanno trovato, nel
sangue prelevato dalle vene emulgenti ovariche, concentrazioni di A e DHEAS fino
a 3,5 volte superiori a quelle del sangue periferico degli stessi soggetti.
Questi dati sono in contrasto con laffermazione che gli androgeni
postmenopausali siano di origine esclusivamente surrenalica.
Daltra parte non
si riscontrano adenocarcinomi dellendometrio tipici in soggetti castrati, né,
di tali casi, abbiamo trovato riferimenti in letteratura. (3)
Un altro fattore che
interferisce in modo evidente con la condizione del climaterio postmenopausale è
lobesità. (4)
Numerose ricerche anche molto ben strutturate dimostrano che varie
Medicine Naturali, e soprattutto fitoterapia, agopuntura e omeopatia, possono
essere utili nella sindrome climaterica. (5) L’agopuntura è molto attiva su vampate
di calore, depressione e insonnia. (6) La tipica manifestazione della menopausa è
la vampata di calore, che consiste in una sensazione improvvisa e imprevedibile
d’intenso calore al viso, al collo e al petto; di solito dura pochi minuti, ma
può ripetersi più volte nel corso della stessa giornata. Spesso le vampate sono
accompagnate da episodi di sudorazione e talvolta di palpitazione e mal di
testa. Vampate e sudorazioni, soprattutto notturne, portano spesso allinsonnia.
La menopausa provoca modificazioni a carico delluretra (condotto che porta
lurina dalla vescica allesterno) e della vescica, che possono causare un
aumento dello stimolo e della frequenza a urinare, perdite involontarie di urina
(incontinenza), infezioni vescicali (cistiti). Anche la vagina subisce
modificazioni della sua struttura: si assottiglia e si disidrata provocando
prurito e maggiore frequenza di infezioni vaginali (vaginiti). Inoltre è più
facile che compaia dolore durante i rapporti sessuali: sia per la perdita di
elasticità delle pareti vaginali, sia per la mancata lubrificazione della vagina
stessa. Anche in questi casi l’aopuntura si rivela molto significativa ed
efficace .
Bibliografia
1.Flammigni C.: Il grande tabù delle donne. Come affrontare senza timori la
menopausa, Ed. Mondatori, Milano, 2005.
2.Bottiglioni F.., De Aloysio D.: Il climaterio femminile: esperienze italiane
di un decennio. Atti del III Congresso della Società Italiana per la Menopausa.
Bologna, 16-19 novembre 1988, p. 105-113.
3.AAVV: Perimenopausa e terza età: quali terapie? Atti del Congresso nazionale
Sigite (Firenze, 28 novembre-1 dicembre 2004, ed. CIC Internazionali, Roma,
2004.
4.Varin C., Bachelot Y.: Encyclopedie Medico-Chirurgicale. 10035 A10-12, Paris
1990.
5.Panozzo M.: Menopausa. La medicina naturale nelletà del cambiamento, Ed.
Demetra, Milano, 2004.
6.Di Stanislao C.: Libro Bianco sull’agopuntura e le altre terapie della
tradizione estremo-orientale.
7.Di Stanislao C., Mascaretti P., Palermo P.: L’agopuntura in ostetricia e
ginecologia, in Argomenti di Medicina. Il dialogo e l’integrazione fra culture e
modelli, ed. Fondazione Silone, L’Aquila-Roma, 2005.
|