E’ un luogo tutto da scoprire, una nuova terra da esplorare. Dopo averla
perlustrata e conosciuta non si può più essere quelli di prima.
E’ come un sogno che si cala nel momento presente, esprimendo ciò che avviene
nella nostra mente, colmandone i vuoti e armonizzando la tendenza della psiche
alla discontinuità dei pensieri, ossia l’attitudine al “chiacchiericcio”
mentale, causati dai vissuti personali.
Leggere o ascoltare una fiaba offre la possibilità di appianare proprio questa
frammentarietà e discontinuità . Come togliersi delle schegge di ghiaccio dal
cuore per poter vivere il flusso vitale della vita, nella scia dell’amore
incondizionato che definisce ogni esistenza.
Visitare le fiabe vuol dire perciò intrattenersi con la profondità del nostro
essere e della nostra esistenza, senza temere di esserne risucchiati o di
perire… in quanto qualsiasi azione non viene compiuta da noi in prima persona,
ma dai personaggi della storia.
La Fiaba-Terapia
La fantasia e’ un mare infinito che spazia in lungo e in
largo. Ci fa assaporare l’interminabile e l’inesauribile, ma rischia, d’altro
canto, di buttarci letteralmente in una visione illusoria della realtà col
rischio di alimentare di troppe aspettative i nostri obiettivi e desideri.
Uno dei più grandi patrimoni interiori degli esseri umani e’ l’immaginario.
L’immaginario unito ad un lavoro di ascolto/consapevolezza, ma
soprattutto di scrittura creativa (un tipo di scrittura che non segue per forza
il senso dei pensieri razionali, ma si sviluppa come un flusso spontaneo e
libero di parole e frasi, anche apparentemente senza senso), che la persona fa
in una seduta di Fiaba Terapia, crea una solida base per il cambiamento
profondo, in quanto ne costituisce il "campo da arare".
Essendo questo campo circoscritto da confini definiti (ogni campo ha un
perimetro), la stessa infinitezza della fantasia ne viene contenuta, strutturata
e perciò valorizzata. Come un campo fertile pieno di piante, fiori e frutta.
Con la scrittura libera della fiaba, emerge ciò che in quel momento e’ urgente
per noi ed e’ pronto per essere osservato, accolto ed elaborato.
Il fantasticare perciò e’ fonte di informazioni e significati
racchiusi, che una volta elaborati nella seduta di Fiaba-Terapia diventano
decifrabili per la comprensione della ragione umana.
Perciò dal momento in cui iniziamo a scrivere una fiaba, la fantasia non
costituisce piu’ un mondo nel quale rifugiarsi per sopportare meglio la realtà,
bensì un mondo da usare per arricchire la realtà medesima, grazie
all’ispirazione e all’intuizione che mano a mano scaturiscono dal racconto e
dall’analisi dello stesso.
In poche parole, diamo un’attenzione specifica e una finalità al nostro
immaginario, ossia ne incanaliamo e circoscriviamo l’estro e la fantasia
all’interno dell’area d’azione del nostro stesso obiettivo dichiarato in seduta,
cosicché implicitamente, riconosciamo al mondo del fantastico un’importanza che,
grazie alle fiabe, ci ritornerà come sempre nuova ricchezza acquisita.
Con l’ausilio dei racconti fantastici, possiamo discendere sempre più giù nei
luoghi dell’interiorità che la mente cosciente non potrà mai esplorare, se non
con il tramite fornito proprio dall’inconscio, preziosa fonte interiore, che
sulla base di una nostra precisa richiesta e bisogno, ci risponde prontamente,
pur se in forma simbolica. Cioè non direttamente, ma sottoforma di
rappresentazioni, un po’ misteriose, che alludono a molto di più di ciò che
sembra essere… e che pertanto contribuiscono ad ampliare l’area d’azione
terapeutica.
Come dire che "tutto ciò che dai ti ritorna": i semini del fantastico, piantati
in un campo ben definito, circoscritto e "accogliente", come quello dell’ ambito
terapeutico, fanno nascere e crescere nuovo nutrimento "di ritorno" verso la
persona stessa.
Più usi il regno della fantasia, più esso si rivitalizza, permettendo al nostro
inconscio di parlare e perché no, anche di gioire.
Per inconscio non intendo solo una parte totalmente oscura alla coscienza, bensì
un mare ancora (per ora) sconosciuto, di infinite possibilità. Quella parte di
noi che sa tutto in assoluto, che conosce ciò che e’ bene per noi e ciò che
siamo pronti a recepire e ad affrontare tramite la nostra parte cosciente.
Quest’ultima non ha una visione globale; pertanto affrontare i problemi a questo
livello puo’ essere il piu’ delle volte solo un’azione difensiva e perciò
limitata.
Al contrario, affrontare i problemi tirando in causa direttamente l’inconscio,
costituisce un’azione diretta e saggia, in quanto si va dritti verso il nocciolo
della questione.
Ecco perché il lavoro con le fiabe e’ anche un’attività decisamente SPIRITUALE !
Perché ci consente di contemplare e consultare il cosmo di infinite possibilità
interiori. Il nostro universo infinito, la Risorsa Divina che sostiene le nostre
radici vitali, qui sulla Terra. E lo fa attraverso il racconto: un fiume di
parole che definisce cose e azioni fino al "e vissero felici e contenti” e che
sancisce il superamento di tutte le avversità.
Con la scrittura libera e creativa di una fiaba, vediamo uscire dalla penna le
parole che in quel momento rappresentano la nostra più profonda interiorità.
"Noi siamo le nostre parole": l’uomo ha il potere perché ha la parola.
La parola ci offre il potere di definire le cose terrene, area d’azione della
fisicità umana, però non può spiegare totalmente l’esperienza numinosa (Divina)
, ossia non può chiarire completamente le qualità di Dio, le esperienze
miracolose, misteriose e magiche della vita, quel che si dice "quando la realtà
supera la fantasia". L’uomo non potrebbe spiegarle ad un suo simile se non
avesse a disposizione il linguaggio fantastico.
Solo il linguaggio del mondo magico della fantasia ha la licenza e l’efficacia
di FAR COMPRENDERE a noi esseri umani (anche se solo a livello inconscio) il
sottile senso del magico e del Divino, adempiendo e onorando il bisogno
dell’umanità di CONDIVIDERE con i propri simili le esperienze incantate e
prodigiose della vita; affinché l’inspiegabile si tramuti in trasparente e
conoscibile, per avvicinare sempre più il mistero soprannaturale al rigore
dell’umano ragionamento logico.
Cosa è un simbolo?
Con i simboli e il linguaggio fantastico, in un
certo senso, ci permettiamo di giocare con le parti sconosciute di noi e ciò
implicitamente vuol dire dichiararsi già disponibili ad un profondo ascolto
interiore, ad uno sguardo aperto e amorevole verso noi stessi e verso il nostro
prezioso inconscio.
In pratica ogni cosa esistente sulla Terra (vivente o no), in quanto tale e’ un
catalizzatore di significati molto più ampi rispetto a ciò che sembra.
Ogni cosa, animale, pianta, fiore, frutto, etc… già per il fatto di esistere, si
esprime in tutte le sue massime possibilità di colori, forme, odori, suoni,
sensazioni, azioni etc., che però noi esseri umani riusciamo a cogliere solo
superficialmente.
Infatti un simbolo e’ come un’ incarnazioni in sintesi di un concetto molto più
ampio che l’inconscio individua immediatamente, mentre la coscienza necessita di
un’elaborazione approfondita per comprenderlo.
Quando emerge un simbolo dagli angoli più remoti della psiche e’ come aver
pescato il pesciolino d’oro dell’omonima fiaba: un contatto magico con un
elemento vivificante che ci apre una porta sulle possibilità di realizzazione
dei veri desideri del cuore e la loro possibilità di manifestazione nella
quotidianità: "chiedi e ti sarà dato", appunto.
Oltre alla creazione di fiabe personali attraverso una scrittura libera,
creativa e di scoperta, un altro aspetto della Fiaba-terapia e’ il lavoro
capillare e mirato sulle fiabe famose.
...Biancaneve, Cappuccetto Rosso, Cenerentola, Il Gatto con gli stivali, etc.
etc… non a caso sono diventate famose… ed eterne. Esse trattano temi comuni
all’umanità intera e alle sue diverse culture. Ciò vuol dire che possiamo
lavorare su un nostro tema personale, attingendo ad una fonte antica di
possibili risposte.
I meccanismi che si innescano col materiale fiabesco sono già validati dai
nostri antenati, che hanno trasmesso le storie ai posteri, proprio perché ne
avevano percepito, quasi senza rendersene veramente conto, il grande valore
trasformativo. E’ come se cogliessimo un frutto dai luoghi lontani della
fantasia per nutrircene.
In seduta questi "frutti", vengono sezionati nel loro potenziale simbolico ed
energetico e ne viene valutato ogni aspetto e significato, affinché colmino la
psiche di infinita ispirazione. Insomma, i simboli, le azioni e tutti gli
elementi contenuti nelle fiabe (sia scritte da noi, sia quelle famose) ci
forniscono sempre nuovi spunti su cui lavorare e sostengono il terapeuta nell’
impostare l’evoluzione di una terapia efficace.
Infatti i simboli lavorano trasversalmente e contemporaneamente attraverso tutti
i piani della psiche della persona. Essi costituiscono l’espressione comune, il
filo conduttore nell’inconscio di tutti gli esseri umani. Non per niente i
simboli sono alla base del linguaggio metaforico, tramite il quale il cervello
pensa, agisce, conclude e risolve per similitudine.
Essi contengono pertanto un potenziale universalmente riconosciuto, globalmente
compreso e perciò potente. La metafora favorisce un dialogo interiore che esula
dal mentale perciò, quando comprendo la logica di una sequenza di azioni
simboliche, soddisfo implicitamente anche la sequenza logica dei pensieri
razionali. In tal modo risolvo il problema sia a livello intrapsichico profondo,
sia nel complesso di tutte le sue aree d’azione, evitando la frammentazione
intellettuale, a cui purtroppo tende incessantemente la mente umana: il
cosiddetto “raccontarsela su”, quella tendenza della mente a cercare un forzato
concatenamento logico tra i pensieri, solo per amor di coerenza a tutti i costi
e non di reale comprensione profonda.
Come avrete percepito, qualsiasi vicenda fiabesca può rappresentare in un certo
senso, sia un’intera vita, sia i cicli degli stati d’animo che si alternano
nella vita di tutti i giorni. I cosiddetti "alti e bassi", dove nella zona
"alta" c’e’ la nostra risposta emotiva positiva ad una bella notizia, ad una
giornata di sole, ad una scoperta, all’armonia che percepiamo in quel
particolare momento.
Nell’area "bassa" invece regna l’istante dello sconforto, del panico, dello
smarrimento etc.
Nelle fiabe l’affrontare il bosco, la foresta o il deserto, e’ il momento del
perdersi, perché questi sono i luoghi dell’inaccessibile, rispetto alle
aspettative coscienti dove regna il "come dovrebbero andare le cose secondo
noi". Questi sono luoghi dove, senza un motivo apparente, ci troviamo di colpo e
ci smarriamo, perdiamo le nostre certezze e vediamo sgretolarsi le illusioni,
come spesso ci succede quando ci assale un’ improvvisa e apparentemente
inspiegabile tristezza.
Ma se nella vita questi momenti sono definiti da termini come "depressione",
tristezza, apatia, abbattimento, disperazione, etc., nelle fiabe essi assumono
la connotazione del non trovare più l’uscita dal luogo buio, oscuro e
misterioso. Luogo dentro il quale però, segue anche un automatico ritrovamento:
perché nel buio e nell’incognita della foresta giunge sempre una prova, cioè uno
stimolo, o un personaggio strano, un’ animale, ossia un’opportunità di una nuova
relazione con una parte di noi, per forza di cose su un piano diverso:
l’opportunità di scoprire e cogliere i suggerimenti di un inedito e ritrovato
alleato interiore.
Grazie alle fiabe e ai simboli, i momenti "no" possono parlarci attraverso le
piccole o grandi presenze che emergono dal fitto buio della foresta e vanno
incontro (o contro) all’eroe, a noi stessi, che le dobbiamo affrontare. Dove
affrontare non e’ combattere, ma semplicemente "ascoltare". E dove eventualmente
combattere, vuol dire guardare in faccia ad una nostra grande paura per poterne
smorzare i toni.
Nell’apparente vagare nella foresta (e se vogliamo uscirne) impariamo, volenti o
nolenti, ad ascoltare cosa ha da dirci quella particolare energia dentro di noi,
rimasta fino a quel momento relegata e in attesa di incontrarci. In tal modo
essa può dare forza al nostro eroe interno, al suo potere…al nostro potere.
Dopo questo contatto, dopo queste scoperte, nella vita di tutti i giorni sarà
sufficiente applicare anche solo un piccolo suggerimento, di quel personaggio,
cosa o animale parlante… Mettendolo in pratica, già implicitamente lo ascoltiamo
e lui di conseguenza si può acquietare: così che nel fitto della foresta
incomincia a penetrare la luce del sole.
Il nostro stato d’animo cambia, si rasserena e perché no, potrebbe anche
rallegrarsi.
A cura di Giovanna Cantoni
fiabopoli@libero.it
www.fiabopoli.it
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