La meteoropatia


La Meteoropatia è uno stato di malessere prodotto da fattori meteorologici. Questa associazione è stata studiata da molti medici nel corso dei secoli, ma la stragrande maggioranza degli stessi non l’ha mai tenuta in grande considerazione.
Con l’avvento della moderna meteorologia e, quindi, con la comprensione dei fenomeni atmosferici, l’interesse nel campo della meteoropatia si è rinnovato, arrivando a notevoli risultati, grazie anche ad una più stretta collaborazione tra medici e meteorologi.

Essere meteoropatici significa essere soggetti a tutta una serie di disturbi più o meno gravi, che possono variare dalla semplice irritabilità causata dal vento fino a serie crisi cardiovascolari in occasione di condizioni meteorologiche perturbate.

Diversi sono i fattori che concorrono alla meteoropatia: il funzionamento non ottimale della temperatura corporea, la dipendenza dalla luminosità, l’ipersensibilità all’elettricità atmosferica.
Il mutamento del tempo, quindi, è causa di mutamenti, talvolta anche importanti, delle funzioni del nostro corpo e della nostra mente almeno fino al momento in cui l’organismo si abitua al cambiamento o allo sbalzo di temperatura.

I sintomi per individuare la meteoropatia sono fastidiosi e evidenti: improvvise emicranie, infiammazioni agli occhi, dolori articolari, cattiva digestione ecc., ma si può giungere addirittura all’aggravamento di disturbi cardiaci (causato dal vento o da un eccesso di freddo o di caldo).
In autunno, ad esempio, il clima umido influisce sul sistema immunitario, indebolendolo e rendendolo più vulnerabile alle malattie da raffreddamento.

Ma i momenti più duri sono quelli che precedono i cambiamenti di tempo. Secondo alcuni questa maggiore sensibilità al clima nasce dal ritmo di vita dei nostri giorni, dallo stress ambientale e sociale e dalla conseguente diminuita capacità del corpo umano di difendersi. Tutto ciò è confermato anche da alcuni dati: negli anni ’50 solo il 5% degli Italiani soffriva di meteoropatia, mentre oggi la patologia interessa all’incirca il 25/30% della popolazione.