Seno perfetto: la soluzione arriva con il Poliuretano


Protesi rivestite in schiuma di poliuretano non solo per interventi di chirurgia ricostruttiva, ma anche per quelli di mastoplastica additiva: è la proposta di un chirurgo milanese, Patrizia Gilardino, per ridurre gli effetti collaterali che l’utilizzo dei rivestimenti in silicone può avere, contrattura capsulare in primis.

   Aumentare il seno di qualche taglia o di pochi centimetri per vivere meglio la propria femminilità, infatti, è uno dei desideri che sempre più donne hanno deciso di realizzare: dagli anni Sessanta, quando sono stati eseguiti i primi interventi, a oggi, in due milioni hanno chiesto aiuto al chirurgo per perfezionare il proprio seno. La medicina ha fatto molti passi avanti e le protesi in silicone, utilizzate abitualmente, sono diventate più affidabili e sicure: l’involucro è diventato più robusto e il contenuto in gel più coeso, in modo da evitare infiltrazioni nei tessuti in caso di rottura. Anche la forma è migliorata, per cui è possibile scegliere protesi rotonde e anatomiche a diversa proiezione, a seconda delle effettive necessità della paziente, con risultati sempre più naturali e sicuri dal punto di vista oncologico e immunitario.

   Un solo problema resta irrisolto: la contrattura capsulare, che interessa il 10-15% dei casi operati. Normalmente, l’organismo reagisce all’inserimento delle protesi formando una specie di guscio di tessuto fibroso, molto sottile ed elastico, che isola l’impianto e non altera il risultato estetico in fatto di posizione e morbidezza del seno operato. In alcuni casi, per motivi difficili da prevedere, la “capsula” diventa più rigida, costringendo spesso la paziente a sottoporsi a ulteriori interventi di revisione, senza la garanzia di risolvere il problema. «Per questo motivo -dice Patrizia Gilardino, chirurgo di Milano con ventennale esperienza nel settore- ho cercato un’alternativa che permettesse di dare maggiori garanzie di risultato alle pazienti che chiedono un intervento di mastoplastica additiva. L’ho trovata nelle protesi rivestite in schiuma di poliuretano». Il materiale è utilizzato dai primi anni ’80 soprattutto per gli interventi di tipo ricostruttivo (90% delle protesi utilizzate in Italia), mentre sta iniziando a diffondersi solo ora in Italia per le operazioni che hanno lo scopo di aumentare il seno.

   «Si riducono drasticamente -prosegue Gilardino- i casi di contrattura muscolare (dal 10-15% allo 0-3%). Non solo: è garantita una maggiore stabilità di posizione una volta inserite e un miglior risultato estetico sia nell’immediato sia nel lungo termine. I vantaggi restano invece inalterati: la cicatrice e le modalità di inserimento sono identiche, così come la sicurezza dal punto di vista oncologico, ampiamente dimostrata da risultati scientifici». Tra questi spiccano gli studi condotti dalla Food and drug administration americana (Fda), agenzia della United States Department of Health and Human Services e pubblicati in “Food and drug 22nd June”, “Update – Study of Tda” e nella lettera ufficiale “Dear doctor Riley”.

   Per queste caratteristiche le protesi rivestite in schiuma di poliuretano sono la prima scelta nei casi di interventi volti a risolvere contratture capsulari importanti a seguito di impianti di protesi in silicone e possono anche essere d’aiuto per correggere i casi dislocazioni protesiche. L’intervento viene eseguito in anestesia generale o locale in day hospital o con una degenza in clinica di una notte. Sono poi consigliati quattro giorni di riposo e l’utilizzo di un reggiseno contenitivo per un mese per stabilizzare il risultato. La paziente può continuare ad eseguire negli anni successivi i controlli routinari per lo screening dei tumori.