Le origini della Bellezza e della Cosmesi


Gli Egizi sono stati i primi ad accordare una grande importanza ai profumi ed ai cosmetici, probabilmente traendo spunto dai propri antenati dell’età mesolitica, che usavano truccare i morti per renderli più presentabili nella nuova vita.
Sulle pareti di una tomba, a Béni-Hassan, una pittura risalente al 5000 a.C. circa rappresenta alcuni personaggi che portano un dono ad un defunto: un prodotto per truccare gli occhi.
Per gli antichi Egizi gli occhi erano la parte del corpo più importante e molteplici erano le preparazioni, esclusivamente a base minerale, utilizzate per il loro trucco: antimonio nero per le sopracciglia, khol per le palpebre e lapislazzuli come obretto. Per addolcire la pelle si massaggiavano con una matassa di natron rosso e sale del Nord; l’ocra era utilizzato per ravvivare le guance, il carminio per le labbra.
Intorno al 2000 a.C. gli Egizi cominciarono ad importare in grande quantità profumi e cosmetici e, soprattutto, i prodotti necessari alla loro fabbricazione. Gli unguenti venivano generalmente utilizzati per trattare i corpi dei defunti e mantenerne integre le sembianze; data la fede nella vita dopo la morte, nelle tombe non potevano inoltre mancare profumi, unguenti, olii profumati per mantenere l’elasticità della pelle...
Dalla Genesi apprendiamo che le gomme resinose erano importate in Egitto dai mercanti ismaeliti; l’Ismailia, nella parte settentrionale della Palestina, era all’epoca un importantissimo centro lungo la rotta delle carovane che trasportavano spezie e aromi. Gerico era il principale mercato degli aromi che, lungo l’Eufrate, giungevano da Babilonia. Il nardo indiano era uno dei prodotti più apprezzati e più costosi; dalle vallate dell’ovest himalayano veniva trasportato a Mari, sulla riva occidentale dell’Eufrate, poi, attraversato il deserto siriano, a Damasco ed infine, lungo la valle del Giordano, a Gerico, da dove i mercanti ismailiti lo conducevano in Egitto, via Canaan. Esportatrice di una materia colorante rosso scuro, prodotta da una conchiglia, Canaan era chiamata il Paese della porpora; nessuna carovana avrebbe preso la via dell’Egitto senza questa tintura, destinata a colorare le vesti delle regine e dei re egiziani. E da quella remota epoca la porpora è il simbolo della regalità nel mondo intero.
Il legno di cedro, ritenuto eterno dagli antichi Egizi, veniva utilizzato per la realizzazione dei sarcofagi; in quanto profumato, veniva anche bruciato sottoforma di incenso. Dopo il bagno, era comune massaggiare il corpo con olio di legno di cedro, dalle proprietà elasticizzanti; quest’olio pregiato era presente, d’altronde, nella maggior parte degli unguentoi e dei cosmetici dell’epoca (2000 a.C.). Il legno di cedro, proveniente dalle foreste del Monte Libano, era talmente importante che, per proteggere le foreste ed assicurare la fornitura di legno, il faraone Sesostris I pose Canaan sotto il controllo egizio.
Ismailia era il punto d’arrivo di un altra importante via: la via dell’incenso. La mirra e l’incenso provenivano dal Regno di Saba (l’attuale Yemen) dal quale, quasi ogni giorno, lunghe carovane partivano per affrontare il tortuoso percorso lungo la costa del Mar Rosso e i 1500 chilometri che le separavano da Ismailia; un viaggio molto faticoso, ma ripagato letteralmente a peso d’oro tanto dagli Assiri che dagli Egizi.