La Kick boxing spiegata da un campione


Conosciuta per i notevoli miglioramenti del tono fisico-muscolare, la kick boxing comporta anche importanti vantaggi per il sistema cardio-circolatorio in quanto prevede molti esercizi volti al miglioramento della resistenza. Ciò che invece pochi sanno è quanto tecnica - e quindi tutt’altro che monotona - sia questa disciplina. Ed è proprio per questo motivo che chi pratica la kick boxing, in gruppo o singolarmente, viene seguito attraverso un programma tecnico costruito di volta in volta, allenamento dopo allenamento.
I praticanti hanno un’età compresa tra i 10 e gli "enne" anni; ovviamente, ogni età prevede sedute di allenamento specificamente studiate, che tengono conto di molteplici fattori tra cui età, peso e motivazione.

Ma cosa pensa della kick chi la pratica?

Giulia e Gaia, due atlete di 10 anni, dicono: "è l’unico sport che non mi annoia", mentre Claudio, 41 anni, avvocato dichiara: "riesco per tutta la lezione a distogliere il pensiero dal lavoro e dai problemi della vita quotidiana, rigenerandomi e vivendo le situazioni di stanchezza in modo piacevole". Infine, Nick, 46 anni, manager: "un allenamento completo e tecnico è quello che ci vuole durante una giornata di duro lavoro: riesco ad inserire l’allenamento tra un appuntamento e l’altro e quando finisco sono più carico, pronto ad affrontare il resto della giornata alla grande".

La kick boxing, che letteralmente significa "tirare calci e pugni", appartiene alla famiglia degli sport da combattimento sul ring.
Tutte le persone, previo un buon allenamento specifico, possono provare a salire su un ring ed a tale riguardo esistono categorie riservate ai dilettanti.

L’allenamento, ovviamente, riveste un ruolo fondamentale per combattere in sicurezza: avere un fisico allenato non vuol dire solo portare a termine un match, ma cercare di vincerlo e, soprattutto, essere in grado di assorbire i colpi dell’avversario che, nella kick, vengono portati anche sulle gambe.

Negli sport da combattimento l’allenamento è espressione di completezza e coinvolge sia il corpo che la mente: durante la preparazione che precede una competizione, ad esempio, l’atleta è quotidianamente sottoposto a quello che viene definito stress da risultato.

Aspetti tecnici dell’allenamento
Le ripetizioni degli schemi sul ring sono molto complesse ed altrettanto si può dire dell’allenamento al sacco, probabilmente la tecnica più efficace per aumentare forza, resistenza e velocità. Non bisogna dimenticare, inoltre, la forza resistente, che deve essere allenata con un programma specifico, prevedendo anche i tempi di recupero, di minimo lavoro e massimo lavoro aerobico.

Personalmente consiglio l’uso del salto della corda per un minimo di 40 minuti, inserendo varianti quali la corsa veloce sul posto (skeet).

Ma per essere un buon combattente e, soprattutto, un combattente completo bisogna mettere al primo posto la forza potente; ho potuto personalmente constatare che la potenza d’impatto dei colpi è in grado di concludere un match anche in assenza di un KO.

Per allenare la potenza sono utili le ripetizioni velocissime con il metodo circuit training: dagli slanci con la palla medicinale dalla panca piana, con l’aggiunta dei classici piegamenti e delle trazioni (sempre alla massima velocità di esecuzione), sino alle combinazioni al sacco con calci e pugni, usando come pesi aggiuntivi cavigliere alle gambe e manubri alle mani.

Ovviamente è necessario dedicare molta cura ed attenzione all’allenamento dei muscoli maggiormente coinvolti, gli addominali, dato che questi devono sopportare un tipo di forza denominata "violenta esterna da contatto".

Personalmente, alleno gli addominali tutti i giorni nel modo seguente:
- inizio con 1000 crunch sulla panca iper extend
- poi uso il disco da 20 kg sul petto e ne faccio altri 1000, senza pausa
- passo quindi agli obliqui, usando i cavi che in palestra si trovano alla torretta: simulo il gancio e il montante, prima in piedi e poi in ginocchio, facendo almeno 10 serie da 60 ripetizioni, con un peso di 30-40 kg e una pausa di 10 secondi tra una serie e l’altra.

Nella preparazione, molto spazio viene poi dedicato agli scambi sul ring, con uno sparring partner; vengono simulate tutte le fasi di combattimento, con la messa in pratica di tutti i colpi studiati col proprio allenatore.

Mediamente, quando mi alleno faccio 10-15 riprese da 3 minuti, alternando l’uso della boxe a quello delle sole gambe, con pause di 1 minuto tra una ripresa e l’altra.

Il defaticamento deve sempre essere fatto con boxe a vuoto molto leggera, magari davanti allo specchio per prendere consapevolezza dei miglioramenti tecnici o dei propri difetti.

Molta importanza viene data allo stretching, sia prima che dopo la seduta.
Al termine di ogni sessione di allenamento, poi, sono consigliabili sauna e idromassaggio: rilassano i muscoli e scaricano le articolazioni.

Inoltre, per completare un buon allenamento è indispensabile perfezionare al massimo il trainig autogeno: la concentrazione e l’estraniamento dal contesto devono essere totali, la lucidità e l’attenzione assolute. O lo scotto si pagherà sul ring.
Personalmente pratico molto la meditazione, non solo alla ricerca del perfezionamento tecnico-sportivo, ma anche per consolidare la consapevolezza, trasmessami con tanta passione dai miei maestri, che tutti devono essere ascoltati, capiti e rispettati. Ed è lo stesso insegnamento e gli stessi valori che cerco di trasmettere ai miei allievi, nella speranza che un giorno diventino patrimonio di tutti.

Infine, se si vuole essere scattanti e in forma bisogna avere molta cura di se stessi e, soprattutto, seguire un’alimentazione sana ed equilibrata.