Autori: Carlo
Di Stanislao, Maurizio Corradin, Rosa Brotzu
Meditazione deriva dal latino meditatio,
che indica l’azione di meditare, di riflettere, di pensare. La radice è
tratta da medius, che è in mezzo, al centro, centrale, poi da medius
fidius che deriva dalla
espressione “me Dius fidius”,
sottintendendo juvet, che invece esprime i concetti di certo, certamente,
senza dubbio, con certezza, infallibilmente. Come si può vedere, le radici
etimologiche classiche latine del termine meditazione implicano un’azione la
quale all’origine era considerata infallibile, certa,
quindi centrata. In qualche modo è paragonabile alla freccia che
raggiunge non soltanto il bersaglio, ma il suo stesso centro. Questa immagine si
ritrova nel carattere cinese Zhong (Chong, Tchong) che indica il
mezzo, il centro. All’origine si trattava del suono che provoca la freccia
quando si pianta nel centro del bersaglio, come suggerisce l’antico carattere
cinese.
Quindi la meditazione non
consiste nel non fare niente o nel far finta di non fare niente, ma al
contrario nell’ “agire centrato” o agire con la coscienza del
centro. Per i taoisti si tratta del famoso Wuwei che si dovrebbe
tradurre come “non-intervento” o “non-ingerenza” poiché si parla
di “agire cercando di non intervenire”. Usando l’immagine
dell’arco, della freccia e del bersaglio, Wang Yang Ming spiegava che il
Wuwei consiste nell’atto essenziale del tiro: lo scoccare la
freccia. |
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Quando l’arco è saldamente
tenuto nella mano, la corda tesa al punto giusto, il bersaglio mirato con cura e
l’intenzione è mobilitata, tale scoccare consiste nel non intervenire, quindi
nel rilasciare la tensione del corpo liberando lo spirito (Deng-Ming, 2001).
Allora la freccia, guidata dal soffio (Qi) e dall’intenzione (Yi)
vola verso il bersaglio in un movimento infallibile (Dong) e ne raggiunge
il centro (Zhong). In questo caso il “non-intervento” (Wuwei)
dello scoccare la freccia permette l’azione (Wei). Si parla pertanto di
“agire senza intervenire” (Wei Wuwei). Sotto questa condizione il
tiro veniva considerato come una forma essenziale di “meditazione”. Questo
è uno dei motivi per cui il Liji (Libro dei Riti) e il Shujing (Classico
dei Documenti) consacrano vari capitoli al tiro con l’arco. Il termine
sanscrito per meditazione nel senso di “agire centrato” o “agire con la
coscienza del centro” è Dhyana, termine che si è via via trasformato
in Thyana, poi in Chan’na in Cina e infine in Zen’na in
Giappone. Chan’na ha dato origine al
termine cinese Chan e Zen’na a quello giapponese Zen.
Siccome si trattava di agire, in seguito è apparsa la distinzione tra agire in
piedi (Zhan Chan) e agire seduto (Zhou Chan).

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Questi termini furono
impropriamente tradotti con “meditazione attiva” e “meditazione
passiva”. Invece la meditazione è sempre azione, sia da seduto che in
piedi! In Giappone come in Cina si fece una distinzione tra in piedi (Ritsu
Zen) e seduto (Za Zen) e si affermò che andavano praticate
ambedue, poiché insieme rappresentano l’equilibrio, quindi il centro. Questa
antica saggezza sembra essere scomparsa,
se è vero che oggigiorno la “meditazione” consiste spesso
nello star seduto e smettere ogni attività. |
A
questo punto bastano un po’ di musica e di fumo d’incenso per creare
un’illusione. Ormai si medita come si fa la siesta in altre parti del mondo;
l’unica differenza è che si è in gruppo.
Tuttavia,
i meno ingenui noteranno che il Dalai Lama in persona tiene sempre una spalla e
un braccio nudi. Non si tratta dell’arto di una persona, anche se
straordinaria, che si accontenta di fare la siesta con un po’ d’incenso e di
musica. In quella spalla e in quel braccio nudi vi sarà sempre un po’ di
azione, centrata e in piedi, quando il resto del corpo è a riposo e
completamente rilassato. Vale la pena ricordare qui un episodio della vita del
grande Boddhidharma. Dopo
esser stato deluso dal suo incontro con l’imperatore Leung, in santo monaco si
rifugiò nel Monastero di Shaolin, si sedette di fronte a un muro e meditò in
posizione seduta (Zhou Chan) per nove anni, fino a realizzare il
Risveglio nell’Illuminazione.
Desideroso
di trasmettere questo insegnamento ai monaci, egli li invitò a
partecipare alla sua meditazione. Ma questi non sopportano l’immobilità.
Boddhidharma si ricordò allora di un’antica forma ginnica imparata da
suo padre, il re Sugandha, e riservata ai cavalieri Kshatria. Questa ginnastica gli permise di recuperare l’uso
degli arti e di passare dallo stato immobile (Zhou) allo stato
mobile (Zhan). Egli suppose che sarebbe stato
utile permettere ai monaci di passare dallo stato mobile (in piedi)
a quello immobile (seduto) con la stessa tecnica. Così adattò e trasmise
ai monaci questa antica arte che definì
“Yijinjing Yisuijing” (Pulizia di muscoli e tendini –
Purificazione del midollo e dei seni nasali). |
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Rispetto alla forma seduta di meditazione (Zhou
Chan), questa forma “attiva” (Zhan Chan), sarà trasmessa a
Shaolin per i secoli a venire e poi, dopo la distruzione del tempio, nelle
scuole classiche che seguirono (Read, 1998). Il medesimo esercizio verrà
esportato in Giappone con il nome “Eki Kinkyo” e in Corea con il nome
“Jeou Yok”, paesi nei quali rimarrà per secoli la distinzione tra Zazen
(meditazione seduta) e Ritsuzen (meditazione in piedi). Non è quindi un caso se Boddidharma, noto
pure come Tamo, Putitamo, Damo, Bodai-Daruma, Pu Ti Duo Luo, Zunshe, ecc. viene
rappresentato a volte seduto, a volte in piedi. Va detto, poi, che in ogni organismo vivente il
movimento è espressione di vitalità. Come a livello del macrocosmo i corpi
celesti seguono un incessante movimento, a livello del microcosmo è presente
una continua attività vibratoria e di spostamento degli elettroni. Anche a
livello del corpo umano esistono una serie di attività che ne garantiscono
lequilibrio e la salute. Per fare qualche esempio possiamo pensare alla
respirazione, alla pulsazione cardiaca, al flusso circolatorio del sangue e dei
liquidi, ai movimenti viscerali; a livello più sottile, alla circolazione
dellEnergia Vitale nei Meridiani ed al movimento dei pensieri e delle emozioni.
La conoscenza attraverso il movimento implica diversi aspetti: ristabilire la
connessione con sé stessi, al fine di trovare il proprio centro e lunità del
nostro essere (unità tra le varie parti del corpo, tra corpo e mente, tra
emozioni ed azioni).
 |
La regola base consiste
nell’ utilizzare movimenti semplici, integrati al respiro, che più
facilmente possono condurre a movimenti nuovi, sempre più liberi da
schemi precostituiti. Va anche ricordato che è indispensabile rispettare
i propri limiti, vivendoli come opportunità di crescita creativa della
propria espressività, anziché come barriere da infrangere in continua sfida
con sé stessi. Bisogna pertanto ricercare,
nel movimento, il proprio ritmo, lampiezza più comoda, la durata più
opportuna. In questo modo si raggiunge il
proprio piacere, come espressione della pulsione profonda, origine
della vitalità e fonte di conoscenza istintiva. |
A
livello di tecniche psicofisiche tradizionali esistono numerosi insegnamenti di Qi
Gong e di Tai Ji Quan. Uno degli stili più interessanti è il
Tao Yin Fa (Qi Gong taoista) in cui viene proposta la
"liberazione del movimento" e la ricerca del Movimento Respiratorio
Primario o Respirazione Embrionaria. Con
questi termini si definisce la pulsione
originaria della vita, il movimento di flusso e riflusso, di espansione e
contrazione di ogni singola cellula, movimento
che appartiene allessere umano, come a tutti gli organismi viventi. Più saremo
in grado di percepire ed accettare il carattere mutevole della vita e delle sue
manifestazioni, più possibilità avremo di intervenire con la nostra intenzione
per produrre delle trasformazioni (Hua).
Vediamo
ora gli esercizi di base del Tao Yin Qi Gong e di molti altri stili
di “meditazione attiva”. Occorre in primo luogo stabilire una postura
equilibrata, immaginando di essere nellacqua sino alla vita. Bisogna poi
calmare la respirazione facendola discendere sino al ventre (Fig.1).
Poi, immaginando che lacqua salga lentamente sino al
torace, durante linspirazione, muovere le braccia seguendo questo
movimento di salita e, alla fine dellinspirazione, portare le stesse
verso l’esterno, con le palme rivolte verso se stessi. (Fig.2). |
fig.1 |
fig.2 |
Respirando naturalmente, compiere un movimento di va e vieni con le
braccia, avvicinandole durante linspirazione ed allontanandole
nellespirazione. In questa fase il bacino si estende e si ritrae al ritmo
della respirazione e del movimento delle braccia (Fig.3). Durante questo
esercizio occorre abbandonarsi il più possibile al flusso generato dal
movimento, dal respiro e dalle sensazioni, le quali a loro volta, generano
un movimento sempre più spontaneo e piacevole, fonte di gioia e
consapevolezza. Gli studi moderni sugli effetti di queste tecniche di
meditazione consapevole dimostrano che essa agisce sullo stato generale
dell’organismo e soprattutto sul Sistema Nervoso Vegetativo (SNV). |
fig.3 |
Su questo specifico argomento 19 articoli sono stati pubblicati su Meline
dal 1995 al 2002. Com’è noto il SNV, localizzato nell’asse
cerebro-spinale e nella doppia catena ganglionare posta anteriormente alla
colonna vertebrale, invia fibre deputate al controllo di funzioni viscerali
ritmiche ed involontarie. Esso si differenzia in tre grandi sezioni:
ortosimpatico, simpatico e sistema enterico. Le principali azioni delle due
prime sezioni sono riassunte nella sottostante tabella:
|
Organi-strutture-risposte farmacologiche |
Simpatico |
Parasimpatico |
1 |
Cuore |
eccita, aumenta il polso
|
paralizza, diminuisce il
polso
|
2 |
Pressione sanguigna
|
ipertensione
|
ipotensione
|
3 |
Vasi
|
costrizione (non sui vasi
del cuore)
|
dilatazione
|
4 |
Bronchi
|
dilatazione
|
costrizione
|
5 |
Esofago
|
rilassamento
|
costrizione
|
6 |
Peristalsi gastrica e
intestinale
|
inibizione
|
eccitamento
|
7 |
Attività ghiandolare
gastrica
|
diminuzione
|
aumento
|
8 |
Vescica
|
ritenzione urina
|
emissione urina
|
9 |
Genitali
|
vasocostrizione
|
vasodilatazione (erezione)
|
10 |
Pupille
|
dilatazione, midriasi
|
restringimento, miosi
|
11 |
Rima palpebrale
|
dilatazione
|
restringimento
|
12 |
Ghiandole salivari
|
scarsa e densa
|
abbondante e fluida
|
13 |
Ghiandole sudoripare
|
scarsa e densa, sudore
freddo
|
abbondante e fluida
|
14 |
Eccitanti
|
adrenalina, efedrina
|
colina, istamina,
muscarina, pilocarpina, eserina
|
15 |
Paralizzanti
|
ergotossina, ergotamina
|
atropina
|
Il controllo che il Sistema Nervoso Centrale
esercita su quello Autonomo è complesso e coinvolge numerose strutture
troncoencefaliche e lipotalamo. Le principali regioni ipotalamiche coinvolte
nel controllo del SNA sono larea ventromediale perl lortisimpatico e quella
laterale per il parasimpatico. Il controllo ipotalamico si esercita tramite
diverse strutture troncoencefaliche tra cui la sostanza grigia periacqueduttale
e parte della formazione reticolare. Presumibilmente l’azione delle tecniche
di meditazione taoista si realizza attraverso un coinvolgimento del Sistema
Nervoso Centrale e, secondariamente, di quello autonomico.
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Indirizzo per chiarimenti
Carlo Di Stanislao
E-mail: amsaaq@tin.it
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