Secondo appuntamento con Lindia. Maurizio Doro racconta la prima parte del viaggio..
Un gruppo di 8 Naturaider temerari provenienti da diverse
parti d’Italia è partito domenica 13 agosto da Milano Malpensa verso l’India del
nord, nella zona Himalayana.
L’India del Dalai Lama è la nuova meta da scoprire in bici, a piedi e in jeep,
nei suoi paesaggi di alta quota tra monasteri buddisti e alte cime.
La filosofia NATURAID, che da anche il nome all’associazione creata da Maurizio
Doro, promuove lo SLOW TRAVEL, il nuovo modo di viaggiare lento in modo curioso
e rilassato. In questi viaggi si incontrano ambienti sconosciuti e piccoli
villaggi sperduti sulle piste di queste selvagge montagne e si vive a stretto
contatto con le popolazioni.
Il gruppo per quest’avventura ha deciso di esplorare la Spiti Valley ancora
sconosciuta al turismo.
Una valle ricca di spiritualità e misticismo, non a caso, è la residenza estiva
del Dalai Lama, il capo spirituale della religione Buddista. Solo negli ultimi
anni è stato concesso l’accesso al pubblico e questo fa di Spiti Valley un
paradiso ancora da scoprire. Tra i pochi turisti che ne hanno sentito parlare,
c’è anche Maurizio Doro, famoso biker ed esperto viaggiatore, con esperienza
decennale nel campo dell’avventura, che è pronto per accompagnare un nuovo
gruppo.
Questa è una spedizione importante e una nuova esplorazione, il percorso non è
noto e conosciuto neppure alla maggior parte delle guide locali, perciò le
distanze chilometriche e la natura del terreno potrà non essere esattamente
quella studiata sulla carta. Il gruppo pedalerà per circa 800 km, in 9000 m di
dislivello, a quote che supereranno i 4500 m.
Sarà
un viaggio impegnativo e molto spartano; sarà necessario grande spirito di
adattabilità, nonostante Maurizio abbia organizzato la spedizione nel migliore
dei modi. er garantire una maggiore sicurezza e il massimo confort, infatti, la
spedizione avrà al seguito una jeep, grandi tende, portatori e cuochi.
Programma dell’esplorazione:
Il viaggio in India si svilupperà in 19 giorni partendo dalla capitale Delhi e
subito sarà avventura: 17 ore di autobus per raggiungere il caotico paese di
Manali, ingresso alle valli gemelle Lauaul e Spiti e partenza per molti trekking
verso le alte montagne.
Inizierà da questo villaggio, situato a 2000m di quota, la loro pedalata sino a
Shimla, in un grande giro ad anello, passando per villaggi molto spettacolari e
antichi al confine con il Tibet.
Il
gruppo visiterà anche vecchi monasteri buddisti accompagnati dai monaci, per poi
attraversare caratteristici e splendidi luoghi che contraddistinguono la Spiti
Valley, in particolare la loro essenza buddista. Incontreranno zone rurali dove
il turismo è poco conosciuto e non ci sono strutture, quindi durante il viaggio
dormiranno prevalentemente in tenda. Sicuramente sarà una occasione per vivere
una esperienza indimenticabile ricca di soddisfazioni e imprevisti.

Aggiornamenti di bordo
Continua alla scoperta di paesaggi mozzafiato la spedizione in India di Maurizio
Doro, che accompagna un gruppo di biker lungo la Spiti Valley.
Il gruppo ha già percorso 250 Km, con 4500 mt di dislivello e ha raggiunto quote
che toccano i 4300mt.
Ora si trovano al confine con il Tibet, dopo aver attraversato incantevoli zone
desertiche, aspre ma affascinanti montagne e dopo aver visitato piccoli villaggi
e isolati monasteri.
Un componente del gruppo, purtroppo, ha avuto qualche problema fisico dovuto
all’alta quota; problema che si è ben risolto grazie al tempestivo intervento
dello staff Naturaid
che
accompagna Maurizio e il gruppo in questa spedizione indiana.
Ora il biker sta bene e insieme al gruppo sta ripartendo per completare il giro,
anche se, dalle ultime notizie, sembra che la strada sia interrotta per frane
dovute alla grande pioggia; ma Maurizio ha trovato una soluzione anche a questo
problema: si sta organizzando per far giungere dalla parte opposta un’altra
jeep, che li aiuterà a trasportare la loro roba, per poi proseguire in bici.
Eccoci tornati per raccontarvi la nostra fantastica
avventura!
Il gruppo composto da 8 biker con la passione dei viaggi estremi è tornato a
casa nel mondo “moderno” fatto di tante “comodità”.
“Qualcuno ci chiede: stanchi? Sì ma non lo ricordiamo, ci ricordiamo solamente
tanti momenti, piccoli sogni che si sono realizzati dentro un grande sogno che è
la vita”.
"Ma chi ve lo fa fare?" E a noi viene da ridere, così rispondiamo: "Noi! Siamo
noi che decidiamo di voler vedere questo mondo nei suoi aspetti più veri, anche
se a volte molto crudi che ti stringono la gola, come l’arrivo nella gigantesca,
colorita, assordante, affascinante, pazzesca Dehli, che ci ha mostrato la realtà
cruda dei suoi abitanti più poveri e moribondi che convivono con nuovi ricchi.
Abbiamo mangiato nei piccoli locali e camminato per piccole e povere viuzze
della città vecchia, dove la gente operosa si ingegna e lavora per tutta la
giornata come piccole migliaia di formichine sempre in movimento.
A Delhi siamo arrivati alle 3 di mattina con un volo passando per l’austero
aeroporto di Mosca.
Ad attenderci, oltre alle nostre jeep abbiamo trovato anche un caldo umido e
soffocante che marcava di sudore i nostri goffi movimenti di persone assonnate,
mentre trascinavamo gli scatoloni delle bici nel piazzale all’uscita
dell’aeroporto.
E’ notte fonda e percorriamo circa 40 minuti di strade trafficate solo da
numerosi taxi e piccoli sgangherati risciò a motore (i tuc tuc). Una sosta per
recuperare qualche ora di sonno in un albergo della periferia. Il nostro
avvicinamento non è ancora terminato, ci aspettano ben 17 ore di autobus.
570 km di strade tortuose e rese ancor più strane dalla guida, che a noi sembra
pericolosissima, degli innumerevoli autisti di camion che si superano in
continuazione sia sui rettilinei che sui tornanti.
Sono sempre contromano fino allo sfiorarsi all’ultimo secondo, una sorta di
rulet russa. Ma tutto ha un senso e questo è un modo di guidare collaudato,
sembra tutto organizzato: infatti, gli incidenti sono pochi rispetto alle
migliaia di mezzi che si muovono. Siamo tutti svegli e guardare queste
situazioni dal grande parabrezza del guidatore che ci è davanti, ci sembra di
essere in un cinema mentre guardiamo il grande schermo sgranocchiando ogni tanto
qualche cosa. A volte ci dimentichiamo…. ma siamo noi i protagonisti!
Il villaggio di Manali ci aspetta..
Manali, la “Madonna di Campiglio” dell’India, è un villaggio tra i boschi e i
meli carichi di frutta.
E’ il nostro punto di partenza.
Oramai ci siamo! Dopo aver testato la gamba e percorso 65 km lungo la sua valle
a 2000 m, oramai si legge negli nostri occhi l’impazienza di cominciare la
nostra spedizione che prevede di superare il Passo Rothang, di 3990 m. Da Manali
dobbiamo percorrere 51 km di salita continua, che decidiamo di fare in 2 giorni,
montando così il primo campo a quota 3300 dopo 35 km.
Nicoletta non parte con noi, ma ci raggiunge 2 giorni dopo con un’altra jeep. Ha
avuto un leggera congestione e non è in grado di pedalare, così è rimasta in
hotel a Manali.
E’ il periodo dei monsoni, un anno anomalo questo.
Le piogge, che solitamente vengono fermate dalle prime alte montagne della
catena Himalayana, hanno scavalcato questa barriera e sono arrivate fino a Leh
causando grandi disagi e preoccupazioni.
Anche noi veniamo sorpresi il primo giorno da acquazzoni violenti e io e
Vittorio, che pedaliamo insieme nel momento di pioggia più violento, cerchiamo
riparo sotto una roccia che sembra abbia un tetto sicuro. Non è così: dopo
qualche minuto piccole fontanelle ci bersagliano e scorrono sulle nostre giacche
e bici.
Io rido nel vedere Vittorio che si protegge come un gufo in una piccola grotta
trovata nella parete.
Fortunatamente il mal tempo ci ha sorpreso solamente qualche notte mentre
eravamo nelle nostre tende, ma era un piacere essere nella nostra igloo e
sentire picchiare le grosse gocce sul telo esterno.
A Gramphu usciamo dalla strada principale, la mitica e classica “Manali-Leh”,
una deviazione a destra ci porta a seguire il fiume Chandra che si insinua tra
le alte montagne della Lahaul Valley. E’
una bella emozione pedalare e sentire finalmente le nostre ruote artigliate
premere sui sassi e sulla terra secca. Qualche volta guadiamo portando la bici
in spalla e camminando sui sassi più grossi, facendo attenzione a non barcollare
per non cadere e bagnarci; qualche volta siamo in mezzo a giganteschi greggi di
pecore che ci avvolgono da ogni parte e quelle arrampicate sui ripidi pendii
sopra di noi ci fanno cadere sassi addosso. Giorno dopo giorno ci guadagnammo km
e km su questa pista sterrata che sembra fare una gara alla pari con il fiume
2/300 m sotto. Stesse curve, stesse montagne, stesso ambiente arido, stessa
atmosfera selvaggia!
La danza di questi due serpenti lunghissimi, che ci accompagna per diversi
giorni, ci porta a visitare piccoli villaggi e luoghi molto suggestivi, dal
sapore antico.
Il tempo è buono e il sole a 4000 m ci scotta la pelle e le labbra, ma le creme
che ci spalmiamo per proteggerci si consumano velocemente tanto che quando
arriviamo al campo qualche parte del nostro corpo è rossa e brucia.
I campi tendati erano sempre in luoghi aperti e vicino al fiume che lasciavamo
al mattino. Dopo un’abbondante colazione il rito era riavvolgere il materassino,
rimettere il sacco a pelo e il nostro materiale nelle grandi sacche per poi
sistemarlo sulla jeep “ammiraglia” e ritrovarlo poi al campo successivo.
Smontare le nostre tende era un piacere che ci portava via un pò di tempo, ma
avevamo fretta? Per fare cosa? Quale era l’appuntamento?
Fare il viandante-viaggiatore-esploratore-fotografo-…vivere? E allora? Ognuno di
noi prendeva il giusto tempo e preparava il “cavallo” per la giornata.
La Spiti Valley è oltre la grande porta in muratura che è sulla strada. La porta
colorata, con disegni e grandi scritte tibetane, fa da cornice al piccolo
villaggio di Losar. Tipico villaggio buddista con case di sassi dai tetti piatti
carichi di sterpaglie, rami e sterco. Lo sterco è anche l’indispensabile
combustibile che verrà utilizzato in inverno per alimentare le piccole stufe al
centro delle abitazioni dove le famiglie concludono il quotidiano ogni sera
nella penombra di una fiocca luce. E questa situazione si ripete lentamente da
centinaia di anni.
Qui ci sono anche dei militari………..
|