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Medicina non Convenzionale e Tecniche Naturali

Associazione Medica per lo Studio dell’Agopuntura

A cura di: Associazione Medica per lo Studio dell’Agopuntura

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Le psicalgie

Secondo il Consensus Statement della Società Italiana di Medicina Psicosomatica, promulgato nel 1997, si definisce “psicalgia” un dolore sine materia, ovvero una condizione clinica non giustificata da reperti obiettivi clinici o strumentali, che mima entità nosologiche note (tipo sciatica o angina) o che non corrisponde all’anatomia (dolori a guanto o a calza). Rientrano in questa categoria molti casi di low back pain, le nevrosi post-traumatiche psicogene, la sindrome dell’ “arto fantasma" (dolore urente all’arto amputato), i dolori boccali da mancato adattamento alla protesi dentaria, le fibromialgie, la glossodinia e le stomatopori (bruciore delle fauci).

 

Le psicalgie rientrano fra i cosiddetti disturbi somatoformi: situazioni croniche che assumono una fisionomia prettamente o esclusivamente somatica senza una somatopatogenesi chiaramente dimostrabile. I pazienti che lamentano questo tipo di disturbo passano di medico in medico generando quell’abitudine inveterata ai nostri giorni che gli anglosassoni hanno chiamato "doctor shopping" e che rivela da un lato la difficoltà del loro trattamento, dall’altro l’esistenza di un irrisolto problema attuale di tipo socio-sanitario. Queste condizioni, ritenute oggi di tipo psicosomatico, hanno spiegazioni scientifiche e psicodinamine così complesse da aver dato vita ad una nuova branca della scienza medica definita psico-neuro-endocrino-immunologia.

 

Lo studio della mediazione tra cervello, vita emozionale e modificazioni dei principali sistemi biologici dell’organismo è andato sviluppandosi sempre più a partire dagli anni ’30 ad oggi, fino ad arrivare ad una vera e propria fondazione delle basi scientifiche della psicosomatica attraverso l’identificazione di precisi canali del rapporto mente-corpo. Oggi si parla di un "guaritore interno", cioè di un dialogo costante tra la mente e il sistema immunitario; pensieri e sentimenti hanno ripercussioni biochimiche potenti e spettacolari su salute e malattia. Più di quanto possano i farmaci . In base a questa ipotesi varie MnC possono risultare utili nei disturbi psicosomatici. Fra queste quelle che, sotto il profilo dell’evidenza clinica, sembrano più indicate sono: agopuntura, tecniche meditative (yoga, zen, meditazione trascendentale), musicoterapica, danzoterapia, arteterapia, pet-terapia, terapia occupazionale, ipnosi. Il micromassaggio energetico estremo-orientale sembra rivestire anch’esso una grande utilità , anche perché si concentra molto su un diretto e “fisico” rapporto fra terapeuta e paziente.

 

Tornando al nostro tema, va ribadito che i disturbi somatoformi dimostrano la stretta interconnessione fra "algia primaria" e squilibri psicocaratteriali (ansia più spesso e a volte depressione) ed aprono importanti questioni di fondo nella relazione medico/paziente, come fondamento centrale ed irrinunciabile per la riuscita di una terapia . Pertanto la massoterapia, fatta di contatto anche fisico fra terapeuta e paziente, consente un opportuno feeling che, in larga misura, contribuisce alla riuscita della terapia. Anche se ci siamo occupati di massaggio in campo antalgico e nelle affezioni psichiche, la nostra esperienza si è concentrata soprattutto sull’agopuntura. Due anni fa abbiamo riferito di una esperienza sia teorica che clinica nelle cosiddette psicalgie, precisando, in primo luogo, che, a differenza dei disturbi fittizi o della simulazione, la produzione dei disturbi somatoformi non è sotto il controllo della volontà ed il soggetto non prova la sensazione di poter controllare i sintomi.

 

Nell’attuale nosografia psichiatrica, le psicoalgie sono distinte in:
- Disturbi di somatizzazione
- Disturbi da dolore psicogeno


Nell’interpretazione dei sintomi in Medicina Tradizionale Cinese (MTC) non si considera la differenza tra sindromi algiche di origine psichica o fisica: entrambe provocano sofferenza e vengono interpretate come un segnale dell’individuo che testimonia la presenza di un’alterazione energetica, l’esistenza di uno squilibrio della circolazione del Qi vitale. La genesi del dolore in MTC è in parte spiegata nel cap.39 del Su Wen: “Se il freddo penetra in un meridiano causa un rallentamento, un congelamento e un blocco della circolazione… l’arresto della circolazione del Qi causa dolore acuto”. La stasi del Qi determina dolori acuti e mobili, mentre la stasi di Sangue sviluppa dolori fissi, sordi e continui . I disturbi di somatizzazione sono legati per lo più a Stasi di Qi e si avvalgano della tecnica Radice-Nodo sull’Asse Shao Yang (44GB-19SI), più il punto GB37 (eventualmente con martelletto), in caso di spiccata forma depressiva.

 

Le algie relative al disturbo da dolore psicogeno hanno la caratteristica di essere fisse, continue, sorde e di durare nel tempo. Da un punto di vista energetico il disturbo è determinato da una Stasi di Sangue. Il Sangue è il luogo dove risiede lo Spirito, lo Shen, inoltre le emozioni sono intimamente legate al Sangue, ed un eccesso di emozioni altera la circolazione del Qi ma soprattutto del Sangue. Punti efficaci (soprattutto in moxa) sono PC6, BL17 e, nei casi più severi, BL43 e 53, punti in grado di “nutrire affettivamente l’individuo” ed equilibrare la coppia Qi/Xue. Applicando questi due schemi differenziati su un gruppo di 20 individui adulti di ambo i sessi, abbiamo risultati positivi nel 70% dei casi (Graf. 1). Va detto che, avendo potuto applicare il massaggio energetico (Yang Ming nella Stasi di Sangue; Shao Yang in quella di Energia), prescrizione farmacoterapiche (Tao Hong Si Wu Tang più piante sedative come Biota orientalis, Ziziphus jujuba, ma anche Passiflora, Tilia, Crataugus, ecc .) e dietetiche (alimenti dolci e piccanti o freschi, ovvero caldi e tiepidi ), i risultati positivi sarebbero potuti essere ancora migliori.

 

Un altro dolore “sine materia” di cui ci siamo occupati a più riprese negli ultimi 4 anni è la fibromialgia. Nonostante l’indubbio interesse e la continua ricerca di nuove acquisizioni nel campo della diagnostica, della terapia, della prognosi, dell’influenza di fattori psicologici e neurologici, la fibromialgia (FM) ancora oggi è oggetto di molte discussioni. In particolare è fondamentale riuscire ad escludere altre patologie che possono presentare una sintomatologia simile. Circa il 10-12% delle persone affette da fibromialgia lamenta un dolore cronico diffuso, è più frequente nelle donne e con una incidenza che aumenta in modo direttamente proporzionale all’età. La maggior parte delle persone che presentano una sintomatologia di questo tipo non sono classificabili come soggetti affetti da una specifica patologia muscoloscheletrica, ed è proprio per rendere possibile questa classificazione che è stato coniato il termine fibromialgia, inteso come dolore muscoloscheletrico persistente, idiopatico e diffuso.

 

Come per tutte le altre patologie anche per poter fare diagnosi di fibromialgia è necessario riscontrare nel paziente una serie di sintomi, il più importante dei quali è appunto il dolore diffuso non attribuibile ad un disordine muscoloscheletrico di tipo infiammatorio o degenerativo. Quanto detto aiuta a comprendere che questo tipo di patologia viene diagnosticata attraverso un criterio di esclusione, non essendoci dei ’’marker’’ caratteristici della malattia. Il riscontro di iperdolorabilità a livello dei tessuti molli serve a validare la diagnosi. Utilizzando i più recenti criteri di classificazione si è arrivati a stimare la frequenza della FM pari al 2% nella popolazione generale, con una frequenza maggiore nella donna (3-4%) rispetto all’uomo (0.5%), frequenza che aumenta in modo considerevole nel gruppo di soggetti di sesso femminile con un’età compresa tra i 60 ed i 79 aa (7%). Dal punto di vista clinico la migliore procedura da seguire quando ci si trovi di fronte ad un soggetto che si pensa possa essere affetto da FM, consiste nel porre delle domande al paziente circa il tipo e la variabilità del dolore, così da poter fare già una diagnosi differenziale tra FM e patologie infiammatorie. Bisogna poi cercare di ricostruire nel modo più dettagliato possibile la storia clinica del paziente e valutare la presenza di sintomi quali insonnia o cefalea. All’esame clinico risulterà, oltre alla sintomatologia descritta in precedenza, un quadro di facile affaticabilità e di dolorabilità diffusa a livello muscoloscheletrico. L’associazione tra FM e depressione maggiore è evidente quando vengono considerati i sintomi comuni alle due patologie, come facile affaticabilità, disturbi del sonno e disordini cognitivi. Inoltre i pazienti affetti da FM hanno mostrato un sensibile miglioramento della loro sintomatologia dopo essere stati trattati con farmaci antidepressivi. Tuttavia i motivi dell’associazione tra FM e depressione rimangono in parte sconosciuti; si è pensato che un soggetto affetto da FM potrebbe, a causa del dolore diffuso e della invalidità causata dalla malattia, andare incontro ad un episodio depressivo; nel caso in cui invece il paziente manifesti come patologia primitiva la depressione si è portati a credere che questa determini la FM attraverso un meccanismo di tipo picosomatico. Inoltre gli stessi meccanismi che determinano la depressione (ad esempio alterazioni a livello del sistema serotoninergico) potrebbero determinare la FM.

 

Le ricerche condotte finora non hanno potuto dimostrare una patogenesi muscolare della malattia spingendo i ricercatori a concentrare i loro sforzi verso il campo della neuroscienza. I pazienti affetti da FM mostrano infatti un comportamento di ’’iperreattività’’ sia nei confronti di stimoli dolorosi che uditivi. Si può quindi postulare che i pazienti affetti dalla malattia hanno una alterazione qualitativa del meccanismo della nocicezione, affermazione sostenuta inoltre anche dal fatto che i soggetti affetti da FM sembrano presentare alterati valori di sostanza P e di peptidi antinocicettivi a livello del liquido cerebrospinale. L’imaging cerebrale suggerisce inoltre un’alterazione della perfusione del talamo e del nucleo caudato nelle donne affette da FM se paragonato con i risultati ottenuti analizzando soggetti sani. Oltre alle alterazioni citate bisogna ricordare quelle relative alle onde lente registrate durante il sonno: l’alterazione più frequente sembra essere quella relativa alla presenza di onde alpha durante la fase non-REM. Le ricerche più recenti hanno mostrato inoltre un’alterazione di vari neuroormoni nei soggetti affetti da FM. Tra questi vanno menzionati l’esagerata risposta coricotropinica al CRH e diversi disturbi dell’attività simpatica. Tra le terapie proposte per curare la FM vanno citati i farmaci capaci di agire a livello del SNC, e tra questi gli antidepressivi triciclici, in particolare l’aminotriptilina idrocloride, che comunque si sono dimostrati non particolarmente efficaci nel lenire il dolore nei pazienti affetti da FM. Risultati promettenti sono stati ottenuti combinando questa classe di farmaci, gli antidepressivi triciclici, con la fluoxetina idrocloride, anche se in altri trials l’utilizzo di farmaci inibitori selettivi del re-uptake della serotonina non ha ottenuto gli effetti sperati. Oltre alla terapia farmacologica molti esperti suggeriscono che la terapia debba basarsi sulla riabilitazione fisica, meglio se combinata a terapie di supporto psicologico di tipo comportamentale.

 

Di nuovo secondo l’opinione degli esperti terapie alternative quali l’idroterapia e l’agopuntura possono essere utili in alcuni casi. Secondo l’attuale orientamento in MTC : il cattivo nutrimento del Sangue del Fegato è causa di fibromialgia. I punti più spesso usati sono GB34 e LR 3-8. Il 34 GB eliminale Ostruzioni nel Meridiano, il punto 8LR scaccia il Freddo, il punto 3LR Tonifica il Sangue di Fegato e svolge un ruolo antispasmodico. Altri punti impiegabili sono:


- 6 LR: Punto di Distruzione, da usarsi in caso di forte irritabilità
- 47BL: punto Ben Shen che si usa per contrastare le contratture tendinee.


Tuttavia, usando questi schemi, anche congiuntamente a prodotti omeopatici , non abbiamo ottenuto buoni risultati. Tre anni or sono abbiamo dimostrato che, invece, l’uso dei Punti Chiave di Yang Wei Mai e Dai Mai, congiuntamente ai cosiddetti Punti Motori Muscolari, è in grado di migliorare quadri fibromialgici a chiara impronta psicosomatica . Abbiamo ottenuto, con questo schema, risultati positivi nel 75% dei casi trattati che, comunque, hanno dopo luogo, dopo sospensione della terapia, a recidiva in 1-3mesi. L’abbinamento, invece, con un forma di Massaggio Energetico Tradizionale Indonesiano (Sea Malay), ha prodotto, su casistiche più ampie e significative, risultati altrettanto validi e molto più stabili nel tempo . Sulla scorta poi, di osservazioni di Gerard Guillaume (desunte da classici cinesi del periodo Ming), abbiamo trattato (dal giugno al dicembre 2003), otto individui (sei donne e due uomini) di età compresa fra i 58 ed i 67 anni, affetti da forme fibromialgiche non gestibili, per ragioni varie con trattamenti farmacologici. Usando i cosiddetti Sette Dragoni Esterni e Sette Dragoni Interni abbiamo avuto risultati molto soddisfacenti e stabili nel tempo (Graf. 2).
 

Autori:

Carlo Di Stanislao, Rosa Brotzu, Maurizio Corradin, Dante De Berardinis, Carlo Dammassa, Guido Bernardini

Indirizzo per chiarimenti
Carlo Di Stanislao
E-mail: amsaaq@tin.it 
 

 


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