Shopping

Sport & Fitness

 
Fai di Beltade.it la tua Home Page
Aggiungi Beltade.it ai Preferiti

powered byGoogle

Web

Beltade

sabato 20 aprile 2024
   SPOT

Tipicoshop.it prodotti tipici regionali al giusto prezzo
   LE ALTRE NEWS

L’Associazione Sportiva Dilettantistica NATURAID “SULLE STRADE DELL’AVVENTURA”.

Naturaid nella Sicilia Barocca 2007

Nuova avventura Naturaid: Speleologia nella grotta in Sardegna

Nuova avventura Naturaid: 24 ore di MTB di Campiglia D’orcia

3° Naturaduno Val Lomasone 2007

Una nuova avventura per il gruppo dei Naturaider.

Il 3° NATURAID Marocco è terminato

News del 9 novembre



La gara è partita!!!

Vai alla pagina: [1] 2 3 4

Avventure nel mondo

A cura di: Maurizio Doro

Stampa!


Sempre più appassionante l’avventura in Canada...

Eagle Plains, 5 luglio 
So che oggi mi aspetta una giornata lunga, anzi lunghissima, ma luce ce n’è finché si vuole e non mi preoccupo.
Perciò faccio una gran colazione perchè poi durante la giornata non mangio mai nulla di troppo elaborato e appetitoso, se non frutta secca, biscotti, e barrette che ho comperato a Dawson... e fanno proprio schifo. Una tazza di cioccolata con latte, riempita con frutta secca e poi 3 buste di pasta, la mia roba disidratata. Questa si che è buona. Nonostante ciò, sento e vedo che ho perso peso e la mia faccia è segnata dalla gran fatica. Un polacco molto simpatico si è fermato anche lui in questo posto. E mentre facciamo colazione ci raccontiamo le nostre avventure. E’ un fotografo ed è qui per fare un servizio fotografico con tanto di macchine, obiettivi e zoom professionali, io nei suoi confronti sembro uno zingaro con la mia attrezzatura, ma nonostante tutto è meravigliato dall’avventura che sto realizzando molto velocemente e dalla quantità di materiale che riesco a mandare in modo autonoma e senza il supporto di un’équipe. Guarda il mio satellitare e il pannello solare per la carica delle batterie. E’ straordinario, ma come fai? mi chiede. Io che non pedalo, faccio solo foto, quasi non ho il tempo di mangiare. Tu pedali, devi farti da mangiare, montare la tenda, filtrare l’acqua, fai foto, fai film, scrivi, mandi tutto con il computer e il telefono. Ma come fai? Una cosa hai dimenticato, gli dico: il dormire. Ecco dormo poco, così mi avanza tempo, dormirò quando sarò a casa, in Italia.

Alle 9:30. Un saluto, anche lui prosegue per Inuvik, carico la bici e via. La strada è bella e anche se ha cominciato a piovere la temperatura non e troppo bassa, solo 12 gradi. Passo tra un bosco di pini bassi e fragili. Fortunatamente i primi 60 km è quasi tutta pianeggiante e sono così veloce che penso quasi di arrivare molto in fretta e prima di cena. Costeggio prati verdissimi e mi fermo spesso a guardare gli uccelli. Poi la prima salita, non finisce più, continua ad alzarsi e salire sulle colline dolci. Inesorabile, mi fa scendere alcune volte perchè è molto lunga. E poi sembra di arrivare, e spiana un attimo... e poi ancora una dolce collina. e su ai 5-6 km orari con il rapporto più agile.

Ho la bici così carica che una saldatura del portapacchi si e rotta. Fortunatamente me ne sono accorto e ho cercato di ripararla fissandola con una corda. Sembra che tenga. Dall’alto di queste colline lo spettacolo è grandioso. Un mare, un oceano di altre colline davanti a me, con la strada che si insinua tra queste e a volte ne raggiunge la cima. Poi il colore nero dell’ombra delle nuvole le da un tocco speciale, come una pennellata d’artista... E’ uscito il sole, fortunatamente, e mi asciuga la roba che ho intorno. E su e giù per ore, ore, le mie gambe cominciano a patire. Facevo fatica in canoa, ma avevo tantissimo tempo perchè svolgevo molti lavori mentre mi portava la corrente del fiume. Qui, invece, se solo stacco la mano dal manubrio per scacciare una zanzara, perdo l’onda e sento il materiale sul portapacchi che dall’ondeggio tocca il copertone e rischio di cadere. Le ore passano e poche macchine sono passate. Qualche camion e 5-6 camper, questa mattina.

Ora sono completamente solo da un bel pezzo, ma la situazione non mi spaventa, ho altre compagne che mi fanno compagnia e mi ricordano che sto vivendo una grande avventura: la stanchezza, la fame, la sporcizia, la sonnolenza, l’acido lattico nei muscoli, le ginocchia sofferenti, il mal di c..., il sudore negli occhi, il male alle mani, tutte situazioni che mi fanno compagnia, mi sono abituato, mi fanno solo male fisico, non le devo considerare, non sto lottando con loro. Non è ne più ne meno di quello che ho gia vissuto e che pensavo di trovare. La mia psiche è nel suo ambiente ed è tutto accettato. Ho il tempo di assaporare queste situazioni di dolore e dimenticarmene per pensare a tutte le persone care. So che tantissima gente mi è vicina. Pedalo e penso, penso e pedalo, sono le 2 di mattina, fa freddo e oramai il mio fisico viaggia in automatico, ho fatto più di 150 km e oltre 3000 m di dislivello.

Sono senza dolore o, forse, sono tutto un dolore? Un vecchio camper si ferma. Due pensionati scendono e si avvicinano. La signora mi tocca e sembra volermi coccolare. Mi invitano insistentemente nel loro camper anche perché siamo assaliti dalle zanzare. Io mi sono abituato e ho la faccia gonfia, ma loro sono in maniche corte.
Mi preparano dei panini. Ne divoro 4 e bevo 2 coca cola. Abitano nella provincia di Nova Scotia. Un’isola che ha la particolarità, mi hanno detto, di un’alta marea che si muove di 25 m. Stanno girando, da pensionati, per alcuni mesi. Prima di salutarci, la signora mi dà ancora dei biscotti e dei panini da portar via.
Torno fuori, tra le zanzare e il freddo. E’ dura ricominciare alle 2:30 vedendo allontanarsi nel nulla la sagoma di un camper comodo e caldo. Sono ancora solo. No ho le mie colline da pettinare e ritagliare con le ruote. Luci oltre una collina, sto arrivando a Eagle Plains. Alle 4:00 di mattina sono a metà strada. Qui si trova un Motel con ristorante e un benzinaio. E’ un lusso. Alcuni camper sono parcheggiati e qualche tenda è piantata. Cerco un posto anche per la mia. Mi muovo molto piano, sono veramente stanco. Entro nel sacco a pelo, con il sudore sul corpo che sembra colla.
Buona notte
Mauri

------------------------------------

Rock River Campground, 6 luglio
Quando mi alzo, sono le 8:00 circa. Non ho molto sonno, ma sono stanco. Non me ne accorgo, ma sicuramente l’adrenalina che ho in corpo mi tiene in carica. Devo stare in ogni caso molto attento e controllare anche questa situazione perchè quasi non ho voglia di mangiare e di bere. Ma lo faccio regolarmente e quando posso riempio lo stomaco con tutto quello che trovo. In questo caso posso fare una colazione mega, con hamburger, salsicce, uova bacon e formaggio. Che lusso!

Sistemo e riordino la mia roba. Ricarico le batterie e il telefono satellitare che mi serve per agganciare il satellite Iridium e spedire il materiale fotografico. Vengo a sapere che si può fare una doccia calda. Nooo! Che spettacolo! Mi sento così sporco che mi butto sotto e ci sto molto, continuando a strofinarmi e a grattarmi fino a far riaffiorare il prurito delle punture delle zanzare da goderne quasi. Sono come nuovo e prima di ripartire mangio un’altra volta abbondantemente.
La giornata è splendida ed ho quasi caldo, appena risalgo un’altra collina. Oramai mi sono abituato a convivere con questi saliscendi. I paesaggi sono fantastici, splendide vedute su praterie, verdissime, punteggiate di fiori viola e gialli. Dall’alto di queste colline, a volte, vedo un fiume dall’andamento danzante che si allontana in qualche valle laterale per lasciare il posto all’orizzonte verde del bosco. Sembra di volarci sopra perchè la strada è sempre sopraelevata di qualche metro dal materiale che hanno utilizzato per rendere il fondo stabile.

La solitudine mi accompagna, oggi non sono passati neppure i grossi camion. Posto da orsi. E’ qualche giorno che non ci penso, ma ho sempre tenuto la solita attenzione la sera, quando mi fermavo, riguardo al cibo. Sulla bici ho il campanello che annuncia la mia presenza e a portata di mano la bomboletta spray al pepe. Dalla strada, quasi non lo vedo perché spesso pedalo attento con lo sguardo avanti a me. Ma d’istinto mi giro: il suo viso e il suo sguardo incrociano i miei. Non ho paura, ma ringrazio che non sono in salita ai 4 km orari. Un orso nero, non sembra grosso, ma spingo sui pedali, quando mi giro sono lontano e lo vedo con 2 piccoli entrare nel bosco. E’ casa sua e si muove con calma. Per qualche ora il mio pensiero era fisso lì, e non potevo fare a meno di guardarmi intorno in continuazione e, quando la tensione cresceva, suonavo il campanello molto forte.

Passo in prossimità di un incendio, l’orizzonte ora è marrone, pedalo per qualche ora e mi rendo conto che era veramente grosso. L’odore è molto forte e vedo anche una fumarola ancora attiva. Qualche giorno fa la strada era chiusa. Neanche le zanzare resistono, qui, fortunatamente per un po’ mi lasciano in pace. A loro piace aggredirmi quando mi fermo o sono in salita e vado
piano. Sono centinaia e mi lasciano solo se la mia velocità supera i 10-12 km orari. Prima di arrivare a Rock River Campground mi sorprende un forte temporale, ma oramai ci siamo. So che c’è una baracca e potrò accendere il fuoco per asciugarmi, mangiare e dormire su un tavolone.
Ore 1:30. Buona notte
Mauri

---------------------------------------

Campo manutenzione strada. Container lavoratori, 7 luglio
Il tempo questa notte era molto brutto. Ha piovuto ininterrottamente e la temperatura si è abbassata. Questa mattina tira anche un forte vento che passa tra le zanzariere della baracca, che non ha finestre da chiudere. Mi accendo il fuoco e mi preparo una colazione abbondante. Ho l’impressione che sarà una giornata veramente dura. Piove, ma, io sono coperto. Sono pronto per partire, quando vedo arrivare un tipo in moto. Appena vede il fumo del camino e me, mette la moto sul cavalletto ed
entra. Un uomo sulla sessantina e con grande spirito. E’ tutto bagnato ed ha il casco sporco di fango, ma ha una tuta molto grossa e sta bene. Mi dice che la strada è tutta un fango ed è molto difficile guidare la sua 650 perchè sbanda molto. Beviamo un caffé insieme e siamo pronti per partire. Ciao, buon viaggio e buon divertimento e fai attenzione, ci diciamo a vicenda. Comincio subito affrontando una salita molto ripida. Quasi non mi accorgo delle condizioni atmosferiche perchè sono appena partito e sono caldo. Ma poco dopo mi rendo conto che il tempo passa e i km no. Il vento è frontale e la pioggia fredda mi bagna il viso. Sono costretto ad avanzare con la testa piegata e il cappuccio che mi copre la faccia. Se almeno non ci fosse il vento.

La temperatura è 1 grado e il vento dà l’impressione che sia ancora più bassa. Il mio corpo è al caldo ma le mani sono gelide anche con i guanti. Tiro le maniche della giacca fino ad allungarle e avvolgerle per ripararle dal vento e non bagnare troppo i guanti. Spingo su quasi tutte le salite perchè le raffiche sono troppo forti e mi fanno ondeggiare. Una di queste, veramente violenta, mi apre il cappuccio e mi fa volare il cappellino sopra il foulard termico. Vola lontano, giù per la scarpata. Non ho voglia di scendere a cercarlo. Ogni tanto mi fermo a bere o a mangiare e mi metto di schiena, impuntato. Penso che forse potrei tornare indietro, al campo, ad aspettare con un bel fuoco acceso. Ma no, quando sarò veramente esausto pianterò la tendina. La nebbia si fa fitta e su una salita, in lontananza, intravedo delle luci di macchine o camion. Che ci sia un incidente? Una frana? Che si siano fermati tutti per la nebbia? Qualche decina di minuti dopo, arrivo e vedo che è un campo di lavoratori.
Senza che io dica nulla mi chiamano e fanno cenno di entrare nei loro container che sono adibiti a camere, cucine, mense, laboratori. Sono super attrezzati e la tecnologia che hanno è all’avanguardia.
All’interno trovo anche il motociclista. Si è fermato anche lui. Vuol tornare indietro e riprovare domani. Mi offrono da mangiare e roba calda da bere. 18 km in 3 ore 45. Non so quanto rimarrò qui. Forse anche per la notte. Dicono che il tempo non migliorerà fino a domani.
Mauri

---------------------------------------

Tsììgehtchic, 8 luglio 
Sono rimasto al caldo in un laboratorio, la nebbia era troppo fitta, pioggia e freddo mi hanno convinto a rimanere. Non ho dormito granché perchè c’era un via vai di persone e macine per i sassi e le analisi che facevano erano rumorosissime. Mi hanno dato persino i tappi.
In ogni caso ero steso sul pavimento nel mio sacco a pelo, al caldo. Mac ha finito il turno alle 6 e mi dice che mi accompagna in Jeep fuori dai campi di lavoro per una trentina di km, perchè è troppo pericoloso con questo tempo, la visibilità è scarsa e i camionisti sul percorso sono stanchi, la mattina. Non piove e la temperatura è un po’ più alta di ieri sera, 8°. Sbanda anche lui con la Jeep e procediamo piano. Qualche km dopo raggiungiamo un passo e la regione dello Yukon è finita, la Dempster prosegue in un’altra regione, Territori Del Nord Ovest. Ma la nebbia non cede.
Mac è un giovane canadese di 22 anni e si guadagna così i soldi per fare l’università.
Dopo circa 30 km mi lascia su un discesone. Ci salutiamo e lo ringrazio regalandogli una maglietta.

Non mi ricordavo quasi più del carico sulla bici. Devo fare attenzione a non prendere troppa velocità. Il portapacchi si è rotto in alcuni punti ed è tenuto insieme con della corda. C’è nebbia a sprazzi, ma almeno non piove e non c’è vento, che goduria. La tendenza della strada è quella di abbassarsi, ma le dolci salite ci sono ed ora, dopo una settimana intensa, le mie gambe le sentono ogni volta. Dopo circa 50 km un traghetto mi porta in pochi minuti oltre il fiume Peel River. Il tempo si è messo al bello e quando arrivo al villaggio indiano di Fort McPherson c’è il sole e fa caldo.
All’unico locale, quasi una cucina, vicino al distributore, mangio uova e salsicce. Tutti mi guardano, ma non sono morbosi. Mi salutano e mi chiedono da dove vengo. Prima di partire do sempre un’occhiata generale alla bici. Un raggio rotto! La ruota è un po’ scentrata ma la sistemo velocemente. Poi anche il mozzo della ruota anteriore è allentato e ha gioco. Ma roba da poco. Niente di grave, fortunatamente, e questa pista veramente bella mi da una mano.

Quando la pista mi porta su qualche collina vedo l’orizzonte verde e numerosi laghetti e intravedo pure il delta del fiume Mackenzie. La giornata si è messa proprio al bello e fa veramente caldo, sono circa 18° e sudo. Mi da quasi fastidio questo caldo. Dopo 113 km finalmente arrivo sul fiume Mackenzie. Mamma mia che grande. Un’altro traghetto e sono al piccolo villaggio indiano di Tsììgehtchic. I lavoratori del traghetto mi indicano un buon posto dove mettere la tenda. Vicino alla piccola chiesa c’è un piccolo prato che da la vista proprio sull’apertura del fiume Mackenzie.
Che vista ragazzi, poi il sole scende proprio di fronte a me e assisto a un tramonto meraviglioso. Alle 2 di notte il sole basso fra le nuvole le colora di sfumature che vanno dal giallo, al rosso, al rosa.
Riesco a difendermi dalla gente curiosa e dalle zanzare rintanandomi nella mia tendina.
Buona Notte.
Mauri

--------------------------------------

Inuvik, 9 luglio 
Quando mi alzo questa mattina, ho una spiacevole visione. Non vedo più il mio fornellino per cucinare. L’avevo lasciato vicino ad alcuni sassi con la pentola. Era pronto per questa mattina. Questo mi dispiace perchè è necessario per continuare il mio viaggio. Mi dirigo allora verso una piccola casa marrone. Un cane all’improvviso sbuca e mi abbaia, fortunatamente è legato. Il suo
abbaiare fa arrivare alla porta una signora indiana, e dopo averle spiegato la mia situazione e chiesto dell’acqua calda mi fa entrare. Insiste nel farmi la colazione a base di carne e uova. Beverly con la sigaretta in bocca mi indica le carte e vorrebbe giocare con me, si comporta come se ci conoscessimo da sempre. Mi fa vedere un po’ la piccola casa e, aprendo la porta di una camera, anche i 2 figli che stanno dormendo. Il marito lavora in qualche miniera, lontano, in un altro villaggio del nord.
Parliamo del mio viaggio, è contenta, mi ascolta volentieri e mi da dei consigli.

Poi una cosa che non mi aspettavo. Mi offre casa sua a Inuvik dove vive in inverno, e mi dice che ci posso stare quando arrivo questa sera. Telefona al fratello e lo avverte del mio arrivo. Un gesto che mi lascia con il batticuore. La fiducia esiste ancora in alcuni luoghi. Noi la stiamo rovinando giorno dopo giorno, nel nostro mondo. Non abbiamo più necessità degli altri (apparentemente) e ci permettiamo di trattarli male. Qui ognuno ha bisogno sempre degli altri.

Ho saputo dell’attentato a Londra.

Riprendo il traghetto per andare dalla parte opposta e racconto del furto ai lavoratori. Subito un giro di chiamate con le radio per avvertire il capo del villaggio. Non mi fanno scendere, sono sconcertati da questo gesto. E torno indietro al villaggio. Il capo del villaggio, un tipo distinto e rispettato, mi porge la mano e si scusa, farà il possibile per rintracciare il mio fornello. Gli dico che ne comprerò uno a Inuvik, non ho tempo per aspettare, ho molta strada da fare. Lui insiste che bisogna risolvere questo grave problema. Lui stesso mi accompagna al villaggio in macchina e ancora per radio chiama alcuni collaboratori. 30 minuti e una mamma accompagna il figlio grande con una bacchetta in mano. E’ lui il colpevole e mi riconsegna il fornello. Tutti si scusano e io dico di non essere troppo severi.

Mi aspetta una lunga strada, fortunatamente quasi tutta pianeggiante. Passano molte macchine perchè in questi paesi ci sono molti lavoratori e pescatori. Lungo la strada mi fermo in un campo di pescatori; mi regalano del pesce che stanno affumicando in una
baracca di legno. Fortunatamente il cielo è un po’ coperto e io pedalo bene. La zona è ricca di fiumi e molte sono le persone con la canna in mano. Un rettilineo impolverato, una macchia scura lontana, non è un orso, è troppo piccolo, si alza di scatto e corre via velocissimo, un lupo meraviglioso. E’ l’ultima cosa che mi offre questa pista. Ora sono veramente stanco, centinaia di salite che non mi aspettavo mi hanno demolito le gambe, e poi la pioggia e il vento, brutta stagione anche per i canadesi.

Ho pedalato molto in questi giorni; vedo le prime case, le prime officine, e poi il grandissimo cartello che indica la fine della Dempster Highway, un percorso molto difficile, non me lo aspettavo così impegnativo e con così tanto dislivello. Una pista che mi ha offerto tutto quello che mi poteva dare per renderla avventurosa. Polvere, terra, ghiaia, salite, discese, sole, pioggia, freddo, vento, incontri, animali, persone, la gioia per me biker.

-------------------------------------

Inuvik, 10 luglio
Ora mi trovo nella casa di Beverly, c’è un caos indicibile dentro, ma ho potuto fare una doccia caldissima e ho dormito sul divano. Che pacchia. Quando sono arrivato, ieri sera, mi aspettavano perchè sapevano del mio arrivo. Mi hanno aiutato a portare la bici e la roba in casa e se ne sono andati.
Questa mattina andrò in centro a chiedere come è la situazione sul fiume e sull’oceano, poi deciderò cosa fare.
Ciao Mauri
 

-----------------------------------

Check Point n° 15, 12 luglio
Prosegue la discesa di Maurizio, in canoa, del fiume Mackenzie. Ieri ha telefonato raccontandoci della fatica fatta per percorrere solo 50 km, da quando è partito da Inuvik. Il vento proveniente dal nord, molto freddo, e il fiume, molto agitato e melmoso, lo hanno rallentato. Più che un fiume è un dedalo di canali che aumentano man mano ci si avvicina al delta del fiume che sfocia sull’oceano artico.

Maurizio si trovava al Check Point 15, così chiamato da lui perché in quella zona non ci sono punti di riferimento, solo tundra e acqua a perdita d’occhio. Maurizio, avendo preparato accuratamente questa avventura sapeva dei problemi che avrebbe incontrato nel delta del fiume Mackenzie, ed allora, ancora in Italia, aveva segnato il percorso su una mappa dettagliata del fiume marcando circa 43 punti di riferimento nella memoria del suo GPS, che poi ha richiamato e seguito durante il viaggio. Ancora 120 km di pagaiate e se le condizioni meteo e del mare glielo permetteranno, riuscirà ad arrivare alla sua meta, la città di Tuktoyaktuk.

Invitiamo ancora una volta tutti spedire e-mail di incoraggianento e saluti al "nostro avventuriero" all’indirizzo info@mauriziodoro.it
Lo staff

----------------------------------

Check Point n°25, 13 luglio
Nuova telefonata di Maurizio con il telefono satellitare Iridium (Telespazio Roma), unico contatto con il mondo; la zona che sta attraversando in canoa, infatti, è molto desertica e non s’incontra nessuno per giorni. Sono le sette di mattina (locali) e lui ci parla dalla sua tenda dove si è rifugiato perché fuori sta diluviando. La telefonata è breve, ma ci racconta di aver percorso 70 km e che se tutto procederà bene in uno o due giorni arriverà al villaggio di Tuktoyaktuk. La fatica incomincia a farsi sentire e ha un forte dolore ai talloni e alle mani, incomincia a scarseggiare anche il cibo.

Nessun problema per l’acqua perché grazie ad una pompa e a un filtro può depurare l’acqua e bere senza problemi, e mentre sta per chiudere aggiunge che la meta è vicina e non saranno di certo questi problemi a fermarlo.
Lo staff
 

 

www.mauriziodoro.it

 


SPOT

 | Contacts | Credits | Info | Dicono di Noi | Pubblicità | Disclaimer | Comunicati Stampa | Newsletter |

Tutto il materiale presente in questo sito è Copyright 2000-2007 Info4U s.r.l.. È vietata la riproduzione anche parziale.
Info4U s.r.l. declina ogni responsabilità per inesattezze dei contenuti e per dati non aggiornati.


185152