Shopping

Sport & Fitness

 
Fai di Beltade.it la tua Home Page
Aggiungi Beltade.it ai Preferiti

powered byGoogle

Web

Beltade

giovedì 25 aprile 2024
   SPOT

Tipicoshop.it prodotti tipici regionali al giusto prezzo
   LE ALTRE NEWS

L’Associazione Sportiva Dilettantistica NATURAID “SULLE STRADE DELL’AVVENTURA”.

Naturaid nella Sicilia Barocca 2007

Nuova avventura Naturaid: Speleologia nella grotta in Sardegna

Nuova avventura Naturaid: 24 ore di MTB di Campiglia D’orcia

3° Naturaduno Val Lomasone 2007

Una nuova avventura per il gruppo dei Naturaider.

Il 3° NATURAID Marocco è terminato

News del 9 novembre



La gara è partita!!!

Vai alla pagina: [1] 2 3 4

Avventure nel mondo

A cura di: Maurizio Doro

Stampa!


Naturaid on the Grizzly’s Creek 2005... in corso

Lake Laberge, 22 giugno 2005 ore 22.25 

Sono partito questa mattina alle 10:30 con grande entusiasmo, salutato dagli amici che mi hanno aiutato a caricare la canoa. 10 ore di viaggio per arrivare su una minuscola spiaggetta del lago Laberge alle ore 20:30 percorrendo circa 65-70 km.
Subito dopo le prime pagaiate mi sentivo libero e mentre si allontanavano alle mie spalle le case della città già pensavo alla foresta.
La canoa è pesante e la sento mentre mi muovo, incomincio a prendere confidenza con i movimenti che devono essere molto lenti e sicuri per non ribaltarmi.
Dopo qualche ora sono nella foresta e la giornata splendida rende il verde uno smeraldo che si riflette nel fiume.
Mi preoccupa un po’ il vento contrario che mi impegna molto, ma fortunatamente dura poco.
In alcuni tratti, aiutato dalla corrente, riesco a viaggiare anche a 15 km all’ora, mentre mediamente proseguo a 8-10.
 

In prossimità dei resti di una vecchia costruzione di cercatori mi avvicino con la canoa per vedere meglio alcuni uccelli; è anche un luogo di nidificazione e così vengo attaccato da una specie di gabbiano bianco che grida e si avventa su di me, cerco di allontanarmi in fretta, ripararandomi come posso con la pagaia, ma è una impresa un po’ complicata perché l’uccello scende in picchiata e io ondeggio sulla canoa. Un sospiro, è andata. Non è stato simpatico vedersi piombare addosso un uccello in picchiata.


Il fiume è calmo e in poche ore percorro 40 km fino a trovarmi all’imbocco del lago Laberge. Decido di viaggiare con la canoa in mezzo al lago perché è tutto calmo, ma improvvisamente il cielo si fa cupo, capisco che è meglio seguire da vicino la riva ed essere sicuri in caso d’emergenza, ma le onde crescono e io pagaio a favore di vento verso la riva. Sono ancora lontano, cerco una spiaggia ma non ne vedo: solo bosco e piccole paludi. Allora cerco di procedere un po’ in diagonale perché mi sembra di aver visto un posto un po’ più largo.
Devo stare attento, la canoa fa dei brutti salti e io sono molto teso, sarebbe un brutto problema ribaltarsi in questa acqua fredda anche se sono un ottimo nuotatore.
L’onda mi scaraventa sull’erba di una palude, fortunatamente non ci sono rocce.


Trascino all’interno la canoa, ma mi assale uno stato d’ansia perché non ho a portata di mano ne i campanelli ne le bombole al pepe contro gli orsi. Tutto indaffarato e sempre controllandomi alle spalle - sono proprio in prossimità del bosco - cerco nelle sacche stagne, qualche minuto, trovate, mi sento più tranquillo.
Attendo diverse ore, poi il lago sembra calmarsi ed io mi rimetto nelle sue mani. Si calma sempre più, ora e quasi liscio, senza corrente ed io viaggio a 5-6 km riscaldato dal riflesso del sole sull’acqua; è ancora altissimo nel cielo anche se sono le 20:30.
Una minuscola spiaggetta mi ospita, è proprio sufficiente per la mia tendina.
Buona notte.
Mauri

------------------------------------------

Lake Laberge, 23 giugno 2005 ore 11.30 

Partito verso le 9, il lago non mi sembrava molto mosso. O almeno avevo l’impressione di poter guidare con una certa sicurezza la canoa. Mi sbagliavo. Dopo aver pagaiato per un’ora e aver rischiato più volte di capovolgermi tentando di superare delle insenature rocciose che provocavano risacche e mi costringevano a stare al largo prendendomi dei gran spaventi, a favore di vento mi dirigo sbattendo su una spiaggia lunga alcune centinaia di metri e profonda 5.
Si arriva al bosco a strati: onde, sassi tondi e ghiaia, piccoli pezzi di legno, grandi tronchi bianchi e tondi levigati dal tempo e bosco.
Mi sa che dovrò aspettare il pomeriggio tardi prima di rimettermi a pagaiare.
Vivo la situazione di Robinson Crusoe, solitudine, unica compagna la spiaggia piena di detriti di legno, il suono del vento e il rumore delle onde.
Dormirò per pagaiare questa notte.
Mauri

 

----------------------------------------

 

Fiume Yukon, 26 giugno 2005 ore 1.45 

Ore 1:45 ora locale di mattina. Temperatura 6°C, km percorsi 102, totali 330 km.
Ho pagaiato sul fiume fino a quest’ora. Che spettacolo.
C’e’ luce a sufficienza per leggere e i colori sono molto carichi e spettrali allo stesso tempo perché il silenzio assoluto li rende ancora più corposi.
Pagaio lento e spesso mi faccio trasportare ascoltando il silenzio, sembra che debba succedere qualche cosa da un momento all’altro. Poi un uccello si alza all’improvviso e fa un gran chiasso. Dopo un po’ un pesce salta fuori dall’acqua per catturare un insetto. Fischi che provengono dal bosco. Una bolla che esce all’improvviso. Un mulinello si forma vicino alla canoa e sembra inghiottirla. Questi sono i rumori che fanno la musica del fiume, è così ogni minuto, ogni ora, ogni giorno, ogni anno, da sempre...., ogni tanto interrotta da una pagaia di qualche amante della natura.... ora la mia.
Trovo un vecchio campo di pescatori, ma credo che ogni tanto ci vengano ancora perché sembra in buono stato.
Una baracca è aperta. Dentro, cianfrusaglie e un gran pannello di legno. Lo sistemo in qualche modo e mi preparo per dormire.
Mauri

---------------------------------------

Fiume Yukon, 26 giugno 2005 ore 19.30 

Oggi sono molto stanco e provato, ho superato 2 rapide, ma una in particolar modo molto pericolosa, tra grosse pareti rocciose.
Qualcuno è anche morto, mi hanno detto, il fiume impetuoso e freddo se l’è portato via dopo che la barca si è ribaltata. Ipotermia.
Non ho fatto una gran dormita questa notte e questa mattina, perché ho pensato molto allo scampato pericolo.
Nell’eventualità che mi fossi ribaltato, avevo preparato la grande sacca stagna con vestiti asciutti, sacco a pelo, fornello, cerini pentola, cibo.
Mi avvicinavo e pensavo, con sempre più insistenza, e toccavo anche l’acqua, è proprio fredda.
Ho visto i grandi sassi, sono passato a dx pagaiando forte, sono dentro, vedo schiuma, e la canoa che si alza, io che ondeggio, pagaio forte e la tengo dritta, la canoa si alza e sbatte, non sento nulla, sono passato, e se avessi sbagliato qualche cosa? E’ stata fortuna?
E’ una situazione molto pericolosa, ma non mi aspettavo forse qualcosa del genere quando ho deciso di vivere avventure come questa?
Le avventure con la natura come esperienza di vita non sono come noi le vogliamo: sono reali, pericolose ed esigenti e ti mostrano esattamente quello che puoi e non puoi fare.
Ti mostrano chiaramente chi sei e cosa sei tu, e chi e cosa sono gli altri. Danno inesorabilmente un valore a te come agli altri.
Il gioco è leale.
Ciao Mauri
 

--------------------------------------

 

Fiume Yukon, 27 giugno 2005 ore 10.10 

Ieri sera ho trovato una vecchia cabin abbandonata, ma in ottimo stato. Una vera cabin da trapper. C’erano pure dei letti a castello di legno ed io ho dormito su quello in alto, per precauzione. Più che altro una tranquillità mentale. Ero veramente stanco e ho dormito come un sasso, se fosse entrato un orso demolendo la porta non lo avrei comunque sentito. All’interno c’era anche una stufa; l’ho accesa facendo un gran fumo e per qualche ora non sono nemmeno potuto entrare per l’impossibilità di respirare. In ogni caso è stato un bene perché non c’era neanche una zanzara all’interno, probabilmente anche loro non potevano resistere con quell’odore.

Ho avuto un sacco di tempo per rimettere a posto le mie cose e far asciugare quelle bagnate. Mi sono scaldato l’acqua sulla stufa, così ho risparmiato lo speciale combustibile per il mio fornello che in questi giorni si è rotto e perde dal tubetto di giuntura che porta il liquido alla fiamma. Devo stare molto attento quando lo accendo.
Ho filtrato con calma l’acqua che mi servirà per questa sera e tutto domani. L’acqua è un problema molto serio, non è potabile e anche se qui c’è né in abbondanza è assolutamente sconsigliato berla. Si corrono dei grossi rischi d’infezione, virus, microbi, batteri, ecc.
Ma io utilizzo una pompa con dei filtri speciali che bloccano e purificano al 100% virus e altro, come la giardia e l’ameba, pericolosissimi per l’organismo. E’ un lavoro lento perché la pompa impiega qualche minuto nel riempire una borraccia, ma lo faccio con piacere perché è per la mia salute. Poi cerco sempre un posto lontano dove mettere il mio cibo. Per gli orsi.
Solitamente è nelle sacche stagne da bici; non sono ancora state utilizzate in bici ma sembra proprio che d’acqua non ne entri (i vestiti sono ancora asciuttissimi).
E’ una precauzione necessaria quella di mettere lontano il cibo dalla tenda o dal posto dove si dorme. Poi metterlo in alto sul ramo sporgente di un albero almeno a 4 metri. L’orso cammina annusando il terreno e ci passa sotto o nell’eventualità lui assocerà che il cibo è in alto e non ad altezza uomo che dorme. Se si cucina si dovrebbero cambiare i vestiti per la notte. Un indicazione che danno sempre è quella di evitare di dare loro del cibo, proprio per non favorire l’associazione cibo-uomo.
La giornata è bella, il sole è alto da un pezzo e riscalda ogni cosa, così alle 11:00 mi rimetto sul seggiolino della mia canoa e riparto.

-----------------------------------

Pelly Farm, 27 giugno 2005 ore 23.30 
Il mio sogno, il mio giocattolo, il mio diamante, il mio ricordo, la mia stanchezza, la mia fatica, la mia fame, i miei piedi gonfi, il
mio importante incontro... Mi trovo a Pelly Farm. Ci sono ritornato 16 mesi dopo la mia traversata a piedi in inverno.
Non ci pensavo molto quando sono partito in canoa. Pagaiavo piano e facevo le mie cose, oramai la canoa fa parte della mia vita in questo momento.
Il quotidiano è sulla canoa. Mentre l’acqua del fiume mi culla e mi trasporta nelle sue curve, io mi vesto, mi lavo i denti, sistemo il
cibo, bevo il caffé. Ho tutto il tempo che mi serve e nel frattempo mi guardo in torno. Sono un po’ distratto oggi, e non mi accorgo che faccio km e km e capito in un labirinto d’isole e isolotti.

Non riesco a identificare il luogo sulle mie mappe, mi preoccupo un po’ perché voglio andare a trovare Dale che vive in una fattoria sul fiume Pelly, un affluente del fiume Yukon, 8 km all’interno. Se supero questa deviazione non riesco a risalire contro corrente lo Yukon, è tropo potente.

 

Cerco un riferimento riconoscibile sulla mappa, cerco, procedo lento, forse, mi sembra questa l’ansa, no questa è l’isoletta, ma dove sono? Poi appena superata un’isola più grande delle altre riconosco una parete verticale di roccia scura di basalto, una eruzione di un antico vulcano. La mappa è sotto controllo, mi dirigo tra due isolette e finalmente vedo la giunzione del fiume Pelly. Mi dirigo a destra per stare il più vicino possibile alla riva e non essere travolto dalla corrente. Il fiume ha sempre la maggior velocità nel centro, mentre sulle rive la velocità è minore. Pagaio lento, ma continuo, piegato un po’ guardo avanti nel bosco, ho grande energia e determinazione e piango dalla gioia, sto raggiungendo il luogo dove avevo ripromesso a me stesso che sarei tornato, ma non più in inverno. A quel tempo la mia anima ha davvero ricevuto linfa ed ora sento che una strana atmosfera si sta impossessando ancora di me.


All’improvviso una pioggia torrenziale mi colpisce, ma è un piacere, è il suo saluto di benvenuto. Tutto intorno ha preso un colore
grigio e sul fiume si alza una nebbiolina provocata dalle bolle delle gocce di pioggia che cadono nel fiume per 15 minuti, poi un sole caldissimo. Dopo 45 minuti arrivo alla casa di Jem, che mi porterà con la sua barca alla casa di Dale. Non c’è. Attendo un
po’. Non vedo impronte fresche nel fango sulla riva. Probabilmente è qualche giorno che non c’è. Era una possibilità per raggiungere Pelly Farm trainato contro corrente. Ma ne ho un’altra. L’avevamo calcolata con Dale quando è venuto a trovarmi a Whitehorse. Scendere ancora sul fiume Yukon e raggiungere, sulla sponda sinistra, un accampamento di lavoratori indiani che conoscevano Dale e potevano aiutarmi.
Unico problema, arrivarci assolutamente entro il giorno 29 pomeriggio perché poi il loro turno lavorativo finisce e tornano a casa. Nessun problema, sono molto in anticipo. Me la prendo con calma e vedo scendere 2 barche a motore da trasporto, ma sono ancora sulle scale di legno della casa di Jem, sulla sponda alta del fiume, tra la vegetazione e non posso chiamare. Scendo velocemente, ma sono troppo lontani.


Mi avvio senza fretta sulle torbide e calme acque del fiume Pelly fino ad incontrare improvvisamente la forte corrente del fiume Yukon che mi fa barcollare sulle sue onde. Dopo qualche isolotto e catasta di tronchi incagliati vedo in lontananza alcune
case di legno ed intravedo il blu dei teli delle barche dei lavoratori. Ero sicuro che li avrei trovati. Arrivo appena in tempo, una barca con quattro indiani a bordo, tra cui una donna, si sta preparando per partire proprio in direzione di Pelly Farm. Alcune
frasi gridate con il mio stentato inglese e mi ritrovo a caricare la mia canoa con tutto il suo carico a bordo.

C’è un gran fracasso di motore e l’aria fredda mi colpisce le spalle perché mi sono girato verso chi guida. Loro sono indiani vecchi molto robusti, dai capelli nerissimi, non dicono nulla, mi guardano e bevono da bottiglie di vetro trasparente; probabilmente è alcool. Dopo circa 30 minuti arrivo a destinazione e riconosco le case della fattoria. E’ una delle fattorie più grandi e importanti al mondo, situata ad una latitudine così a nord che è quasi impossibile gestire i campi e gli animali (galline, mucche, cavalli).
Dale non c’è, è via con la famiglia e tornerà questa notte, ma mi accoglie una signora molto disponibile, Wenda; la sua famiglia risiede qui dagli anni 40.
Ceno con loro, mi raccontano di com’è nato il posto circa 150 anni fa sull’onda della corsa all’oro, mi fanno vedere delle foto in bianco e nero. Il posto non è cambiato, è rimasto tale e quale, tutto è ancora lì, fermo e arrugginito, carri, ferri, staccionate, macchine da lavoro, vecchie slitte. Sto bene qui.
Dopo cena aiuto a pulire le uova che venderanno nei prossimi giorni in città. Dormo su un vero letto dopo diversi giorni.
Sono molto sereno.
Mauri
 

Leggi la prima parte dell’avventura!

 


SPOT

 | Contacts | Credits | Info | Dicono di Noi | Pubblicità | Disclaimer | Comunicati Stampa | Newsletter |

Tutto il materiale presente in questo sito è Copyright 2000-2007 Info4U s.r.l.. È vietata la riproduzione anche parziale.
Info4U s.r.l. declina ogni responsabilità per inesattezze dei contenuti e per dati non aggiornati.


7771