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A cura di: Associazione Medica per lo Studio dell’Agopuntura

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Generalità sulla scrittura cinese

Introduzione
La lingua cinese è la più parlata del mondo, caratterizzata da una singolare musicalità e da un arcano sistema di scrittura. Tutte le lingue umane risalgono alle brune indistinte della preistoria, e noi di fatto ignoriamo se esse abbiano tutte o meno la stessa origine. Intorno a 4000 anni fa, gli antenati delle attuali popolazioni cinesi parlavano una forma di lingua cinese primitiva, proprio come circa 1000 anni fa gli abitanti della metà settentrionale dell’attuale territorio francese parlavano la cosiddetta lingue d’oil. Il Sumero è la sola lingua scritta precedente ai più antichi scritti cinesi. La scrittura cuneiforme Sumera risale a circa 5000 anni fa, tuttavia il Sumero e le sue forme derivanti, si sono estinte ben prima dell’inizio dell’era cristiana, mentre la scrittura cinese, continuando ad evolversi, si è trasformata fino ai nostri giorni.

Le più antiche iscrizioni cinesi sono intagliate su osso o su gusci di tartaruga, la maggior parte di esse rappresenta responsi oracolari, come l’annuncio di avvenimenti politici e religiosi. Tali iscrizioni vennero scoperte per la prima volta in Cina sul finire del secolo scorso. Chiamate pittorescamente "ossa del drago", vennero fatte oggetto di un fiorente commercio per le loro virtù medicinali. Esse costituivano i veri gioielli dell’architettura e della filosofia cinese; il numero totale dei segni incisi, sull’insieme dei pezzi conosciuti supera il milione. In compenso, il numero dei caratteri diversi è alquanto limitato e dal momento che il contenuto varia poco e dato che gli stessi caratteri si ripetuto con grande frequenza, furono presi in considerazione tra i 2000-3000 caratteri diversi, e circa la metà è stata finora interpretata con chiarezza. Alcuni dei più antichi caratteri cinesi sono interpretati come pittogrammi, vale a dire disegni stilizzati, comunque i pittogrammi costituiscono una minoranza fra i caratteri cinesi, poiché la maggior parte delle parole è intraducibile in disegno.

Dall’invenzione del pennello in poi, i caratteri cinesi sono fioriti, su tessuti in fibra di soia, su bambù, su legno e finalmente su carta. A quel punto, la loro forma ha iniziato ad evolversi e a differenziarsi, grazie al pennello lo scriba poteva disporre di una maggiore libertà per realizzare i propri caratteri. Vennero così introdotte variazioni di spessore del tratto, che mai si sarebbero potute ottenere con l’incisione per mezzo di uno stilo su soia. La calligrafia, che mira all’eleganza dal tratto ha nella cultura cinese, un’importanza paragonabile a quella della pittura nella civiltà occidentale, dato il loro valore artistico e la loro lunga storia, i caratteri cinesi presentano una diversificazione straordinaria, sia in quanto all’aspetto, sia in quanto alle dimensioni, un carattere è costituito da vari tratti, vale a dire da linee sia diritte sia curva. L’ordine e la posizione geometrica dei tratti hanno la loro importanza, esistono una ventina di tratti differenti, il che equivale più o meno alla diversità delle 26 lettere dell’alfabeto latino.

Uno stesso gruppo di tratti appare talvolta in diversi caratteri; esso svolge il ruolo di radicale, in quanto indica una parentela tre tutti i caratteri che lo includono. La maggior parte dei radicali sono pure caratteri a sé stanti. Viceversa tra le migliaia di caratteri di uso corrente, la maggior parte non funge da radicale, il numero dei radicali ammonta tradizionalmente a 214, li si trova in quasi tutti i dizionari cinesi. Un dizionario pubblicato nel 1971 ha fuso alcuni radicali, riducendone così il numero a 189. Il radicale di un carattere è eventualmente associato a un altro componente: è la parte che porta il senso del carattere, mentre gli altri componenti sono gli elementi fonetici. Questi ultimi indicano come debbono essere pronunciati i caratteri, tuttavia, per ragione di ordine storico, esistono caratteri che non si pronunciano. I dizionari cinesi e i dizionari delle rime includono liste di molte decine di migliaia di caratteri, ma basta conoscerne un numero compreso fra i í 4000 e 7000 per poter leggere un giornale. Certi caratteri sono assai complessi, contengono più di trenta tratti. La riforma del 1956 era destinata a uniformare la forma dei caratteri e a ridurre il numero medio di tratti necessari per la loro scrittura. Il risultato fu spettacolare, un testo scritto in caratteri semplificati conteneva la metà dei tratti rispetto allo stesso scritto prima del 1956. Questa semplificazione ha considerevolmente facilitato l’apprendimento della lingua scritta, ma ha impoverito i valori storici - culturali. In media i cinque o sei tratti per carattere sono paragonabili alle cinque o sei lettere di una lingua europea.
 

I dialetti cinesi
Importante è considerare uno gli aspetti fondamentali della lingua parlata in Cina: la presenza dei "dialetti cinesi". Più di due terzi della popolazione parla il mandarino, dialetto così chiamato perché costituiva in passato la lingua dei funzionari imperiali, o mandarini. In cinese lo si chiama "Guahuà", che significa parlata ufficiale. Il cinese standard è una varietà di questo dialetto, che viene chiamato "Guòyù", o lingua nazionale. Al di fuori dei confini della Repubblica Popolare cinese, il cinese standard è poco impiegato. Nel Sud-est asiatico, i dialetti cinesi sono denominati lo Yue e il Min del Sud, dal momento che i cinesi insidiati in queste regioni sono per lo più originari delle province costiere meridionali. Nel 1956, oltre alla semplificazione dei caratteri, il governo cinese prese un’altra importante decisione linguistica: l’adozione di un sistema di traslitterazione basato sull’alfabeto latino. Tale sistema denominato "Pinyin", che significa letteralmente "annotare il suono", non sostituisce i caratteri cinesi, ma piuttosto vuole essere di aiuto all’apprendimento della loro pronuncia. L’abbandono di alcuni caratteri antichi priverebbe senza dubbio le generazioni future della loro conoscenza, con la perdita di un ricco retaggio culturale.

La trascrizione Pinyin si fonde sulla pronuncia cinese standard, vale a dire sul dialetto di Pechino, oggi insegnato in tutta la Cina. La fonetica cinese standard è semplice; non presenta che un solo aspetto inusitato per chi parla le lingue europee: "i toni". Il cinese standard possiede quattro toni, corrispondente a un effetto della voce: ascendenti, discendenti, piatti o modulati (discendenti e poi di nuovo ascendenti). E’ proprio la successione dei toni a conferire una particolarissima musicalità alla lingua parlata. Nel Pinyin i toni vengono contrassegnati per mezzo di segni diacritici posti sopra delle vocali. La sillaba cinese è caratterizzata da uno schema melodico (tono), per cui cambiare il tono altera il senso della parola. Il sistema di scrittura cinese disorienta l’uomo occidentale, abituato a lasciarsi guidare da file ben ordinate di simboli alfabetici, il suo occhio si smarrisce tra migliaia di caratteri differenti, di cui molti hanno un aspetto assai complesso. Una volta superate tutte queste prime impressioni, si cominciano ad avere nuove sorprese, come il fatto che il cinese non possiede coniugazioni dei verbi e neppure declinazioni dei sostantivi. Tutto questo facilita notevolmente il suo apprendimento. Il cinese standard tende quindi a far piazza pulita di tutte le ridondanze grammaticali, nella maggior parte dei casi, il contesto è sufficiente a indicare il tempo e il modo verbale, o il caso o il numero dei sostantivi.


Storia della scrittura cinese
La scrittura cinese appare come un sistema di scrittura pienamente sviluppato nella seconda parte della dinastia Shang (14°-11° sec. a.C.). Da questo periodo abbiamo numerosi esempi di scrittura su ossa e gusci di tartaruga, per la maggior parte in forma di brevi testi divinatori. Dello stesso periodo esiste anche un certo numero di iscrizioni su recipienti di bronzo di vario tipo. Il primo tipo di scrittura è conosciuto come scrittura su ossa oracolari, il secondo come scrittura su bronzi. La scrittura di questo periodo è già pienamente sviluppata, capace di testimoniare la lingua cinese contemporanea in maniera completa e non ambigua. La maturità di questa prima scrittura ha suggerito a molti studiosi che doveva essere trascorso un periodo di sviluppo abbastanza lungo prima di raggiungere questo stadio, ma i pochi esempi di scrittura che precedono il 14° secolo sono sfortunatamente troppo scarsi per permettere una qualsiasi sorta di ricostruzione di questo sviluppo. Sulla base delle prove disponibili, tuttavia, non sarebbe irragionevole assumere che la scrittura cinese nacque durante la prima parte della dinastia Shang o addirittura durante l’ultimo periodo della dinastia Xia o approssimativamente nel 17° secolo a.C.

Fin dagli inizi il sistema di scrittura cinese è stato fondamentalmente morfemico: cioè quasi ogni carattere rappresenta un singolo morfema. Poiché la stragrande maggioranza dei morfemi dell’Antico Cinese era monosillabico ciò significa che ogni carattere rappresenta una singola sillaba. La scrittura cinese differisce dalle scritture puramente sillabiche (ad es. il giapponese kana) per il fatto che le sillabe omofone sono rappresentate da differenti caratteri quando hanno un significato differente. Per esempio, shǒu "testa" e shǒu "mano" sono rappresentati da differenti caratteri anche se sono omofoni per quanto si riesca a risalire nel tempo. La prima scrittura cinese mostra che aveva un’origine fondamentalmente pittografica. Nei primi stadi del suo sviluppo, è chiaro che il meccanismo principale per la creazione di caratteri era disegnare una raffigurazione di ciò che voleva essere rappresentato. Esempi di questo tipo di caratteri sono mostrati nella figura 1. Più il carattere era realmente rappresentativo e più era difficile e lungo da dipingere. C’è una naturale tendenza per tali caratteri a diventare progressivamente semplificati e stilizzati man mano il sistema di scrittura matura e diventa maggiormente usato. Il carattere per quăn "cane" mostrato nella figura 2 illustra bene questo tipo di sviluppo.

Non tutti gli elementi della lingua possono essere facilmente rappresentati in forma pittorica. Davanti a questo problema i primi creatori della scrittura cinese fecero ricorso a vari altri meccanismi. Uno fu quello di usare una rappresentazione più astratta; per esempio, per scrivere shàng "sopra" essi disegnarono una linea orizzontale e misero un’altra linea orizzontale più corta sopra di essa (tabella 1); xià "sotto" venne scritto in modo simile, con una linea breve sotto una linea orizzontale più lunga. La parola wéi "circondare" fu scritta ponendo quattro piccoli caratteri per "piede" attorno a un quadrato vuoto, probabilmente rappresentante una città cinta da mura. In tutti questi casi le rappresentazioni grafiche sono unite direttamente ai loro corrispondenti morfemi senza nessun riferimento al suono o pronuncia della parola in questione.

Ma questi meccanismi si dimostrarono inadeguati per rappresentare il primo cinese in maniera completa. Infine, come in tutti i sistemi di scrittura completamente sviluppati, bisognò prendere in considerazione la pronuncia degli elementi che dovevano essere scritti. Un modo per fare questo fu l’uso del principio del "rebus", cioè impiegare un pittogramma o un altro carattere rappresentativo non fonetico solamente per il suo valore fonetico; per esempio, la parola lái "venire" sarebbe stata difficile da rappresentare facendo ricorso a meccanismi pittografici o puramente rappresentativi. Una soluzione a questo problema fu di prendere in prestito il carattere di un omofono o quasi-omofono. In questo caso particolare venne scelto un pittogramma che rappresentava lái "grano"; nella storia della lingua, successivamente questa parola per "grano" divenne obsoleta e il carattere in questione ora sopravvive solo con il suo significato preso in prestito di "venire".

Gli elementi grammaticali erano particolarmente difficili da rappresentare in forma pittorica; di conseguenza, praticamente tutti i primi caratteri per questo tipo di elementi sono basati sul principio del "prestito fonetico". In aggiunta ai tipi di carattere descritti sopra, un piccolo numero di caratteri furono segni in apparenza puramente arbitrari che non avevano nessuna relazione rappresentativa o fonetica con la parola in questione. Un esempio di questo tipo di caratteri è wŭ "cinque" che veniva scritto con una "X", o la parola per qī "sette", scritta con una semplice croce. Nell’Antica Cina fu sviluppato un altro meccanismo per la formazione dei caratteri che divenne progressivamente sempre più importante: il meccanismo della composizione fonetica.

Un carattere di questo tipo consiste di un elemento semantico combinato con un secondo elemento usato per indicare la pronuncia del nuovo carattere; per esempio, la parola láng "lupo" era scritta con il carattere di quăn "cane" alla sinistra e un carattere pronunciato liáng (con il significato di "buono") alla destra. L’elemento fonetico qui è generalmente usato solamente per il suo valore di suono, indipendentemente dal suo significato. L’impulso originale per la creazione di caratteri di questo tipo può essere stato il bisogno di distinguere caratteri che si rassomigliavano e potevano essere facilmente confusi. I numerosi caratteri per i vari tipi di uccelli, per esempio, potevano essere distinti più chiaramente se ad essi fossero stati aggiunti tali elementi fonetici.

Un altro impulso fu probabilmente l’aumentato numero di prestiti di semplici caratteri per il loro valore fonetico per scrivere parole altrimenti difficili da rappresentare. Con il progressivo maggior uso di questo meccanismo il pericolo di ambiguità e confusione indubbiamente decrebbe. Questa ambiguità poté essere risolta con l’aggiunta di indicatori semantici. Un esempio di questo è il primo uso del pittogramma jī "cesto per la vagliatura" per la parola qí, una particella modale che denota probabilità o futuro; poiché la parola grammaticale qí ha una frequenza testuale molto più alta rispetto a jī, a quest’ultimo venne aggiunto il carattere zhú "bambù" per distinguerlo da qí. La scrittura Shan conteneva quindi caratteri di due tipi: uno era rappresentativo semanticamente, senza alcuna indicazione della pronuncia delle parole rappresentate, l’altro tipo era in un certo modo legato alla pronuncia delle parole. In entrabi i casi è essenziale sottolineare che i singoli caratteri del sistema di scrittura Shang rappresentavano specifiche parole nella lingua Shang, ognuna delle quali aveva le sue proprie caratteristiche semantiche e fonologiche.

La nozione che qualche volta si incontra che i caratteri Cinesi in un qualche modo rappresentano idee piuttosto che specifiche parole cinesi è evidentemente assurda e porta a grossi fraintendimenti riguardo sia alla scrittura cinese che alla natura della scrittura in generale. Per questa ragione, il termine ideogramma, che è stato spesso usato per riferirsi ai caratteri cinesi, è meglio che venga evitato. I caratteri cinesi rappresentano parole cinesi e il fatto di capire il processo di formazione semantico e fonologico di queste parole è essenziale per capire come funziona il sistema di scrittura cinese. caratteri della tabella 1 illustrano alcune delle categorie dei caratteri Shang. Dopo ogni carattere, tra parentesi, troviamo la forma moderna del carattere con la sua lettura in Medio Cinese e la ricostruzione di F. K. Li in Cinese Antico. L’esempio 1 della tabella è un chiaro esempio di un pittogramma originale; è la raffigurazione del sole. L’esempio 2 mostra il carattere rén "persona" vicino a mù "albero"; l’unione di questi due elementi è usata per esprimere la parola xiū "riposare" poiché presumibilmente la gente spesso riposa all’ombra di un albero. L’esempio 3 è la parola lái della quale si è parlato sopra; in origine un pittogramma per una parola con il significato di "grano" fu presa in prestito per scrivere lái, che a quel tempo era un omofono o quasi-omofono. Il carattere 4 è un carattere che offre un’indicazione grafica di un’idea; è la parola shàng "sopra", e mostra un tratto orizzontale sopra un altro. L’esempio 5 mostra la parola qí la cui origine è stata descritta sopra. L’ultimo carattere della tabella è quello per jī "pollo"; questa parola venne scritta anche con un semplice pittogramma, ma qui è stato aggiunto un elemento fonetico alla sinistra per indicare la sua pronuncia; nello stesso tempo il pittogramma originale è stato in un qualche modo semplificato.

Mentre nella dinastia Shang le principali fonti per lo studio della scrittura sono le ossa oracolari e i gusci di tartaruga, nella dinastia Zhou Occidentale (11° secolo a.C.) e nel periodo delle Primavere e Autunni (770-476 a.C.) le fonti principali sono le iscrizioni su bronzo. Queste iscrizioni, trovate su recipienti di bronzo di varie forme e funzioni, variano da pochi caratteri a diverse centinaia. La scrittura di questo periodo nella sua struttura e stile è molto simile a quella dell’ultimo periodo Shang ed è chiaramente derivata da essa. Essa mostra una generale tendenza verso una maggiore linearità e regolarità di forma, come si può vedere nella tabella 2. Questa tendenza diventa ancora più pronunciata nel periodo Primavere e Autunni.

Da questi esempi rappresentativi appare ovvio che la scrittura, maturando, diventa più semplice, e progressivamente comincia a perdere alcune delle sue qualità pittografiche. Questo fu dovuto alla crescente importanza dell’uso della scrittura in una società che diventava più complessa, e al bisogno di semplificare e razionalizzare la struttura lineare dei caratteri con il loro sempre più diffuso uso. In generale si può osservare anche la tendenza a raddrizzare i tratti e a convertire tratti prima arrotondati in tratti con angoli più acuti. Nell’era seguente il periodo Primavere e Autunni, l’uso della scrittura si diffuse in quasi tutti i livelli della società; questa popolarizzazione della scrittura portò allo sviluppo di molti caratteri drasticamente semplificati, accelerando ancora di più l’allontanamento da forme pittografiche ovvie, e impartì alla scrittura un aspetto visuale interamente nuovo. Lo sviluppo di quello che uno potrebbe chiamare (dopo simili sviluppi nell’Antico Egitto) forme demotiche fu diffuso soprattutto negli stati della Cina Orientale. La scrittura dello stato occidentale di Qin, al contrario, tese generalmente a conservare più fedelmente l’aspetto pittorico.

La tendenza principale osservabile nel periodo degli Stati Combattenti (475-222 a.C.) è un ulteriore sviluppo verso la semplificazione, sebbene qui e là siano stati osservati alcuni esempi di grande elaborazione. Senza dubbio, principalmente come conseguenza di una frammentazione politica, può essere osservata anche una crescente diversità tra le scritture dei vari stati e regioni; così, alla vigilia del primo grande consolidamento imperiale sotto Qín Shĭ Huángdì nel 221 a.C., la scrittura cinese, nel corso della sua storia di più di un millennio, si era evoluta allontanandosi dalle sue primitive radici pittoriche e, grazie alle forze centrifughe create dalla disunità politica, si stava sottoponendo a un processo di rapida diversificazione. La dinastia Qin è un grande spartiacque nella storia della scrittura cinese.

I due o tre secoli che precedono l’unificazione dell’intero paese sotto Qín Shĭ Huángdì videro un rapido sviluppo della scrittura praticamente in tutte le aree del paese. Non solo la scrittura si sviluppò costantemente verso una forma più semplice e meno pittografica, ma assunse forme marcatamente differenti nei diversi principati indipendenti del periodo degli Stati Combattenti. Il nuovo impero Qin, all’interno della politica di standardizzazione di cose quali pesi e misure, valuta e statuti legali, si impegnò anche in una politica di riforma della scrittura. In termini pratici, questo significò l’obbligo dell’uso della scrittura Qin in tutto l’impero, e come risultato di ciò le varie scritture locali che erano state in uso fino a quel tempo caddero in disuso. È la scrittura Qin, quindi, che è l’antenata di tutte le succesive forme di scrittura cinese. Come sottolineato nella sezione precedente, il sistema di scrittura del vecchio (pre-imperiale) stato di Qin tendeva ad essere considerevolmente più conservatore degli stati della Cina orientale; ciò significa che adottando definitivamente le forme della scrittura Qin la Cina preservò al massimo grado la continuità con il passato.

La scrittura che fu adottata sotto la dinastia Qin esistette in due forme differenti, una forma standard più complessa e una forma demotica (che chiameremo popolare) semplificata. La prima scrittura è conosciuta come zhuànshū o "scrittura del sigillo", dal suo diffuso uso sui sigilli. Lo stile del sigillo Qin è disceso direttamente dalla scrittura su bronzo della tarda dinastia Zhou Occidentale (vedi sopra). Nel corso del suo sviluppo lo stile del sigillo aveva assunto un aspetto più regolare e bilanciato senza, tuttavia, cambiare fino al punto che le sue origini pittografiche venissero totalmente oscurate. Tradizionalmente l’invenzione dello stile del sigillo era stata attribuito al Primo Ministro Qin Lĭ Sī (208 a.C.), ma la ricerca moderna ha mostrato che lo stile del sigillo Qin nei suoi dettagli essenziali esisteva già prima della dinastia Qin; è ovviamente possibile che Lĭ Sī abbia giocato un qualche ruolo nella standardizzazione della forma ufficiale di questa scrittura. Più importante della scrittura del sigillo nella storia seguente della scrittura cinese fu la seconda varietà di scrittura di cui si è accennato prima. Questa forma di scrittura "popolare" venne ad essere conosciuta come lìshū "scrittura degli scribi" dalla sua associazione con i vari tipi di impiegati del governo. In origine non fu niente di più che una continuazione organica della vecchia scrittura popolare dello stato di Qin. Lo stile impiegatizio nella sua forma grafica era altamente evoluto e rappresentò una versione molto semplificata dello stile del sigillo standard.
 

Le varietà della scrittura antica e la sua nomenclatura
Le forme di scrittura cinese usate fino alla fine della dinastia Qin sono conosciute come "scrittura antica". Poiché la scrittura fino a quel momento era andata incontro a molte trasformazioni è utile a questo punto elencare e spiegare quali furono i principali tipi di scrittura antica.

1. Scrittura della dinastia Shang. Il tipo di scrittura rappresentativo di questo periodo è la jiăgŭwén "scrittura su ossa oracolari". Questo è il primo tipo di scrittura conosciuto a noi in termini puramente cronologici. Appare iscritta (od occasionalmente scritta con un pennello) su ossa e gusci di tartaruga. I testi sono quasi sempre di natura divinatoria oppure oracolare. Sebbene la maggior parte di questi esempi risalgano alla dinastia Shang, recentemente sono stati scoperti alcune jiăgŭwén della dinastia Zhou. Risalenti all’ultimo periodo della dinastia Shang sono state trovate anche iscrizioni su recipienti di bronzo, conosciute in cinese come jīnwén. Le iscrizioni su bronzo della dinastia Shang sono generalmente molto corte, consistenti di pochi caratteri. Gli studiosi cinesi credono che il pennello (máobĭ) in questo periodo venisse già usato; sfortunatamente, i materiali sui quali veniva impiegato il pennello erano per la maggior parte deperibili e così a noi sono giunti solo pochissimi esempi di reale scrittura col pennello. La scrittura di iscrizione su bronzo, tuttavia, conserva uno stile modellato intimamente sulle tecniche di scrittura col pennello. La jiăgŭwén, d’altra parte, essendo incisa su vari materiali duri con un qualche tipo di attrezzo appuntito, presenta uno stile di scrittura più angolato e lineare.

2. Periodi degli Zhou Occidentali e delle Primavere e Autunni. Quest’era vide un grande fiorire della produzione di recipienti di bronzo. Molti di questi recipienti venivano fusi con lunghe iscrizioni, arrivando in qualche caso a centinaia di caratteri. Di conseguenza jīnwén è venuta ad essere considerata la scrittura rappresentativa di questo periodo. La scrittura su bronzo del primo periodo degli Zhou Occidentali è parecchio simile a quella trovata sui recipienti risalenti agli Shang. Di conseguenza essa mostra una tendenza verso una più grande regolarità accanto a un ulteriore sviluppo nella direzione di angoli più acuti e linee più sottili. Accanto alla scrittura su bronzo dovrebbe essere menzionato un altro tipo di scrittura, chiamata zhòuwén "scrittura Zhou" (chiamata qualche volta anche dàzhuàn "grande sigillo"). Secondo il dizionario degli Han Shuōwén jiězì sarebbe stata inventata da uno storiografo ufficiale di nome Zhòu.
Sebbene l’origine di questa scrittura sia ancora soggetta a controversie, il sapere attuale tende a identificarla come fondamentalmente la stessa della scrittura su bronzo degli Zhou Occidentali.

3. Scrittura del periodo dei Sei Regni. Questo termine (liùguó wénzì in cinese) è usato per indicare i tipi di scrittura dei vari principati indipendenti della Cina orientale durante il periodo degli Stati Combattenti. Questa scrittura, che esistette in molte varietà locali, è conosciuta per mezzo di un buon numero di fonti, le più importanti delle quali sono recipienti di bronzo e testi scritti su strisce di bambù e seta. Il Shuōwén jiězì, oltre al zhòuwén conserva un’altra forma di scrittura alla quale ci si riferisce come gŭwén "scrittura antica". La sua origine diretta fu un corpus di testi pre-Qin scoperti durante la dinastia Han; questi testi furono scritti con un tipo di scrittura che fu chiaramente in uso prima della dinastia Qin. Una comparazione con vari materiali antecedenti la dinastia Qin mostra che hanno stretti legami con la scrittura della Cina orientale nel periodo degli Stati Combattenti.

4. Stile del sigillo, zhuànshū. Questa scrittura viene frequentemente chiamata anche xiăozhuàn "piccolo sigillo" per distinguerla dalla cosiddetta dàzhuàn "grande sigillo", altra denominazione della zhòuwén nominata prima in collegamento con la scrittura su bronzo degli Zhou Ocidentali. zhuànshū è la varietà ufficiale e più formale di scrittura della dinastia Qin. È la scrittura di base descritta nel dizionario della dinastia Han Shuōwén jiězì. Per dare un’idea dell’evoluzione della scrittura fino all’inizio della dinastia Han, si può vedere lo sviluppo di dodici caratteri nella tabella 3. Un esempio di ogni carattere viene dato nelle forme di: Ossa oracolari Shang, Bronzi Zhou, Stati Combattenti, Sigillo e degli scribi.


Sistemi di romanizzazione e regole generali nella trascrizione dei caratteri cinesi in caratteri latini
Un sistema di romanizzazione è un metodo di usare lettere dell’alfabeto latino per ricreare i suoni di una lingua il cui sistema di scrittura non usa l’alfabeto latino. Un sistema di romanizzazione del cinese è quindi un metodo di usare l’alfabeto latino per pronunciare i caratteri cinesi (o hanzi) usati nella lingua cinese.

I sistemi principali di romanizzazione sono:
- Pinyin = sistema di romanizzazione della lingua cinese introdotto nel 1958 dalla Repubblica Popolare Cinese ed ora di uso comune in tutto il mondo.
È lo standard delle Nazioni Unite dal 1977 e della ISO (International Standard Organization) dal 1982.
- Wade-Giles = Sistema di romanizzazione pubblicato per la prima volta nel 1859 da Thomas Francis Wade. Sviluppato dal sistema R. Morrison del 1815, fu modificato da Herbert Allen Giles nel 1912. Nel passato è stato praticamente l’unico sistema nei paesi di lingua inglese.
- Yale = Creato nel 1948 per l’insegnamento della lingua ai militari americani. In seguito è stato largamente usato per l’insegnamento negli Stati Uniti per un certo periodo di tempo.
- E.F.E.O. = sistema francese (dell’Ecole française d’Extrême Orient).
- Bopomofo (o zhuyin fuhao), in uso a Taiwan.
- Chinese Post Office System = Vecchio sistema usato al posto del Wade-Giles per alcuni toponimi.
Ad es.: Peking (Wade-Giles Pei-ching / pinyin Beijing); Tsingtao (Wade-Giles Ch’ing-tao, pinyin Qingdao); Chungking (Wade-Giles Ch’ung-ch’ing, pinyin Chongqing); Sinkiang (Wade-Giles: Hsin-chiang, pinyin Xinjiang).

Nomi di persona
In Cina, il cognome si trova sempre in prima posizione, seguito dal nome: Deng Xiaoping, Jiang Zemin, Gong Li, Zhang Yimou.
La grande maggioranza dei cognomi sono costituiti da un solo carattere, mentre i nomi ne contano più sovente due.
Quando il nome è costituito da due caratteri, questi si scrivono insieme e senza tratto d’unione, contrariamente a quanto di pratica a Taiwan.
Nomi di luogo
Ad eccezione delle città che sono conosciute da lunga data con una trascrizione italiana, come Pechino (Beijing), Nanchino (Nanjing), Canton (Guangzhou), Urumqi (Wulumuqi), si privilegerà il ricorso al pinyin: Wuhan, Chongqing, Kunming, Tianjin ecc.; Si preferirà Shanghai a Shangai;
Quanto alla celebre Piazza Tian’anmen, si privilegerà questo modo di scrittura.
Altre precisazioni
In certi nomi, per evitare ambiguità, viene inserito un apostrofo. Alcuni esempi:
- Nomi di luogo: Xi’an (capoluogo della provincia del Shaanxi), composto dai due caratteri "xi" e "an", piuttosto che "Xian" (un solo carattere con altro significato);
- Altri esempi: Guang’an, luogo di nascita di Deng Xiaoping, poiché Guangan potrebbe indicare un altro luogo; Yan’an, Huang’an;
- Nomi di vie: il Viale Chang’an (che passa davanti a Tian’anmen);
- Nomi di persone: Li Xu’e e Li Xue sono persone differenti!
La provincia del Shaanxi (capoluogo Xi’an) viene scritta con due "a" per non confonderla con quella del Shanxi (capoluogo Taiyuan).
 

A cura de: AMSA e Associazione Wangqi
 


Per approfondire
- Abbiati M.: La lingua cinese, Ed. Libreria Editrice Cafoscarina, Venezia, 1992.
- Biasco M., Mao W., Banfi E.: Introduzione allo studio della lingua cinese, Ed. Carocci, Milano, 2003.
- Huaqing Y.: La scrittura cinese, ed. Vallardi, Roma, 1998.
- Huaqing Y.: La scrittura Cinese, Ed.Garzanti, Milano, 1993.
- Scarparti M.: Breve introduzione alla lingua cinese classica, Ed. Libreria Editrice Cafoscarina, Venezia, 2002.
- Yung-Yi H.: Analisi degli ideogrammi. Introduzione alla lingua cinese, Ed. Cisalpino, Milano, 1989.
 

 


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