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Ambiente e salute nelle aree ad alto rischio

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Ambiente e salute nelle aree ad alto rischio

Presentata alla Camera, in occasione della giornata mondiale per l’ambiente, la Relazione del Cnr. L’Ente svolge attività di ricerca in metà dei siti di interesse nazionale, nei quali vivono dai 6,4 agli 8,6 milioni di persone

Oggi, presso la sala stampa di Montecitorio, il Consiglio nazionale delle ricerche ha presentato la sua ‘Relazione sullo stato delle conoscenze in tema di ambiente e salute nelle aree ad alto rischio in Italia’, come contributo ai lavori della VIII Commissione permanente Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei Deputati, nell’ambito della ‘Indagine conoscitiva sulla valutazione delle conseguenze ambientali provocate dall’inquinamento urbano, dallo smaltimento dei rifiuti e dalle aree ad alto rischio’.

In Italia sono presenti migliaia di siti inquinati: 54 Siti di interesse nazionale per le bonifiche (SIN); circa 6.000 Siti di interesse regionale per le bonifiche (SIR); 58 siti con elevata contaminazione da amianto; 1.550 siti minerari quasi tutti dismessi; 1.120 stabilimenti a rischio di incidente rilevante. I 54 SIN, che vengono gestiti dal ministero dell’Ambiente con Conferenze di servizi e godono di finanziamenti statali dedicati alla bonifica, interessano l’area di 311 Comuni, per una popolazione che va dai 6,4 agli 8,6 milioni, a seconda se si escludono o includono Milano e Torino.

La dimensione del problema è dunque consistente, considerando oltretutto che dagli studi epidemiologici effettuati in molte aree appare chiara la relazione tra inquinamento e aumento della mortalità e di alcune malattie tumorali, croniche o acute. Secondo un recente studio dell’Organizzazione mondiale della Sanità, l’inquinamento atmosferico nelle aree urbane interessa circa 9 milioni di italiani, circa il 16% della popolazione residente nelle 13 città di maggiori dimensioni, dove una media di 8.220 morti l’anno, tra il 2002 e il 2004, è da attribuirsi agli effetti a lungo termine delle concentrazioni di PM10 superiori ai 20 μg/m3.

In 27 dei 54 siti di interesse nazionale per le bonifiche, il CNR svolge - tramite 16 Istituti - attività di ricerca sulle tecniche di monitoraggio ambientale, sui metodi e strumenti innovativi per le bonifiche dei siti inquinati, sulla valutazione dello stato di salute delle popolazioni. Oltre a Porto Marghera, i siti più studiati sono quelli sardi del Sulcis-Iglesiente, quelli siciliani di Augusta-Priolo e Gela e quelli pugliesi di Taranto e Brindisi. Per la zona di rilascio incontrollato di rifiuti in Campania, il CNR ha contribuito al lavoro realizzato dall’OMS per la Protezione Civile, individuando in un gruppo di 32 Comuni a maggior rischio una correlazione con i dati di mortalità e di prevalenza di malformazioni congenite nei nati.

“I risultati presentati oggi dal CNR”, commenta Ermete Realacci, presidente della VIII Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei Deputati,“saranno uno strumento di estrema importanza nell’indagine che la Commissione che presiedo sta realizzando sulle conseguenze sanitarie nelle aree ad alto rischio ambientale. Non è un caso che questi dati siano stati presentati nella giornata mondiale per l’ambiente. Per affrontare le grandi sfide che abbiamo davanti a cominciare da quella dei mutamenti climatici, senza tralasciare le pesanti eredità ambientali lasciate dal passato”.

 “Il CNR ha focalizzato i propri programmi e definito un assetto organizzativo che ha arricchito la tradizionale struttura degli Istituti con i Dipartimenti e i relativi progetti”, aggiunge il presidente del Cnr, prof. Fabio Pistella. “Ciò consente di passare da un pur meritorio impegno sporadico su singole situazioni alle capacità di affrontare in modo sistematico i diversi risvolti, valorizzando al massimo le competenze di cui l’Ente dispone. Da questo punto di vista è favorevole la circostanza che questa ‘Relazione sullo stato delle conoscenze in tema di ambiente e salute nelle aree ad alto rischio in Italia’ venga alla luce subito dopo il piano 2007/2009 del CNR, che descrive queste competenze e formalizza, in particolare, il Progetto Interdipartimentale Ambiente e Salute. E’ piena la disponibilità del CNR per mobilitarsi, anche in collaborazione con altri organismi, nella direzione che sarà indicata da Governo e Parlamento, ma anche dalle Regioni con le quali è stato costruito un rapporto particolarmente proficuo”.


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