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Termalismo e Medicine non Convenzionali in campo Dermo-Cosmetologico[*]

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Termalismo e Medicine non Convenzionali in campo Dermo-Cosmetologico[*]

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La terapia termale può rappresentare un valido contributo in numerose affezioni dermatologiche, tanto da rendere auspicabile un approfondimento della ricerca in tale specifico settore[1]. Essa si integra in modo egregio con terapie naturali e, soprattutto, con agopuntura, massaggio, fitoterapia ed omeopatia. Vediamo i principali effetti e le principali indicazione della terapia termale in campo dermo-cosmetologico[2] [3].

Assorbimento cutaneo e fango-crenoterapia
L’efficacia terapeutica delle cure termali in ambito dermatologico è legata al contatto tra la cute ed il presidio termale utilizzato (balneo-terapia, fangoterapia, psammoterapia). Lo stesso presidio termale è in grado di influenzare l’assorbimento cutaneo, inducendone spesso delle modificazioni. Esistono a tutt’oggi limitati contributi scientifici atti a dimostrare le effettive modificazioni dell’assorbimento cutaneo ad opera dei mezzi termali e i dati attualmente disponibili sono per lo più dedotti da argomentazioni teoriche. I mezzi termali modificherebbero l’assorbimento cutaneo sulla base di supposte "funzioni a gradiente" legate a pH e composizioni elettrolitiche. Il mezzo termale può fungere comunque da "enhancer" inducendo favorevoli modificazioni a carico della idratazione del corneo e dello slaminamento dei bilayers lipidici. Alcuni costituenti termali, per esempio le argille "maturate", hanno struttura compatibile con la ottimale funzione di "carrier" (essendo formate da micelle e coppie ioniche "scaricate") che permette una più agevole penetrazione intradermica di principi attivi. Lo stimolo operato sulla cute dall’applicazione termergica provoca modificazioni simili a quelle prodotte dalla tecnica di occlusione: idratazione del corneo, fusione di lipidi interstiziali, omogeneizzazione di gradienti (idrico, termico e di pH), aumento dell’irrorazione sanguigna e della temperature cutanea, con conseguente aumento dell’ assorbimento cutaneo.

Azioni immunitarie delle acque termali
L’uso di acque termali nel trattamento di malattie infiammatorie croniche della pelle è ormai ampiamente diffuso e sono riportati benefici clinici dopo fangoterapia o crenoterapia eseguite in diverse stazioni termali. Le sindromi cutanee che maggiormente risentono della terapia termale sono quelle a patogenesi immunologica, quali eczema allergico da contatto e irritativo diretto, psoriasi, dermatite atopica. Tale dato ha fatto ipotizzare un ruolo delle acque termali sul sistema immunitario e numerose ricerche sono state condotte in questo campo. I dati più interessanti sono emersi da studi in vitro, che hanno evidenziato un effetto inibitorio dose-dipendente delle acque termali di tipo "solforoso" sulla blastizzazione e proliferazione di linfociti T ottenuti dal sangue periferico sia di soggetti normali che di soggetti affetti da sindromi infiammatorie croniche delle alte vie respiratorie o da sindromi infiammatorie articolari e periarticolari.Dati della letteratura mettono in evidenza come il semplice utilizzo di specifiche acque termali (acqua termale di Avéne) sotto forma di areosol possano determinare sensibili modificazioni del grado di eritema, desquamazione, prurito e bruciore in soggetti affetti da "pelle sensibile" . Secondo altri autori questa stessa acqua termale è in grado di determinare una riduzione dell’anomala degranulazione dei basofili cutanei in soggetti atopici.
Alcuni autori hanno dimostrato che l’acqua termale di La Roche-Posay ha un effetto soppressivo sulla produzione di citochine da parte delle cellule di Langerhans in vitro e quindi un effetto immunomodulante. Questi dati, che necessitano ulteriori conferme in vivo, rafforzano l’ipotesi che il beneficio delle terapie termali possa essere mediato da meccanismi immunologici locali, soprattutto dovuti a modificazioni dei subsets funzionali dei T linfociti e al rilascio di citochine nella cute.

Effetti sul sistema neuropeptidergico
Esistono dati della letteratura che pongono in relazione lo stress termico indotto dalla fangoterapia con le variazioni del livello plasmatico di b-endorfine. Le b-endorfine sono peptidi cerebrali con potente azione morfino-simile, derivati dalla pro-opiomelanocortina. Le b-endorfine sembrano giocare un ruolo ben definito nella risposta allo stress; in particolare esse sembrano essere implicate nella percezione endogena del dolore, nella sua regolazione e forse nella mediazione degli effetti anestesiologici. Le b-endorfine sono prodotte nel lobo intermedio dell’ipofisi e nel nucleo arcuato dell’ipotalamo; dati recenti hanno però messo in evidenza la possibilità che cheratinociti normali a seguito di stimoli diversi (raggi ultravioletti, stimoli termici, lipopolisaccaridi) possano produrre pro-opio-melanocortina, che rappresenta il precursore delle endorfine. Questa ricerca permette di formulare l’affascinante ipotesi che sia possibile condizionare (attraverso l’uso per esempio di radiazioni ultraviolette, stimoli termici o numerose altre sostanze) la produzione da parte della nostra pelle addirittura di peptidi oppioidi, modificando così la personale sfera emotiva o la soglia di reazione a stimoli dolorifici o il sistema immunologico ed endocrino. Esiste un ritmo nictemerale delle b-endorfine plasmatiche con picco alle ore 6 del mattino e punto più basso alle 24 . I valori delle b-endorfine plasmatiche in condizioni basali oscillano tra 10 e 60 pg/ml. Dati della letteratura hanno documentato un innalzamento del livello delle b-endorfine plasmatiche in seguito allo stress termico conseguente alla fangoterapia in ambiente termale. È stata inoltre dimostrata una relazione tra la riduzione del sintomo "dolore" in tali pazienti con l’incremento delle b-endorfine dopo il trattamento fango-balneoterapico. Pertanto la fangobalneoterapia sembra determinare la produzione di alcune sostanze, quali le b-endorfine, che presentano strette correlazioni sia con il sistema immunitario, che con il sistema endocrino. Si confermano quindi ulteriori correlazioni tra terapie termali, in particolare fangobalneoterapia, con il sistema psico-neuro-immunologico.

Effetti di acque ricche in selenio sui radicali liberi
Sono stati recentemente effettuati studi che hanno dimostrato l’effetto di acque termali sul danno da radicali liberi. Uno studio effettuato "in vitro" su colture cellulari di fibroblasti, ha comparato gli effetti dell’acqua termale ricca in selenio, di acqua demineralizzata e di acqua demineralizzata con aggiunta di selenio. È stato dimostrato che la mortalità dei fibroblasti sottoposti ad uno stress ossidativo da radiazione UVB era significativamente ridotta quando l’acqua termale era aggiunta al mezzo di cultura in confronto alle altre due situazioni di controllo. Un’altro studio ha invece valutato la capacità protettiva dell’acqua termale ricca in selenio sulla perossidazione dei lipidi e la carcinogenesi cutanea indotta da radiazione UVB. Questo studio, effettuato in vivo su topi nudi soggetti ad irradiazione protratta di UBV per 25 settimane, ha valutato lo sviluppo di tumori cutanei e analizzato campioni cutanei prelevati da tre gruppi di topi: uno trattato con una crema a base di acqua termale, uno con una crema contenente acqua demineralizzata eun terzo gruppo senza trattamento. È stata dimostrata una significativa riduzione sulla comparsa di tumori cutanei UVB indotti, una riduzione della perossidazione dei lipidi di membrana e un aumento dell’attività dell’enzima glutation perossidasi selenio dipendente nel gruppo trattato con la crema ad alto contenuto di acqua termale. Questi due studi dimostrerebbero pertanto che gli oligo-elementi selenio e zinco, contenuti in alta concentrazione in questa acqua minerale, sono efficaci nel rinforzare il sistema difensivo cutaneo contro il danno da radicali liberi, sia in vitro su fibroblasti umani, che in vivo, su cute di topo.

Effetti clinici dermo-cosmetologici
È nota da tempo l’azione detergente, antiflogistica, decongestionante, cheratoplastica, sedativa del prurito di alcune acque e fanghi termali. È noto che l’immersione in acqua termale, oltre ai benefici effetti indotti dai singoli costituenti delle acque, determini delle modificazioni considerevoli a carico della risposta cardiovascolare e renale. Infatti esiste uno studio che ha dimostrato come l’immersione per due ore in acqua termale a 35° C un incremento della gittata cardiaca, con un incremento dell’escrezione urinaria e dell’escrezione di sodio e potassio. Nel meccanismo di azione dei fanghi un ruolo importante è sostenuto dall’apporto di calore e dalla conseguente profusa sudorazione. Dopo fangoterapia, si realizza una intensa iperemia cutanea seguita da cospicua sudorazione che provoca una fugace diminuzione della quota idrica circolante. Ne consegue il richiamo nel torrente circolatorio di liquido interstiziale da più distretti, in prevalenza dai muscoli e dalla cute. Durante la sudorazione conseguente a fangatura sono eliminati soprattutto sodio, cloro, potassio ed urea. Le modificazioni elettrolitiche provocate dalla sudorazione termale in ambiente termale attivano l’emuntorio cutaneo, che è di norma scarsamente utilizzato, determinando lo spostamento di importanti masse idriche tra i compartimenti intra ed extracellulari. Un aumento dei movimenti dell’acqua e dei sali (K, Na, Cl) a livello delle membrane cellulari sarebbe in grado di attivare gli scambi metabolici tra i vari compartimenti esistenti all’interno dell’organismo (cellule, spazi interstiziali, sangue) e di accelerare l’eliminazione dei diversi cataboliti. Per tale motivo le cure termali sono utilizzate per la terapia o per il supporto terapeutico di numerose affezioni cutanee: dermatiti da contatto, seborrea, dermatite seborroica, sebopsoriasi, psoriasi, ittiosi, cellulite, guarigione delle ferite.

 

Una delle località più rinomate per il trattamento della psoriasi è sicuramente il Mar Morto, in Israele. Il Mar Morto è un lago salato, la cui acqua ha un elevatissimo contenuto in sali (320g/l), tra cui: KCl, MgCl2, CaCl2 e NaCl. L’immersione in queste acque determina tre tipi di stimolazione: termica meccanica e chimica. La stimolazione termica provoca vasodilatazione, aumenta la circolazione sanguigna, diminuisce la pressione arteriosa. La stimolazione meccanica induce la perdita di peso corporeo e aumenta il ritorno venoso al cuore, il ritmo e il respiro cardiaco accelerano. La stimolazione chimica è in relazione ai diversi componenti minerali dell’acqua (29,30,31). Uno dei componenti più importanti nel Mar Morto è il magnesio. Questo elemento è un fattore limitante l’attivazione di adenil-ciclasi nell’epidermide e conseguentemente la produzione di AMP ciclico. Lo sbilanciamento tra AMP ciclico, che decresce e GMP ciclico, che aumenta, è stato individuato come una causa dell’eccessiva proliferazione che si verifica nella psoriasi . Inoltre il magnesio inibisce la sintesi delle poliamine che sono implicate nella patogenesi della psoriasi. Recentemente è stato dimostrato anche che il magnesio ha un effetto anticarcinogenetico, e che i tessuti ricchi in magnesio hanno un minor rischio di sviluppare una neoplasia . Un altro fondamentale costituente del Mar Morto è il Fango Nero (ricco in sostanze organiche. Il potere di questo fango che è dovuto oltre (all’alto contenuto di sali minerali alla sua abilità a trattenere calore per molte ore termopessia), stimolando la circolazione, è stato utilizzato con successo nell’artrite psoriasica . La terapia termale nel Mar Morto è di solito associata all’irradiazione ultravioletta. Per le particolari condizioni atmosferiche della regione ( la regione è situata sotto il livello del mare e la radiazione ultravioletta è attenuata dai 400 m di atmosfera che deve attraversare in più oltre che per il vapore che sovrasta tutta la zona) i pazienti possono sottoporsi ad irradiazioni ultraviolette per periodi più lunghi.

 

Alcuni effetti biologici (specificamente immunologici) sulla cute delle acque termali e della fangoterapia sono stati sufficientemente accertati. Mancano però tuttora ricerche in doppio cieco e multicentriche che permettano di considerare meno aneddotici i risultati clinici ottenuti in ambito dermatologico-termale. La crenologia più studiata è quella riferita all’uso delle acque sulfuree. Remotissima è l’origine della pratica crenoterapica, conseguente al bisogno perpetuo dell’uomo di rinvalidarsi e al concetto della sacralità delle acque coeva all’intuizione del divino. In questo ambito lo zolfo acquisì subito una identità speciale, particolarmente caricata di valenze taumaturgiche e di relazioni con la divinità: la prima testimonianza archeologica di bagni (sulfurei) ipertermali è databile, infatti già all’età del rame, intorno alla metà del II millennio, nella regione laziale. Dello zolfo si apprezzò l’azione eutrofica sulla cute, gli effetti antalgici su alcune affezioni dell’apparato locomotore, l’azione antiinfettiva e guaritrice sulle piaghe torpide ed infette, per cui, secondo i racconti di Plinio, era fatto obbligo ai legionari di fare bagni sulfurei al ritorno dalle campagne, soggiornando presso le terme per periodi non inferiori ai quindici giorni. Per le virtù salutari le acque sulfuree furono nominate "Sanctissimae", e tanto credito indusse Nerone a far convogliare le Acque Albulae per dotarne la sua Domus Area. Già da allora fu osservato l’effetto curativo delle emanazioni e dei vapori spontanei solfurei per l’apparato respiratorio, per cui Galeno definiva "bagno polmonare" il soggiorno nelle grotte con vapori solfurei.

 

Un’altra patologia che può essere trattata con i mezzi termali è la cosiddetta cellulite, che presenta una alterazione a livello dei meccanismi omeostatici idro-elettolitici, con conseguente ristagno idrico ed edema nelle fasi più iniziali. Una delle affezioni che più frequentemente e con notevole successo è stata trattata con la terapia termale è rappresentata dalla psoriasi. È noto come questa affezione risulti poco responsiva anche alle terapie più specifiche e più innovative, che d’altra parte non sono mai prive di effetti collaterali: PUVA e carcinogenesi, ciclosporina e danni renali, cortisonici e Cushing o strie cutanee o effetti rebound, catrami vegetali e rischi di fotosensibilizzazione. Pertanto un metodo complementare, di supporto alle terapie farmacologiche, può essere un valido ausilio per il paziente, consentendo interruzioni più o meno lunghe delle comuni pratiche terapeutiche.

Da alcuni anni presso alcuni stabilimenti termali in Italia si sta utilizzando un trattamento combinato per la cura della psoriasi: terapia termale (balneoterapia) associata ad esposizione a raggi UVB (balneo-fototerapia). Tale terapia porta ad un notevole miglioramento dell’obiettività cutanea fino alla scomparsa delle lesioni eritemato-desquamative. I risultati dopo tale terapia combinata sono superiori a quelli riscontrati in seguito alla sola balneoterapia o alla sola fototerapia, indicando così la presenza di un sinergismo tra terapia termale e fototerapia selettiva.

Anche la balneoterapia con acqua ricca in selenio sembra essere efficace nel trattamento della psoriasi. Infatti nei pazienti psoriasici è presente un ridotto livello di selenio plasmatico e sembra che attraverso la balneoterapia in acqua ricca di tale oligo-elemento esso sarebbe in grado di penetrare nella pelle psoriasica modulando l’infiltrato cellulare e la produzione dei leucotrieni esercitando un effetto anti-infiammatorio.

 

Studi effettuati da Agostini et al. hanno dimostrato l’influenza che la balneoterapia esercita su alcune funzioni e struttura della cute di pazienti affetti da eczema. Le prove di funzionalità epicutane eseguite sono state: la termometria, la valutazione del pH cutaneo, le prove di neutralizzazione antiacida e di resistenza agli alcali, il viraggio del giallo di nitrazina e la conduttività cutanea galvanica. In tutti i casi esaminati gli Autori hanno messo in evidenza una regolarizzazione dei parametri esaminati, con conseguente regolarizzazione del mantello idro-lipidico cutaneo, che si accompagnava con il miglioramento clinico delle affezioni cutanee.

 

In conclusione, pur non potendo ovviamente pensare di sostituire ogni terapia farmacologica con quella termale, si può fondatamente affermare che quest’ultima può rappresentare un valido contributo terapeutico in numerose affezioni dermatologiche, tanto da rendere auspicabile un approfondimento della ricerca in tale specifico settore. A tale proposito è stata recentemente fondata nell’ambito della Società Italiana di Dermatologia e Venereologia una sezione specifica denominata GIDET (Gruppo Italiano di Dermatologia Termale). Tale Gruppo, costituito da un coordinatore rappresentato dal Prof. Torello Lotti e da un Consiglio raprresentato dal Prof. Mario Cristofolini, dal Dr. Mario Delfino, dalla Dott.ssa Ilaria Ghersetich, dal Prof. Marcello Monti e dal Prof. Giuseppe Monfrecola, si propone di promuovere e controllare la ricerca dermatologica nelle diverse stazioni termali italiane e di sviluppare riunioni scientifiche e congressi specifici nel settore.

Medicine Naturali
Con il termine di Medicine Naturali o Medicine Complementari o non Convenzionali si fa riferimento ad “un ampio gruppo di sistemi di cura della salute, di diagnosi e di terapia diversi da quelli normalmente inclusi nel sistema sanitario ufficiale. Abbiamo maturato alcune interessanti esperienze pratiche in Medicina Tradizionale Cinese (MTC), fitoterapia ed omeopatia. Il nostro principale interesse riguarda senza dubbio l’agopuntura[4], millenaria pratica tradizionale cinese, la cui origine è avvolta nel mistero[**] e sul cui meccanismo d’azione si raccolgono dati sempre più numerosi ed interessanti[5] [6] [7] [8] [9] [10] [11]. Va detto che concordiamo con alcuni AA i quali affermano che, in campo dermatologico, l’agopuntura ha doto prove di efficacia e di efficienza superiori a quelle di altre terapie non convenzionali, soprattutto in corso di prurito essenziale, uremico, colestatico e nel dolore associato allo zooster[12] [13].

 

Il nostro primo studio ha riguardato l’integrazione fra isotretinoina topica ed agopuntura in corso di discheratosi a diversa etiologia. Lo studio, osservazionale, ha dimostrato che la combinazione è efficace in tempi relativamente brevi in corso di iperplasia nevoide familiare, malattia di Darier e granuloma anulare ulcerato[14]. Nel 1999 abbiamo dimostrato che l’agopuntura, unitamente a terapie convenzionali farmacologiche e a psicoterapia, è utile nel trattamento di forme pruriginose dei genitali esterni[15]. In tempi più recenti abbiamo trattato, combinando acyclovir 5 mg/kg tre volte al dì ed agopuntura somatica giornaliera, numerosi casi di zoster esteso o in pazienti immunocompromessi, ottenendo una rapida risoluzione della affezione ed una bassa incidenza di dolore nevralgico persistente[16]. Abbiamo anche potuto segnalare che la combinazione fra agopuntura e vitamina A acida (acido retinico) per uso topico, svolge un’azione sinergica considerevole nell’invecchiamento cutaneo [17]. Va aggiunto che alcune nostre osservazioni rivelano l’azione favorevole dell’agopuntura e del cosiddetto massaggio tuina nel corso di comuni inestetismi (rughe, idrolipopessia)[18] e possono utilmente integrarsi con altri trattamenti convenzionali (dieta, attività fisica, presso terapia, mesoterapia, filling, ecc.) nelle gestione di tali estesopatie. Questi dati ci confortano circa l’utilità pratica, in termini di economicità ed efficacia, della combinazione fra agopuntura e terapie convenzionali in campo dermatologico.

 

La strada imboccata a partire dal XIX secolo dalla Medicina Tradizionale Cinese è stata quella di tentare una integrazione fra i presupposti tradizionali e la Medicina Scientifica Moderna. I primi tentativi di unire le basi teorico-pratiche della medicina occidentale e orientale risalgono alla fine del 1800. Ricordiamo i testi: I Cinque Tipi di Libri che Uniscono la Medicina Cinese e la Medicina Occidentale di Tang Zonghai (1862 - 1918), il Trattato sulla Illustrazione degli Organi Interni nella Medicina Cinese e nella Medicina Occidentale di Zhu Peiwen (circa 1850), le Dissertazioni di Medicina Tradizionale Cinese e Occidentale Combinate di Zhang Xichun (1860 - 1933) [19]. Lo sforzo é notevole, data la grande diversità delle basi teoriche, ma la condotta intrapresa é irrinunciabile e la sola che garantisca sicuro successo e miglioramento generale in campo medico. Questa integrazione pone al riparo sia dagli atteggiamenti fideistici di chi vede nella Medicina Cinese una risposta a tutti i mali, ma anche nei confronti di chi afferma che solo la Biomedicina a risposte terapeutiche certe ed affidabili[20]. Occorre poi non commettere l’errore di rinunciare al corpus teoretico cinese per sostituirlo con teorie scientifiche che non ci sono ancora. Una terapia di questo tipo non può scaturire da una diagnosi appropriata e da schemi terapeutici efficienti[21]. In attesa di nuove letture sulla Medicina Cinese, in grado di spiegare in termini molecolari l’azione degli aghi, continueremo ad usare i classici che ci garantiscono una corretta applicazione e a tentare strategie d’integrazione che, in forma indiretta, ci aiutano a creare una migliore comprensione e, soprattutto, una visione medica più intelligente ed allargata[22].

 

Per quanto attiene alla fitoterapia abbiamo condotto ricerche in campo topico che ci hanno consegnato risultati interessanti. L’ultima, in ordine di tempo, ha riguardato l’impiego di una crema in veicolo evanescente, efficace come antiflogistico in varie dermopatie croniche e che ben si attagli ad integrazioni generali di tipo farmacologico[23]. Nel campo dell’omeopatia abbiamo verificato l’azione favorevole dei rimedi classici in forme di verruche ricorrenti dopo terapia topica farmacologica, fisica (crioterapia) o demolitiva (courettage e diatermia). Risultati utili si ottengono a patto di impiegare rimedi diversi in rapporto all’aspetto ed alla sede[24] [25]:
 

Aspetto Rimedio
Piatte e lisce Dulcamara 9 CH
Gialle, fissurate, dolorose, peduncolate Nitricum acidum 9 CH
Di colorito carneo, a tipo callo o fittone Antimonium crudum
A cavolfiore Saphysagria
Bluastre o rosso congeste, sfrangiate, mollicce, di grosse dimensioni Thuya


Infine due parole sulla fitoterapia. Ci ha sempre colpito il ripetersi, nelle pubblicità di cosmetici, di riferimenti al pregio di prodotti vegetali o vagamente "naturali" ("dal cactus una nuova arma contro l’obesità"), o, qualche volta, alle alghe marine. Le asserzioni sono arbitrarie, in armonia con il successo dell’erboristeria, un tremendo business parallelo che sembra negare tutto il percorso della scienza negli ultimi due secoli, dopo che il metodo galileiano si è affermato imponendo la verifica statistica di ogni credenza tradizionale[26]. È vero che nelle piante esistono sostanze farmacologiche, ma ben altra valenza è isolare un principio attivo che vi è contenuto, dosarlo, studiarne azioni ed effetti collaterali e stabilirne la posologia ideale in milligrammi per ciascuna indicazione. Una cosa è un grossolano estratto o tintura dall’azione incerta e variabile volta per volta, ben diversa cosa una molecola ben identificata e studiata. Questa fiducia nella natura, spinta all’eccesso, rifiutando progressi e tornando a un empirismo primitivo, è curiosa, visto che proprio molte piante sono velenose, come certi funghi – amanite scambiate per prataioli –, la cicuta adottata nel secolo aureo della Grecia classica per condannati di rango, o le stesse piante medicinali più note, armi efficaci ma a doppio taglio proprio in quanto contengono sostanze attive: la digitale e la convallaria, cardiotonici ma anche veleni di cui muore ogni tanto qualcuno scambiandole per un’insalatina, o la belladonna, impiegata come antispastico viscerale prima in tintura poi nel suo principio derivato – atropina – (del resto atropa belladonna proprio per la pericolosità prende il nome da Atropos, la regina delle Parche, dea della morte). Il principio attivo fu poi modificato in laboratorio così da ridurre al massimo gli effetti collaterali e perfezionarne la selettività, fino ai derivati antispastici più evoluti.

 

Ė facile tentazione attribuire la credulità nelle piante al nostro ancestrale passato di scimmie arboricole[27]. I prodotti vegetali solleticano comunque il sentimento arcadico che è in molti, il desiderio di boschi e ambiente incontaminato, il senso del Paradiso Terrestre, presente più o meno in tutte le mitologie, da quella biblica a quella greca, con le sue storie e immagini di ninfe e satiri e il dio Pan a presiedere; quel sentimento che permea la pittura di Giorgione e della sua cerchia nel primo Cinquecento e, più tardi, a cavallo del Sei-Settecento, anima il movimento culturale dell’Arcadia, con un equivalente nei dipinti di Zuccarelli e di altri veneziani. Il ricorso storico culturale nel mondo di oggi, in un risvolto pragmatico e commerciale adeguato al momento, potrebbe assumere questo significato: erboristeria come (svilita) espressione arcadica, versione contemporanea, prosaica, del mito dell’Eden. Quanto alle alghe, deve esserci qualcosa di altrettanto attraente nel mare, per il suo connotato salubre e ristoratore o semplicemente perché evoca il gradimento che specialmente le donne provano all’idea di vacanza, di riposo, di sabbia finissima, di acque coralline verde-azzurro, di Caraibi[28]. Per simpatico e piacevole che sia il trasferimento in un mondo poetico, occorre individuare quando questa suggestione è impiegata per imbrogliarci. Chiunque abbia una nozione di chimica può comprendere che gli stessi prodotti cosiddetti di erboristeria si servono delle tecnologie chimiche e di laboratorio moderne per le formulazioni utilizzate, e che il concetto di prodotto "naturale" applicato alla cosmetica e alla tecnica farmaceutica, è una trovata commerciale[29]. Sono stati segnalati anche effetti molto severi, soprattutto con piante cinesi, come sindrome orticaria-angioedema, sindrome di Sweet, sindrome di Stevens-Jhonson, lesioni pre e cancerose tegumentarie[30] [31]. Tuttavia va detto che questo non si deve ad una particolare ed intrinseca pericolosità dei prodotti erboristici cinesi, ma piuttosto ad uno uso sconsiderato ed improprio degli stessi[32]. Un esempio ci è offerto dal Ginseng, trincio dotato di spiccata azione antiradicalica e ristrutturante che, se usato per lungo tempo o associato ad antiaggreganti, può indurre gravi fenomeni emorragici o che, impiegato in soggetti atopici, è in grado di determinare orticarie papulose con quadri similvasculitici molto tenaci[33].

 

Esistono regole generali per non cadere nelle trappole “pubblicitarie” ed “imbonitorie” che riguardano, nella sua totalità, la fitoterapia e vanno applicate anche alla fitocosmetologia[34] [35] [36]:

- Non raccogliere a scopo alimentare o medicamentoso piante spontaneee in luoghi prossimi a vie di comunicazione, scarichi o allevamenti di animali.
- Acquista le droghe vegetali in erboristeria per i prodotti erboristici, ed in farmacia per i prodotti farmaceutici.
- Conservale per un periodo comunque non superiore a 6 mesi
- A scopo terapeutico, utilizza estratti qualitativamente controllati, sicuri, titolati e standardizzati in principi attivi.
- Conserva le erbe ed i prodotti in un luogo fresco ed asciutto, al riparo da fonti di calore, al riparo dalla luce.
- Tienili fuori dalla portata dei bambini
- Per consigli di ordine curativo rivolgiti sempre al tuo medico di medicina generale o ad un medico esperto di fitoterapia
- Ricorda che l’automedicazione può essere attuata solo in casi di banale entità e per pochi giorni, per eventuali altri necessità rivolgiti sempre ad un medico.
- Non usare erbe o derivati in gravidanza né durante l’allattamento
- Per l’insorgenza di eventuali reazioni avverse, anche solo sospette, rivolgiti al tuo medico di medicina generale, il quale può segnalarle nelle moda previste.
 

Numerose piante, soprattutto per uso topico, possono essere utili in campo dermocosmetologico, a patto che i prodotti siano ben selezionati e le prescrizioni operate con cognizione di causa[37] [38] [39]. Molte piante ricche di mucillagini in opportune emulsioni sono in grado di produrre, ad esempio, una significativa azione emolliente e lenire la cute secca, xerotica o alipidica. Va qui precisato che, grossolanamente, un emolliente funziona riempiendo gli spazi liberi tra le cellule di superficie della nostra pelle fornendo quindi un’immediata protezione e dando un immediato senso di benessere: quando la pelle è molto secca, le sostanze nocive che provengono dall’esterno riescono a raggiungere gli strati più profondi dell’epidermide ed ad irritare le terminazioni nervose libere provocando sensazioni spiacevoli di bruciore e di prurito. Per ripristinare o mantenere la giusta quota di acqua occorre utilizzare sostanze capaci di diminuire l’evaporazione d’acqua attraverso la pelle oppure applicare sostanze capaci di assorbire o di trattenere acqua dall’ambiente esterno.

Quali sono allora le sostanze emollienti? Esistono due tipi principali di emollienti: passivi ed attivi. Gli emollienti passivi sono rappresentati dagli unguenti, come la lanolina, la vaselina gli oli minerali, gli oli vegetali e il silicone, che agiscono occludendo la superficie cutanea ed impedendo pertanto la perdita di acqua transcutanea. Gli emollienti attivi si dividono invece in due sottoclassi. I primi sono quelli ad azione igroscopica, come la glicerina, il sorbitolo ed il propilen glicole, che sanno catturare l’acqua dall’ambiente esterno oltre che trattenere quella cutanea e la quota di acqua contenuta in un’emulsione. I secondi, la classe dei cosiddetti emollienti attivi, come l’urea e gli alfa-idrossi-acidi, agiscono invece mediante l’interazione chimica tra l’acqua e le proteine di membrana.

 

Pertanto non in tutti i casi sono utili gli emollienti vegetali che, inoltre, possono indurre reazioni avverse (irritative, urticate ed eczematose) in soggetti atopici o con ipersensibilità verso le Compositae[40] [41]. Una nostra recente ricerca ha dimostrato che un topico a base di vari fitocomplessi in formulazione ipoallergenica evanescente, svolge un’azione levigane, antinfiammatoria e restitituva, utile in corso di alipidosi iatrogena, asculopatica o senile[42].

I fitocomplessi presenti sono: Prunus dulcis, Borrago officinalis, Aloe barbadensis (o Aloe delle Babados). Esaminiamo, brevemente, le note farmacologiche reative all’uso locale di tali piante medicinali[43]:


- Prunus dulcis, ricco in idrocarburi monoterpenici con azione regolarizzante il microcircolo. Inoltre contiene favonoidi (come il picnogenolo) con azione antiflogistica pronta data l’elevata idrosolubilità. Come dimostrato fin dagli anni ’80, i flavonoidi incrementano i livelli di elastina e quindi l’elasticità tegumentaria. Altre ricerche condotte nell’ultimo decennio, dimostrano che i polifenoli bioflavonoidi proteggano, con azione proporzionale alla concentrazione, da danni diretti e da accumulo radicali legati alla irradiazione UV.

- Borrago officinalis, contiene antociani, mucillageni, tannini, allantoina e sali minerali. L’azione coibente delle mucillagini e quella diaforetica dei principi aromatici rende il fitocomplesso (composto da fiori e pianta) molto idratante. Un’azione antissoditante e capillaro-protettrice è riconosciuta agli antociani, mentre l’alto contenuto di acidi grassi poliinsaturi, induce azione antinfiammatoria ed epitelioprotettiva.

- Aloe barbadensis, si definisce Aloe vera ed è impiegata esclusivamente in cosmetica. Si prepara eliminando i prodotti antracecinici dall’Aloe delle Barbados. È una soluzione densa, colloidale ed idrofila, ricca in mucopolisaccaridi, con dimostrata azione emolliente. La ricchezza in potassio ne induce azione sui periciti dei manicotti pericapillari. Svolge anche azione antisettica su Gram + e Gram – e pertanto riduce la necessità d’impiego di conservanti ed additivi che, molto spesso, creano problemi topici di sensibilizzazione.

Più recentemente[44] ci siamo occupati di piante ad azione topica depigmentante. L’aspetto più interessante della nostra ricerca è quello relativo al potenziamento sull’acido ascorbico legato a gruppi etilici (al fine di aumentarne la stabilità), ed alcune piante come Glycyrriza glabra (vedi Foto 1) e Zinziber aromaticus (vedi Foto 2). Una nostra ricerca sull’argomento è in corso di pubblicazione[45] e conferma studi molto positivi e recenti[46].


 

Foto 1: Radici di Glycyrriza glabra

Foto 2: Zingiber aromaticus



A cura di

Carlo Di Stanislao & Tiziana D’Onorio
 

Indirizzo per chiarimenti
Carlo Di Stanislao
E-mail: dermoaq@libero.it
 

Note
[*] Relazione presentata al 3° Congresso sulla Medicina Termale Organizzato dall’Ordine dei Medici di Rieti, Fonti Termali di Ctilia (RI), 10 luglio 2004. Evento Accreditato ECM.
[**] Le origini storiche delle tecniche proprie della Medicina Tradizionale Cinese (MTC) e dei suoi contenuti fisioterapici e ginnico-kinesiterapici sono ammantate da leggende. Recenti reperti archeologici nelle grotte di Chukutien, abitate dall’ "uomo di Pechino" hanno permesso di portare alla luce pietre aguzze o pietre Bian che gli studiosi oggi tendono a classificare come primitivi puntiformi cutistimolatori. Queste grotte furono abitate per centinaia di migliaia di anni nella preistoria, forse l’Agopuntura originò da rituali tribali preistorici e forse fu una evoluzione di tecniche prano-massoterapiche. Una leggenda narra che migliaia di anni ( 12.000 aC ?)fa arrivò in Cina una razza di uomini alti, molto evoluti ed abbigliati con " abiti luccicanti ". I nativi li chiamarono " Figli della Luce riflessa" o Fuang Zu. Costoro insegnarono ai capi ed agli stregoni le nozioni della loro civiltà più evoluta. Queste nozioni furono tramandate oralmente di generazione in generazione. Per esigenze mnemmoniche la trasmissione orale dovette essere inserita in una ritualità rigida scandita da rime e ritmi. Si venne così formando la Tradizione ( Chuan Tong) , essa fu il seme da cui sbocciò la Civiltà Estremo-Orientale. I Figli della Luce Riflessa Fuang Zu insegnarono, tra l’altro, anche le "Arti della Salute" denominate "gli Otto Fili del Broccato" o Ba Chin Xien. Gli insegnamenti dei Fuang Zu nell’etnia paleosinense furono tramandati non solo oralmente, ma anche esotericamente. Ciò era dovuto alla necessità di riservare le conoscenze solo ad iniziati che se ne dimostrassero degni. Questi erano detti "Eletti" ed usavano un codice formato da un linguaggio volutamente oscuro, sapienziale, simbolico, allusivo. Questo codice fu ulteriormente celato entro una cifratura numerologica detta Sacra. L’aura di sacralità compenetra tutte le derivazioni dagli antichi insegnamenti. Nella Tradizione cinese codice e cifratura sono stati sempre conservati, anche dopo la scoperta della scrittura, anche ai nostri tempi nei moderni Atenei ed Ospedali. Autori moderni, (Chan Kam Lee e Chee Soo) collocano l’arrivo in Cina dei Figli della Luce Riflessa nel 12.000 aC. I loro insegnamenti sugli "Otto Fili del Broccato" sono tuttora custoditi e tramandati da gruppi elitari denominati " associazioni" o "sette" o "famiglie" . Queste associazioni operano e studiano, in silenzio e nella massima discrezione, in Cina, in Giappone, negli Usa ed in Inghilterra. Recentemente è stata scoperta la mummia di un europeo biondo nello Xinijiang cinese, si suppone che appartenesse ad una spedizione europea (Cro Magnon ?) che portò in Asia, tra le altre nozioni, anche la scoperta della ruota. Questo reperto archeologico avvalorerebbe la leggenda dei Fuang Zu. Nelle isole Canarie gli abitanti primitivi erano uomini alti e biondi , come si desume dalle mummie conservate nel museo di Tenerife. Alcuni studiosi li farebbero risalire ai Cro Magnon. Altre affascinanti ipotesi sono derivate dalla scoperta della "mummia di Similaun". Il corpo mummificato restituito dal ghiacciaio al confine italoaustriaco porta evidenti segni di tatuaggi, forse ottenuti mediante l’infissione della cute con un oggetto puntuto con inserimento di sostanze medicamentose che poi venivano bruciate. La ferita nel processo di cicatrizzazione inglobava i residui delle erbe combuste originando una specie di tatuaggio. Un’altra teoria fa risalire le scoperte della MTC nella mitica dinastia XIA ( 21° secolo-16° secolo aC?). In questo periodo si collocano i mitici primi Augusti Imperatori, tre i quali Huang Di, padre della medicina e Shen Nong, padre della Farmacologia. La storia cronologica della Cina desunta dai primi documenti scritti inizia solo nella successiva dinastia Shang o Yin ( 16°secolo-11° secolo aC). In questa epoca sono reperibili anche i primi abbozzi di teorie mediche. Nell’evoluzione storica del pensiero scientifico noi occidentali preferimmo e preferiamo l’uso della logica, dell’analisi matematica e del pensiero razionale espresso con un linguaggio preciso. Da Caspani F.: http://www.agopunturaoggi.com/, 2003.

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